Da stato gassoso a stato solido, passando per lo stato liquido (infiammabile). Dai servizi a un bene di consumo che tocchi con mano, e guidi pure. Scoppia la guerra in Ucraina e i prezzi di benzina e diesel schizzano ai massimi storici. Bolletta luce e gas, manco a parlarne e già lo si sapeva. Ma che accade, ora, ai prezzi di un prodotto come l'auto nuova, in cima alla catena alimentare di un intero cosmo di energia, materie prime, flussi di logistica? La risposta, ahimé, suonerà ovvia ma è una sola: segno più. Si tratta solo di capire come, quando, e soprattutto, quanto cresceranno i prezzi di listino.
FUOCO INCROCIATO Non siamo in possesso della sfera di cristallo, avventurarsi in proiezioni esatte non è nostra competenza. I calcoli dipendono da una miriade di fattori, tuttavia non serve un analista per capire che gli effetti della guerra in sé, così come delle sanzioni alla Federazione Russa e le controsanzioni che il Cremlino spedirà verso l'Europa e gli USA, ricadranno pure sul costo finale dei veicoli. Nessuno escluso: auto con motore termico, così come auto elettriche. In tutti i casi, Russia un partner chiave.
TAVOLA PERIODICA Il conflitto in territorio ucraino compromette produzione e spedizione di materie prime come acciaio, alluminio, nichel. Ma anche materiali più specializzati come il neon, gas essenziale per isemiconduttori e del quale l'Ucraina stessa è uno dei principali esportatori al mondo. O come il palladio russo, componente determinante dei sistemi di catalizzazione degli scarichi. L'interruzione delle tradizionali catene di approvvigionamento limiterà le fonti alle quali rivolgersi, rallentando i ritmi produttivi e - contemporaneamente - facendo crescere le quotazioni dei materiali. Costi i cui incrementi si rifletteranno inevitabilmente sul prezzo al consumatore. In quale misura?
STEEL FACTOR Per rispondere, risulta utile sapere quanto incide sul costo finale di un'autovettura il costo delle materie prime stesse, la principale tra le voci dei costi variabili (in contrapposizione ai costi fissi quali manodopera, ricerca & sviluppo, tasse, spese promozionali). La quota cambia ovviamente a seconda della tipologia di modello, il Paese e i volumi di produzione e altri fattori ancora: in generale, si può stimare una fetta che assorbe il 50% circa, con l'acciaio che da solo pesa per oltre il 20% del prezzo al consumo. Proprio l'acciaio è la lega le cui oscillazioni sui mercati sarà doveroso tenere monitorato, e un trend crescente del quale - come si è assistito nella prima decade di marzo - potrebbe far lievitare in modo esponenziale i costi di produzione, con conseguenti ritocchi ai listini già nel breve-medio termine.
NERVI D'ACCIAIO Materie prime, quindi, non certo una componente trascurabile. Senza contare il costo delle risorse energetiche stesse, con dirette ricadute sulle spese di spedizione. Pur di non impattare sul prezzo finale, l'industria potrebbe decidere di rinunciare temporaneamente a una quota di profitto: ma non troppo a lungo, pena la insostenibilità del business. Allo stesso tempo, una rapida impennata dei prezzi di listino manderebbe in corto circuito la domanda, col risultato di vanificare il tentativo di compensare i maggiori costi alla fonte. Tutto dipenderà dalla durata e dalla intensità delle ostilità, sul campo di battaglia così come sul piano economico finanziario. Non ci sorprenderemo, tuttavia, se a partire dalla primavera ci accorgeremo di ritocchi indiscriminati di qualche punto percentuale. All'orizzonte, tempi duri sia per chi vende, sia chi compra.