Quando per salvare anche una sola vita si richiamano alla base centinaia di migliaia di veicoli. Capita, alle volte. Ma il volume di veicoli coinvolti dal maxi richiamo, a questo giro, fa ancor più impressione: 67 milioni, fanno più dell'intera popolazione dell'Italia. E allora il costruttore non ci sta, rifiuta le responsabilità. Ne nasce un caso giudiziario, col consumatore che assiste passivo e non capisce più chi ha torto e chi ha ragione. Ed entra in ansia.
Airbag difettosi, scoppia un nuovo caso
SE CI SCAPPA IL MORTO Al centro del caso che sta infiammando le cronache automobilistiche statunitensi è proprio il sistema di sicurezza passiva per definizione, cioè l'airbag. Il produttore incriminato è ARC Automotive Inc., colosso del settore con sede nel Tennessee. A seguito di segnalazioni secondo cui i dispositivi di gonfiaggio degli airbag potrebbero esplodere, un difetto che secondo le perizie avrebbe già provocato due morti, una in USA ed una in Canada, la National Highway Transportation and Safety Administration (NHTSA) richiede ad ARC Automotive di richiamare 67 milioni di veicoli. Risposta negativa.
UN CASO ESPLOSIVO Ricostruiamo la vicenda affidandoci ad un articolo del magazine CarBuzz. Che riporta stralci della lettera di recente pubblicata dalla NHTSA sul suo sito web ufficiale: ''L'agenzia sostiene che i detriti di saldatura del processo di produzione possono bloccare un 'orifizio di uscita per il gas che viene rilasciato per riempire l'airbag in caso di incidente. Qualsiasi blocco può causare pressione nel gonfiatore, facendolo saltare in aria e scagliando frammenti di metallo''. La NHTSA pubblica anche una video demo.
TAKATA DOCET Se vi suona familiare, avete un'ottima memoria. Perché il difetto attribuito agli airbag di ARC Automotive è esattamente lo stesso che costrinse la giapponese Takata, nel 2015, al più grande richiamo di veicoli nella storia automobilistica. Takata, nel 2017, ha dichiarato bancarotta. ARC, di fare la fine di Takata, non ha alcuna intenzione.
LA DIFESA La società ha sin qui rifiutato di soddisfare la richiesta dei federali sostenendo che non esistono prove sufficienti di un effettivo difetto. In particolare il vicepresidente di ARC, Steve Gold, sostiene che la posizione dell'NHTSA non si basa su dati oggettivi tecnici o ingegneristici, ''ma piuttosto su dichiarazioni sull'ipotetico blocco dell'orifizio di gonfiaggio dovuto a scorie di saldatura''. Cioè a detriti che, secondo Gold, devono ancora essere confermati come reale causa delle sette rotture segnalate del gonfiatore registrate negli Stati Uniti. La società afferma inoltre che si sono verificate solo cinque rotture. Che tutto ciò, in definitiva, ''non supporta la conclusione che esista un difetto sistemico e prevalente''.
TO BE CONTINUED Gold aggiunge che i richiami devono essere effettuati dalle Case auto, non da fornitori come ARC. In breve, che la richiesta di richiamo dell'NHTSA non è di sua competenza. General Motors ha già emesso un proprio richiamo. Finora, ad essere interessati sono stati esemplari 2014-2017 dei SUV Buick Enclave, Chevrolet Traverse e GMC Acadia. L'NHTSA terrà prossimamente un'udienza pubblica che potrebbe portare a un richiamo forzato. Comunque vada a finire, non esattamente la favola della buonanotte.
Fonte: CarBuzz