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Crisi in Medio Oriente

Mar Rosso: Tesla ferma Berlino, Volvo ferma sito belga. Effetto domino?


Avatar di Tommaso Marcoli, il 12/01/24

11 mesi fa - Tesla la prima Casa a sospendere la produzione, ma non sarà l'unica

Mar Rosso, Tesla e Volvo stop a produzione in Ue. Ora che accade?
Tesla il primo Costruttore a sospendere la produzione, ma non sarà l'unico. Torna l'incubo di una crisi delle componenti dalla Cina

Il 2024 è iniziato nello stesso modo in cui è finito il 2023. Incertezze geopolitiche e un grande senso di insicurezza che si concentra particolarmente attorno all'Europa e al suo tessuto produttivo, fortemente intrecciato con le rotte di commercio che da Occidente portano a Oriente (e soprattutto, viceversa). Ultimo colpo di scena è stato il violento attacco che la coalizione a guida USA ha sferrato nel Mar Rosso ai ribelli yemeniti Houthi, sostenuti dall'Iran. Proprio a seguito del continuo inasprirsi delle vicende militari nell'area, Tesla annunciava l'11 gennaio la sospensione della produzione di automobili presso la sua fabbrica di Grünheide, vicino a Berlino, per due settimane. Lo stop durerà, in particolare, dal 29 gennaio all'11 febbraio. Dopo Tesla, a stretto giro di posta tocca a Volvo: stop produzione a Gent, in Belgio, per tre giorni. Siamo solo all'inizio? Riaffiorano gli spettri del passato?

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ROTTE COMMERCIALI La decisione di Tesla di interrompere di lavori a ''Giga Berlin'' è stata presa a causa della carenza di componenti, che è stata attribuita alle conseguenze della crisi in corso nel Mar Rosso sulle rotte commerciali tra la Cina e l'Europa. ''I conflitti armati nel Mar Rosso e i relativi spostamenti nelle rotte di trasporto tra Europa e Asia attraverso il Capo di Buona Speranza hanno un impatto sulla produzione a Grünheide'', afferma Tesla in una nota. ''I tempi di trasporto notevolmente più lunghi stanno creando un gap nelle catene di approvvigionamento''. Tesla e Volvo solo le prime Case auto ad annunciare un'interruzione della produzione a causa della crisi in Medio Oriente. Tuttavia, già nei giorni scorsi, diverse multinazionali extrasettore (prendi Ikea) avevano avvertito di possibili ritardi nelle consegne di beni e merci. La carenza di componenti è legata direttamente alla decisione di numerose compagnie armatoriali, come i colossi Maersk, MSC o Hapag-Lloyd, di evitare il Mar Rosso, scegliendo la via più lunga e costosa: la circumnavigazione dell'Africa. La rotta intorno al Capo di Buona Speranza aumenta di circa 10 giorni i tempi di navigazione tra l'Asia e il Nord Europa e conta per circa 1 milione di dollari (910.000 euro) in più sul costo del carburante.

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E GLI ALTRI? L'instabilità geopolitica nell'area sta avendo conseguenze sull'intero commercio internazionale. L'industria automobilistica europea rischia di subire gravi conseguenze, visti i legami produttivi e commerciali in Asia, soprattutto in Cina. Tesla ha inaugurato da qualche tempo la sua fabbrica in Germania, tuttavia gran parte dei componenti arrivano proprio dalla Cina attraverso le rotte marittime ed è chiaro che attorno a queste incertezze è impossibile pianificare una produzione su volumi costanti. Lo stesso dicasi per gran parte dei Costruttori europei. I Gruppi tedeschi hanno quasi tutti impianti produttivi in Cina, lo stesso vale per la componentistica: Brembo (freni) e ZF (trasmissioni) possiedono entrambe grandi fabbriche in Cina. Lo scenario del 2021 (con una carenza globale di semiconduttori) potrebbe quindi ripetersi nei prossimi mesi se la situazione non dovesse normalizzarsi. Una situazione realmente complicata che non sembra potersi risolvere nel giro di qualche settimana. 


Pubblicato da Tommaso Marcoli, 12/01/2024
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