CHI FA DA SÈ... Per Tesla la vendita dei green credit è una miniera d'oro: sta tutto nel tetto alle emissioni di CO2 che i costruttori automobilistici devono rispettare, pena gravi multe da parte degli organi regolatori europei e americani. La gamma Tesla è a emissioni locali zero e una (discutibile) pratica rende possibile, per chi non è altrettanto virtuoso, ripulirsi le mani comprando crediti ambientali da chi è in vantaggio. Tra il 2019 e il 2021 FCA ha così pagato a Tesla circa due miliardi di euro: denaro che è stato fondamentale per l'azienda californiana per ottenere bilanci in attivo. Non è un segreto che l'ultimo trimestrale reso pubblico il 26 aprile mostrasse un andamento positivo solo grazie al contributo dei green credit, appunto, e degli investimenti che l'azienda di Elon Musk ha fatto in Bitcoin. Ma la pacchia, se così possiamo definirla, sta per finire. Se già non è al capolinea.
TERREMOTO FINANZIARIO Come riportato dall'agenzia di stampa internazionale Reuters, con l'ingresso di FCA nell'universo Stellantis il precedente gruppo formato da Fiat e Chrysler non intende più comprare alcun credito ambientale. A dirlo è lo stesso Carlos Tavares, a capo della nuova realtà: ''Con la tecnologia elettrica che PSA ha portato a Stellantis, ottempereremo autonomamente alle normative sulle emissioni di anidride carbonica già quest'anno. Pertanto, non avremo bisogno di richiedere crediti europei di CO2 e FCA non dovrà più collaborare con Tesla o chiunque altro''. Chiaramente la faccenda impatta pesantemente sull'azienda californiana, tanto che, secondo quanto riferito da un portavoce di Stellantis, la società starebbe discutendo con Tesla sulle implicazioni finanziarie della decisione.
Elon Musk all'assalto delle compagnie assicurative?
UN MERCATO IN ESAURIMENTO La situazione, se guardiamo ai dati più recenti, è che l'azienda che più di ogni altra ha contribuito ad aprire il mercato delle auto elettriche, diventandone il simbolo, non sembra in grado di trarre profitto dalla vendita delle stesse e che il suo business si basi su fondamenta alquanto volatili. Purtroppo, c'è poca trasparenza su quali altre case automobilistiche abbiano accordi di pooling con Tesla e quanto valgano questi crediti. Ma quanto tempo ci vorrà perché altri costruttori - visto l'impegno pressoché universale nello sviluppo di piattaforme 100% elettriche - non abbiano più bisogno del supporto di Elon Musk?
INVESTITORI SCONTENTI Chiaramente l'idea di valorizzare fino a questo punto le emissioni zero della propria gamma è stato un vero colpo di genio e non sarebbe strano se il vulcanico Musk avesse già pronta una contromossa per mantenere i bilanci in attivo (magari lanciarsi nelle assicurazioni?). Ma guardando alla crisi economica del recente passato, scatenata dallo scoppio di una bolla speculativa ampiamente prevista, non si può che provare un brivido pensando alla capitalizzazione dell'azienda californiana. Per ora non si registrano reazioni dirette allo stop di Stellantis, ma la situazione non convince gli investitori: non è un caso se dal trimestrale di cui sopra, il titolo Tesla è in ribasso. Secondo alcuni analisti, gli operatori di borsa potrebbero cercare un rimbalzo del titolo, che tuttavia rimane ''volatile'', come si dice in gergo. C'è da preoccuparsi o Tesla è ''too big to fail'' (per davvero)?