Il governatore sospende la licenza a Uber. Ben prima del grave episodio di Tempe, i suoi robotaxi avevano mostrato anomalie
TIME OUT Da territorio autonomous friendly, a Stato proibizionista. L'Arizona vieta i test con auto a guida autonoma: troppo grave l'episodio accaduto a Tempe i giorni scorsi, urge una riflessione. Inizialmente favorevole alle sperimentazioni, il governatore Doug Ducey sospende a Uber la licenza e ferma temporaneamente i test su strade aperte al pubblico. Ducey avrebbe esplicitamente parlato di vero e proprio "fallimento", di minaccia alla sicurezza dei propri abitanti.
SE CI SCAPPA IL MORTO Serviva il morto, per scoperchiare il vaso di Pandora. Già, perché a quanto pare i veicoli autonomi di Uber, di pasticci, ne combinavano parecchi anche prima. Ben venga la sospensione dei test su strade aperte, se il provvedimento servirà a scongiurare altri omicidi gratuiti. L'inchiesta del New York Times non va per il sottile: erano mesi, che i robotaxi Uber accusavano problemi. Molti di più rispetto ai competitor, Waymo in primis.
GUIDA (POCO) AUTONOMA Sembra innanzitutto che la frequenza degli interventi diretti sul sistema da parte dei tester ingaggiati da Uber ammonti, in media, a uno ogni 13 miglia. Per fare un confronto, Waymo (la divisione guida autonoma di Google) sostiene che le proprie auto, tra un intervento umano del driver e il successivo, percorrano fino a 5.600 miglia. Quello della disattivazione temporanea del programma di self-driving non è l'unico metro di paragone. Ma rende l'idea.
LAVORI IN CORSO Già da tempo, il sistema di autonomous driving che veste le Volvo XC90 che fanno capo a Uber mostrava allarmanti malfunzionamenti. Sia in prossimità di cantieri stradali, sia quando a ridosso di veicoli di grosse dimensioni. Un monte di oltre un milione di miglia percorse dal 2016, anno di lancio del programma guida autonoma, aveva permesso forti progressi. Ma non ancora tali, evidentemente, da approvare una tecnologia tanto complessa.
LA VISITA DEL CAPO La verità è che l'unità operativa di Uber di stanza in Arizona, Stato che a differenza della California non ha ancora regolamentato al 100% i test su strada di veicoli senza conducente, aveva subito forti pressioni affinché alla visita del Ceo Dara Khosrowshahi, in programma per aprile, il progetto fosse a buon punto. E in grado di impressionare favorevolmente il numero uno della compagnia. L'appuntamento con Khosrowshahi, come si può immaginare, è stato cancellato.
DEBUTTO RIMANDATO L'agenda Uber prevedeva che entro fine anno l'auto a guida autonoma fosse pronta, almeno sotto il profilo tecnologico e della sicurezza. Pronta abbastanza da poter fissare una data di inaugurazione di un servizio robotaxi aperto al pubblico, e così bruciare sul tempo la concorrenza di Waymo e Cruise Automation (il ramo guida autonoma di General Motors). Anziché essere graduale, il passaggio da uno standard di due tester per vettura a uno solo era stato forzato.
BRAND REPUTATION Già coinvolta in dispute di varia natura, dal trattamento economico riservato ai propri autisti alla privacy degli utenti stessi (per non parlare dei contrasti con le autorità di numerosi Paesi europei in materia di licenza), Uber subisce oggi un altro duro colpo alla sua immagine. Fosse capitata a una società con buona reputazione, la fatalità di Tempe sarebbe stata in parte perdonata. Ma a Uber, l'opinione pubblica non è più disposta a praticare sconti.