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Editoriale

La guida autonoma? Un passo avanti e due indietro


Avatar di Emanuele Colombo, il 19/12/21

2 anni fa - Un nuovo studio Audi sulla guida autonoma rilancia vecchie questioni

Guida autonoma: responsabilità e privacy nello studio Audi
Un nuovo studio Audi sulla guida autonoma dimostra che le criticità note già quattro anni fa non sono state in alcun modo risolte

Sembra ieri che, dopo il seminario organizzato dal Professor Carlo Rottenbacher all'Università di Pavia, tracciavamo presente e futuro dell'auto a guida autonoma, sottolineando che oltre ai problemi squisitamente tecnici ve ne erano altri ben più gravi di ordine legislativo: che riguardavano la responsabilità in caso di incidente e la copertura assicurativa. Sembra ieri, dicevo, e invece correva l'anno 2017, e a leggere l'ultimo studio proposto in materia da Audi , ''SocAIty'' 2021 (potete scaricarlo in PDF in fondo alla pagina) sembra che di strada utile ne sia stata fatta ben poca. Tutto questo nonostante la notizia che Mercedes è la prima casa automobilistica autorizzata a offrire di serie la guida assistita di livello 3 in Germania, dopo che Honda l'aveva già lanciata in Giappone per le auto in leasing (qui la spiegazione dei livelli SAE aggiornati). Un passo avanti e due indietro, insomma.

Mercedes guida autonoma livello 3: l'ammiraglia di Stoccarda Classe SMercedes guida autonoma livello 3: l'ammiraglia di Stoccarda Classe S

LA LEGGE (NON) È UGUALE PER TUTTI

Nello specifico, secondo Audi rimane cruciale stilare un regolamento per determinare chi sia responsabile in caso di incidente e che chiarisca anche aspetti legati alla privacy dei dati degli utenti. Oltre al perdurare della questione morale e filosofica. ''C'è bisogno di un quadro giuridico europeo condiviso che si occupi dell'approvazione di questi veicoli. Perché non andremo molto lontano con una regolamentazione frammentata a livelli nazionali'', dice Richard Goebelt, membro del consiglio di amministrazione e responsabile dei veicoli e della mobilità presso il TUV. Una normativa uniforme per l'Europa sarebbe anche un utile strumento di contrattazione con gli altri Paesi per la mutua omologazione dei veicoli, sottolinea Sandy Munro di Munro & Associates.

Cadillac Super Cruise: guida autonoma Livello 2Cadillac Super Cruise: guida autonoma Livello 2

RESPONSABILITÀ CONDIVISA

In particolare preoccupa il problema della responsabilità in caso di incidente. Preoccupa Audi, ma dovrebbe preoccupare ancora prima i futuri utenti delle auto a guida autonoma, visto che dalle sfumature non pare scontato che se non hai un volante non sei responsabile. ''In linea di massima, né la macchina né l'algoritmo possono essere ritenuti responsabili'', dice Munro. Il che è molto conveniente per l'azienda che li produce. La responsabilità sarebbe da suddividere tra proprietari, utenti e aziende. E sembra esserci un elemento di troppo in questa lista. ''La responsabilità non può cadere unilateralmente a scapito di una parte. Devono essere incentivati ​​tutti i soggetti coinvolti a comportarsi con attenzione. Solo così i produttori saranno motivati ​​allo stesso modo a continuare a fare ricerca e a portare regolarmente nuove innovazioni sul mercato'', ha affermato Uta Klawitter, capo dei servizi legali di General Counsel, Audi AG.

