Spostare in avanti la scadenza fatidica, addolcire il percorso di transizione. Dare ascolto, in altre parole, a una filiera che esprime preoccupazione e che suffraga la propria posizione con i dati. Stop ai motori endotermici a partire dal 2040 anziché dal 2035, data per la quale si potrebbe semmai stabilire una riduzione del 90% delle emissioni, anziché del 100%. Dopo la Germania, anche il sistema Italia prepara le proprie richieste in vista del Consiglio Europeo sull'ambiente di martedì 28 giugno a Lussemburgo: le condizioni votate dall'Europarlamento sono insostenibili, urgono correzioni.
LE RICHIESTE Allo scopo di mitigare il pacchetto di misure proposte dalla Commissione europea in materia di transizione alla propulsione elettrica di autovetture e commerciali leggeri, in seguito al Tavolo Automotive tenutosi giovedì 23 giugno al Ministero dello Sviluppo Economico l'Italia - a quanto pare - si allinea ad altri Stati Ue come Portogallo, Romania, Bulgaria e Slovacchia e co-firma un documento nel quale elenca una serie di richieste ''difensive''. Di seguito, in sintesi, i punti principali.
- Riduzione delle emissioni di CO2 del 90% entro il 2035 e del 100% entro il 2040.
- Per i veicoli commerciali leggeri, una diminuzione delle emissioni del 45% entro il 2030, dell'80% entro il 2035 e del 100% entro il 2040.
- Prolungamento della durata della deroga di cui beneficiano i produttori di nicchia (Ferrari, Lamborghini, etc.) oltre il 2029 e almeno fino al 2036.
- Etensione del meccanismo di incentivazione dei veicoli a basse emissioni oltre il 2029, cioè anche in seguito alla revisione del regolamento, prevista nel 2028.
- Valorizzazione degli e-fuel come fattore di riduzione delle emissioni climalteranti.
GOVERNO DIVISO Sulla posizione ufficiale che - salvo colpi di scena - l'Italia sosterrà al Consiglio Europeo, le reazioni sono discordanti anche all'interno del Governo stesso. Favorevole a un rinvio è in primis il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti: ''A livello europeo si sta allargando il fronte dei Paesi che chiedono un passaggio più graduale verso il green, anche in Germania le forze politiche - sottolinea - si stanno confrontando sul tema in maniera pragmatica, ascoltando le richieste e le esigenze del settore industriale''. A Giorgetti fa eco il viceministro allo Sviluppo Economico Gilberto Pichetto, il quale auspica ''scelte equilibrate e compatibili con gli interessi del secondo Paese manifatturiero europeo, ispirandoci ai principi della neutralità tecnologica e della sostenibilità industriale''. Più cauti sia il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini, sia il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani: ''Non tutti hanno chiesto di rimandare la transizione: sono emerse richieste miste, c'è chi è più sull'elettrico, chi - dice Cingolani - su un certo tipo di carburante''. Il sostenitore più convinto delle politiche comunitarie sembra infine il ministro del Lavoro Andrea Orlando, secondo il quale invertire la tabella di marcia sarebbe ormai troppo tardi. ''La transizione, nei fatti, è già iniziata, con tempi dettati dai grandi player della produzione, ancora prima che dalle decisioni prese in sede europea. Possiamo chiedere più risorse per rispettare l'agenda - sostiene Orlando -, ma mi sembra molto difficile sovvertirla''.
FAVOREVOLI E CONTRARI Soddisfazione per una possibile revisione dei target Ue la esprime il presidente di Anfia Paolo Scudieri: ''Non si tratta di trascurare l'ambiente, ma di dare la possibilità ad altri spazi tecnologici, come i carburanti sintetici, i biocarburanti, l'idrogeno, di partecipare a una transizione che dovrà essere caratterizzata - afferma Scudieri - da pluralità tecnologica e linearità''. Duro, invece, il commento di Veronica Aneris, direttrice di Transport & Environment Italia, che parla del documento come di ''un'iniziativa unilateraleche contrasta con la posizione ufficiale espressa nel dicembre 2021 dal Cite (Comitato Interministeriale alla Transizione Ecologica) e, giusto pochi giorni fa, dai partiti di maggioranza italiani al Parlamento europeo. È tempo - tuona Aneris - che Draghi sia chiaro: il Governo che sta guidando è impegnato sul fronte delle questioni climatiche o no?''.