Euro 7 sì, Euro 7 no. Stavolta, tuttavia, sembra che la quadra sia stata trovata. Dal legislatore, almeno. Perché i marchi auto, ancora non sono troppo convinti. Sta di fatto che, rinvio dopo rinvio, il nuovo pacchetto di norme sull'inquinamento allo scarico di vetture e tir dovrebbe essere formulato dalla Commissione europea entro la fine del mese. Salvo colpi di scena, dopo il posticipo della scadenza del 12 ottobre (e ancora prima, il 5 aprile e il 20 luglio), conosceremo gli standard Euro 7 il prossimo 26 ottobre. Con ogni probabilità, Euro 7 come ultimo step prima del definitivo bando alle endotermiche, previsto in Ue per il 2035.
L'AGENDA Erede delle norme Euro 6, in vigore dal 2014, il protocollo Euro 7 servirà a limitare ulteriormente le emissioni di inquinanti nocivi come particolato fine, idrocarburi e monossido di carbonio da auto e camion a benzina e diesel. Dopo che Bruxelles avrà messo le regole nero su bianco, un processo di ''codecisione'' deciderà la forma finale e il processo di attuazione. È probabile - come riporta Automotive News - che l'attivazione non avvenga prima del 2025, se non addirittura nel 2026 o 2027. Deadline fissata a medio termine, insomma. E come mai tanti rinvii?
ITER COMPLESSO I funzionari della Commissione europea avrebbero attribuito i continui ritardi a una serie di fattori. La complessità nella stesura, in contemporanea, di regole per autovetture, motocicli e veicoli commerciali, inoltre la necessità di ascoltare le esigenze di tutte le parti in causa. Infine, le regole stesse Fit for 55, quelle che richiedono emissioni zero entro il 2035 e che non erano previste quando il percorso verso l'Euro 7 venne affrontato per la prima volta. Già, il fatidico 2035. Quali che siano le ragioni dei rinvii, secondo le Case auto più si aspetta, peggio è.
PERCHÈ NO Non sarebbero pochi i brand che si interrogano sulla opportunità o meno di implementare una normativa di tale portata, proprio mentre i loro sforzi sono ormai rivolti alla totale elettrificazione delle rispettive gamme. Le omologazioni Euro 7 saranno infatti costose e dispendiose in termini di tempi di progettazione, test ed implementazione. ''Non siamo troppo convinti dei vantaggi dell'Euro 7'', commenta Paul Greening, Direttore Emissioni e Combustibili dell'associazione Acea. ''In uno scenario probabile, le regole si applicherebbero a una singola generazione di modelli a partire dal 2026 circa, ma entro il 2035 solo una piccola percentuale di nuove auto sarebbe ancora lanciata con propulsori a benzina o diesel. Con numerose Case auto che già annunciano piani per lanciare solo veicoli a emissioni zero entro il 2030, un grande investimento in Euro 7 - sostiene Greening - non ha senso''.
PERCHÈ SÌ A difesa della norma, la risposta della Commissione Ue non si è fatta attendere. Per bocca del team leader per le emissioni dei veicoli Panagiota Dilara, la Commissione avebbe ricordato come Euro 7 sia molto più delle semplici emissioni delle autovetture, includendo anche i camion - che difficilmente saranno completamente elettrici entro il 2035 - così come le emissioni non di carburante, come la polvere dei freni e le particelle di pneumatici. I vantaggi della riduzione degli inquinanti allo scarico, sempre secondo Bruxelles, si estenderebbero inoltre nel futuro, con molte auto e camion a combustione interna venduti a metà degli anni '30 che probabilmente saranno ancora in circolazione negli anni '40. E che se saranno significativamente più puliti dei veicoli Euro 6, potrebbe contribuire a salvare migliaia di vite. Chi ha ragione?