Marelli è intenzionata lo stabilimento di Crevalcore, in provincia di Bologna, che produce componenti per motori a combustione interna: un business diventato “insostenibile” a causa del passaggio alla mobilità elettrica. La pronta mobilitazione di lavoratori e sindacati, che hanno indetto uno sciopero per il 22 settembre, ha indotto la proprietà ad attendere l'incontro con il governo, prima di procedere. L'appuntamento che i 229 lavoratori della Marelli di Crevalcore attendono è dunque fissato il 3 ottobre, che coincide con la decorrenza della procedura di chiusura dello stabilimento. E mentre ancora le ombre di una possibile cessazione delle attività non si sono ancora dissipate, i lavoratori si sono mobilitati con un presidio permanente davanti alla fabbrica.
LA CRISI DI CREVALCORE Lo stabilimento di Crevalcore è specializzato nella produzione di componenti in plastica e lavora componenti in alluminio per motori tradizionali. A causa della ''mancanza di nuovi affari dovuta alla riduzione degli investimenti da parte degli operatori automobilistici nei motori a combustione interna'', nonché dell'aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia, volumi e ricavi dello stabilimento in provincia di Bologna sarebbero destinati a diminuire ulteriormente nei prossimi anni, portando il tasso di utilizzo della capacità a non più del 30%.
Marelli chiude il sito di Crevalcore (Bologna)
PAROLA D'ORDINE: ESTERNALIZZARE Per far fronte a una situazione che Marelli giudicava insostenibile - in disaccordo coi sindacati - l'azienda aveva dichiarato di voler spostare la produzione di componenti in plastica in un altro suo stabilimento in Puglia, in provincia di Bari, mentre la produzione di alluminio, secondo i piani, sarebbe destinata a venire esternalizzata.
LA SFIDA DELL'ELETTRIFICAZIONE Marelli, di proprietà del fondo di investimento americano KKR, è stata creata nel 2019 dopo che Fiat Chrysler, ora parte di Stellantis, ha venduto la sua unità di ricambi per automobili Magneti Marelli. L’azienda ha affermato che sta collaborando con sindacati e istituzioni per ridurre al minimo l’impatto sui lavoratori interessati. I sindacati, che martedì hanno incontrato l'azienda, hanno affermato in un comunicato separato che seguiranno molte altre chiusure se il governo italiano non supporterà una tempestiva trasformazione degli impianti ancora legati alla tecnologia dei motori a combustione interna.