La Fim Cisl: misura miope, a rischio oltre 100 mila posti di lavoro. Il Governo limiti gli ecoincentivi ai modelli nazionali
AUTOGOL Si impari dai francesi, dicono, patriottici non solo a parole o con la propaganda. Anziché difendere gli italiani, il Governo aiuta i lavoratori degli altri Paesi. Il programma di incentivi è da buttare, venga subito ritirato. Nell'esprimere il proprio parere su ecobonus ed ecotassa, la Fim Cisl non usa mezzi termini e invoca la soppressione della misura, giudicata un favore all'industria straniera e un dispetto ai suoi connazionali. Difficile darle torto, almeno in toto: già a dicembre (clicca qui per l'articolo) avevamo elencato i modelli FCA colpiti dal balzello sulle emissioni, e la lista non era esattamente corta.
LE CIFRE "Il Governo fa il contrario di quello che sostiene di volere fare, l'ecobonus mette a rischio disoccupazione oltre 100 mila dipendenti". A suffragio della propria tesi, la Fim Cisl snocciola i numeri: FCA dà lavoro in Italia a 80 mila persone, in totale l'indotto automotive coinvolge 156 mila addetti, 58 mila dei quali solo in Piemonte. Il fatturato ammonta a 46 miliardi di euro e il 38% è figlio delle attività Fiat Chrysler. Per i metalmeccanici Cisl, una misura che non protegga l'occupazione nazionale, che al contrario apra la strada alla produzione estera, è insostenibile e va abolita.
ESTEROFILIA In uno specchietto viene messo in evidenza come dei modelli elettrici o ad alimentazione ibrida destinatari dell'ecobonus, non uno viene costruito in Italia. Sull'elettrificazione FCA è in ritardo, ciò non significa (lascia intendere la Cisl) che si debbano premiare le auto estere. Viceversa, i modelli del Gruppo penalizzati dall'ecotassa sono sparpagliati un po' su tutti i siti nazionali, da Mirafiori a Melfi, passando per Grugliasco, Modena, Cassino e Atessa. Solo Pomigliano d'Arco non produce auto da "black list". Un po' poco, se davvero al centro del programma sono gli italiani ed il lavoro.