In sede europea c'è totale fiducia che l'iter già avviato non avrà battute d'arresto e la messa al bando dei motori tradizionali stabilito per il 2035 andrà in porto. L'ultimo voto espresso lo scorso febbraio, come abbiamo visto, non è che un passo della normale procedura che porterà a un mercato fatto di soli veicoli elettrici, e nulla sembra poter ostacolare il cammino già deciso, si dice. Ora però, forse a sorpresa, l'Italia ha annunciato il suo voto contrario allo stop dei motori a benzina e Diesel, perché: ''non prevedendo alcun incentivo per l'uso di carburanti rinnovabili, il regolamento non è in linea con il principio di neutralità tecnologica'', si legge nel documento. E non è la sola.
IL DISSENSO Solidarietà arriva dalla Germania, la cui industria è evidentemente molto sensibile al problema e ha indotto il Governo a esprimere delle riserve. L'approvazione di Berlino, fanno sapere, è subordinata a una politica per far rientrare nei piani sulla riduzione delle emissioni anche i famosi e-fuel, carburanti sintetici ritenuti virtuosi da alcuni, ma di fatto molto controversi. Il no dell'Italia e le riserve tedesche, sommandosi ai pareri contrari già espressi da Polonia e Bulgaria, potrebbero costituire un ostacolo alla prosecuzione dei lavori? Non è del tutto chiaro.
Italia e Germania vogliono integrare le auto elettriche con gli e-fuel
LA UE PRENDE TEMPO Se da un lato la ratifica finale a calendario il 7 marzo 2023 viene ritenuta ormai una mera formalità, è pur vero che la presidenza svedese del semestre UE ha deciso di rinviare a venerdì 3 il dibattito e il voto, calendarizzato in origine già mercoledì 1 marzo. Come mai? Per una risposta certa aspettiamo il voto: vediamo se il problema si crea davvero e se, nel caso, troveranno il modo di aggirarlo, ma sottolineiamo alcuni punti.
I DIFETTI DEGLI E-FUEL Dal punto di vista ambientale, gli e-fuel sarebbero anche rinnovabili, ma la loro efficacia è fortemente dubbia, perché richiedono un grande spreco di risorse per la produzione. Ciò li rende costosi, ma non è lì il solo problema, visto che dovrebbero servire a mantenere in esercizio modelli particolarmente di pregio e di valore, nelle mani di fortunati ad alto potere di spesa. Il concetto è che sono poco efficienti, mentre l'energia è sempre preziosa e sprecarla è un danno per l'ambiente, sostengono i detrattori di questa soluzione, secondo cui bisogna puntare su soluzioni migliori (l'elettrico puro, in sostanza).
La Germania spinge sugli e-fuel
LE SCAPPATOIE Una preoccupazione è che creare scappatoie introduca incertezze nei clienti, frenando il mercato e gli investimenti verso la transizione elettrica, scoraggiando quindi i costruttori. Che comunque, oltretutto, troveranno la scelta elettrica obbligata solo in Europa, in California e in pochi altri posti, mentre la gran parte del Mondo continuerà a viaggiare per decenni bruciando carburanti fossili, va detto. Esiste poi una clausola di revisione nel 2026, citata dai promotori del ''no'' italiano, secondo cui ''la Commissione valuterà i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100% e la necessità di riesaminare tali obiettivi'' per eventuali problematiche di equità sociale. Ma la questione sociale sarebbe stata prevista e affrontata già prima che il percorso legislativo fosse messo in moto.
IL PIANO DELLA COMMISSIONE La stessa Commissione ha infatti presentato un piano molto articolato di finanziamenti e incentivi per tutti i settori legati alla mobilità, per stimolare investimenti che vadano a reimpiegare nei settori emergenti la forza lavoro persa per l'abbandono dei carburanti tradizionali. Per esempio nella produzione delle stazioni di ricarica, che ha già nella Alpitronic di Bolzano un'eccellenza mondiale. Questo piano potrebbe venire destabilizzato da un consenso parziale? Quanto si rivelerà resiliente? Quanto sapranno approfittare dell'opportunità europea la politica e l'imprenditoria italiana? Le questioni paiono collegate e, nel bene o nel male, lo scopriremo i prossimi anni.