Se Renault riduce la sua partecipazione nella proprietà di Nissan, ci sono i presupposti per riaprire la trattativa con FCA
MATRIMONIO DIFFICILELe storie belle, quelle destinate a durare negli anni, prima di sbocciare devono maturare fra alti e bassi, qualche incomprensione, anche l’impiccio di qualcuno che vuole mettere il bastone fra le ruote. Episodi che si ripetono da anni, anche a livello di grandi fusioni fra industrie di primo piano nell’economia mondiale come il Gruppo FCA e i cugini d’Oltralpe della Renault. La storia dei due innamorati si ripete anche con queste grandi realtà industriali.
FCA E RENAULT ALLEATI, ANZI NOPochi mesi fa, la notizia del giorno deflagra come una bomba a orologeria: Fiat Chrysler Automobiles e Renault si uniscono per creare un’alleanza strategica di primo piano a livello mondiale nel settore automobilistico. Sono stati spesi fiumi d’inchiostro da tutti i media mondiali per decifrare e commentare questo nuovo scenario industriale, che avrebbe inevitabilmente spostato l’asse delle forze nel campo dell’industria auto. Tempo qualche settimana e la smentita arriva direttamente, prima dai vertici Renault, poi dall’Eliseo: il presidente francese Macron mette una pietra sopra tutte le illazioni. Niente accordo.
FUGA DI NOTIZIE?Ma, si sa, il fuoco della passione fatica a spegnersi ed ecco, qualche ora fa, sfuggire dalle stanze segrete la velina che dà ossigeno alla fiamma: l’autorevole Wall Street Journal dichiara che Renault potrebbe tagliare la sua partecipazione del 43,4% in Nissan per riequilibrare la loro alleanza globale e dare più margini di trattativa con FCA. Nonostante Renault e Nissan non abbiano ancora rilasciato dichiarazioni al riguardo, appare chiaro che se la Casa francese volesse ridurre la sua partecipazione in Nissan, sarebbe necessaria l’approvazione del Governo, che detiene il 15% nella società. Inoltre, il rapporto in essere fra Renault e Nissan non è privo di contrasti poiché, sebbene Nissan sia la Casa automobilistica più grande fra le due, detiene solo il 15% di Renault, senza diritto di voto nel Consiglio di Amministrazione.
NISSAN NON CI STA Appare chiaro che le perplessità di Nissan nella fusione con il Gruppo FCA siano tangibili, se non altro per il timore di vedere indebolita ulteriormente la sua influenza nell’alleanza. Prima che il Governo Macron convincesse la Casa giapponese a prendere una posizione, FCA ha ritirato la proposta.
PUÒ ARRIVARE LA SVOLTA? Ma fonti ben informate, vicino ai due colossi dell’automobile, hanno dichiarato come siano ancora vive le discussioni per trovare una soluzione che accontenti le tre protagoniste di questa storia. Pare che siano coinvolti solo i vertici massimi delle parti e che i colloqui siano tuttora a una stadio iniziale, ma una mail datata 12 luglio e sfuggita ai controlli del controspionaggio Renault, conferma che un accordo tra la Casa francese e Nissan potrebbe tradursi in un memorandum d’intesa da chiudere già il prossimo settembre. Questa sarebbe la chiave di volta per riaprire i negoziati con FCA, con buona pace del Presidente Macron.
MANLEY SI SBILANCIA Negli scorsi giorni anche l’Amministratore Delegato FCA Mike Manley si è espresso positivamente a riguardo, ipotizzando che la fusione fra il suo Gruppo e l’alleanza Renault-Nissan non potrebbe che aiutare entrambe le società, definendola: “… una grande opportunità per noi e un’ottima opportunità anche per Renault”.
LA NOSTRA OPINIONE A nostro avviso tutti gli attori di quest'opera dovrebbero trovare rapidamente un'intesa, visti anche i numeri deficitari messi sul tavolo. Le difficoltà di FCA sul mercato sono chiare e alla costante emorragia di vendite e quote sul mercato italiano ed europeo, si aggiungono i segnali critici sul fronte Renault/Nissan. L'utile netto si è ridotto del 50% anche a causa del forte calo di vendite del Gruppo Nissan, i ricavi sono in flessione e una delle conseguenze è la perdita, dopo tre anni, del primato mondiale a vantaggio di Volkswagen. Infine, Nissan ha annunciato un taglio di 12.500 risorse da qui al 2023. Ce ne è abbastanza per trovare un accordo comune.