I rossoneri magari lo fanno passare, con tutti gli altri sono "sportellate" ancora più decise. Pro e contro di chiamarsi Galliani e di averlo stampato, bello in evidenza, sulla fiancata della macchina da corsa.
Ventitre anni, studente di ingegneria al quarto anno, passione per i motori e un fisico non propriamente da pilotino: la costituzione del padre - nonché amministratore delegato del Milan - per intendersi.
È la prima stagione tra i cordoli per Fabrizio Galliani, iscritto al trofeo “Volkswagen Lupo Cup”, con le piccole utilitarie trasformate in monoposto da sparo. E impegnato lo scorso week-end sul tracciato di Monza.
Come va? Si lotta per lo scudetto o per non retrocedere?
“Il ritiro di domenica non ci voleva. In classifica generale, ormai, guardo dal basso. Del resto è stata la mia settima gara in assoluto, da aprile a oggi: nessuna esperienza precedente, niente Kart. Per ora mi rassegno a fare da fanalino di coda, ma non mi lamento: è divertente e ci si fa le ossa poco alla volta. L’obiettivo è arrivare a lottare a metà gruppo, per quest’anno. Poi si vedrà”.
E papà cosa dice?
“E’ il mio primo tifoso. Non ha la passione per i circuiti, ma mi viene a vedere, Milan permettendo, e in caso di sorpassi ben fatti certo non trattiene gli entusiasmi ai box. Come a Varano, l’ultima gara: un esultanza tipo al gol di tacco (annullato) di Rivaldo, mi hanno detto”.
Come è nato l’hobby delle competizioni?
“Visto che con il calcio non ingranava… Scherzi a parte: ho iniziato con gli amici, nelle giornate in cui a Monza c’è la pista libera ed è consentito l’ingresso ai privati. Poi mi sono fatto spiegare un po’ di trucchi da Massaro, che dopo aver lasciato il calcio si è dedicato alle corse e adesso corre nel “Ferrari Challenge”, e ho deciso di fare sul serio. Con classifiche, qualificazioni, gare. I milanisti che mi lasciano andare? Non proprio, magari capita che qualcuno mi “tiri” in prova, lasciandomi sfruttare la scia, per
Sorride, Galliani junior, erre moscia, casco sotto braccio e cuore milanista sotto la tuta. Il tempo di parcheggiare la Lupo azzurra numero 7 e poi via a seguire la passione numero uno. A San Siro o in trasferta: “Altro che motori, c'è il Milan da tifare”.