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CHI PAGA PER COSA

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I proprietari e un eventuale operatore del veicolo, sarebbero responsabili nei confronti di un mancato aggiornamento del software o della manutenzione programmata, si dice. E fin qui nulla di strano (anche se con gli aggiornamenti OTA la cosa dovrebbe essere automatizzata). L'utente potrebbe poi avere la responsabilità se le norme sulla circolazione stradale o eventuali segnali di avvertimento da parte del veicolo sono stati ignorati, o se il conducente stesso viene trovato positivo ad alcool o stupefacenti durante la guida: qui però si suppone che parliamo di automazione parziale, come nell'immagine qui sotto, visto che raggiunta la piena autonomia del livello 5 gli occupanti del veicolo non sono tenuti ad alcuna sorveglianza e potrebbero non disporre di alcun comando per agire sulla guida. L'azienda, infine, avrebbe alcune responsabilità se un sensore difettoso valutasse male l'ambiente o se un errore del software portasse a una risposta errata del veicolo.

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IL DILEMMA MORALE

Ma il nocciolo, in fondo, è proprio questo: da un lato, lo studio evidenzia che la guida autonoma si propone di eliminare gli incidenti causati dall'errore umano, che in Germania nel 2020 sono stati quasi il 90% del totale. Dall'altro il pubblico non è disposto a tollerare errori o malfunzionamenti da parte della guida autonoma. Il che è abbastanza irrealistico e si collega all'aspetto etico e morale che, inizialmente, aveva posto il problema della gestione del veicolo quando non sia possibile evitare un qualsivoglia danno. Nel 2017 ci si poneva il problema di analizzare tutti i casi possibili e decidere a priori quale fosse il danno minore. Nello studio di Audi si riporta il punto di vista di Christoph Lütge, Direttore dell'Istituto per l'etica nell'intelligenza artificiale dell'Università tecnica di Monaco di Baviera: “Non possiamo risolvere questi dilemmi morali, né troveremo un approccio perfetto per risolverli”. Ecco perché la maggior parte degli esperti raccomanda di allontanarsi dalle discussioni teoriche sulle questioni irrisolvibili e di avvicinarsi a un approccio più orientato alla soluzione per evitare gli incidenti.

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IL NODO DELLA PRIVACY

Altro grosso problema è quello della privacy o - meglio - della proprietà sui dati degli utenti. Non è un segreto che le informazioni utili a profilarci sono una delle merci più richieste del 21° secolo. Nell'epoca dell'identità digitale e del marketing online tutti vogliono conoscere ogni nostra preferenza e un'auto che guida da sola per portarci dove vogliamo, che durante il tragitto ci intrattiene con ogni genere di contenuto multimediale a nostra scelta, è un ottimo strumento per analizzarci. Questo, naturalmente, senza togliere che alcune delle informazioni collegate ai nostri spostamenti saranno invece necessarie per la sicurezza degli stessi. Se per esempio un'auto incontra una situazione non pianificata e trova una via d'uscita, può inoltrare tali informazioni ad altre auto se si imbattono nella stessa situazione.

BASTA UN CLIC PER...

Apparentemente la chiave di tutto sembrerebbe ruotare attorno all'anonimizzazione dell'utente e la crittografia dei rispettivi dati, che non sembrano fondamentali per la sicurezza dei trasporti. I gestori dei servizi però diverrebbero comunque responsabili delle informazioni raccolte nei confronti di eventuali attacchi hacker. ''L'obiettivo dovrebbe essere quello di garantire agli utenti un certo grado di responsabilità rispetto ai propri dati'', dice lo studio. Alcuni esperti sottolineano però che quadri legali e leggi apparentemente applicabili in modo chiaro vengono spesso annullati con il clic sull'icona ''Accetta'' dopo una lettura disattenta della voce Termini e condizioni generali del servizio, come sempre più spesso insegna l'esperienza nell'epoca dei social network e delle politiche sui cookies dei vari siti internet che visitiamo. Su questo tema in futuro, almeno inizialmente, il rimpallo delle responsabilità in caso di pirateria informatica sembra uno scenario plausibile.

AllegatoDimensione
AUDI_SocAIty_Study_1206_English.pdf 9120 Kb

Pubblicato da Emanuele Colombo, 19/12/2021
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