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Transizione energetica

E-fuel, Germania cerca sponde e non le trova. Deroga più lontana?


Avatar di Lorenzo Centenari, il 18/09/23

1 anno fa - Il retroscena della dichiarazione congiunta che non raccoglie firmatari

E-fuel, Germania prepara dichiarazione poi rinuncia. I retroscena
Il retroscena della dichiarazione congiunta preparata dal ministro per l'IAA di Monaco. Ma che raccoglie solo tre Paesi firmatari

E-fuel sì, e-fuel no. In merito a eventuale deroga sui combustibili sintetici, o ''elettro-combustibili'' che dir si voglia, in qualità di alternativa all'alimentazione elettrica dopo il 2035, l'Unione Europea deve ancora sciogliere le riserve. Lo farà, probabilmente, entro la fine del 2023. Nel mentre la Germania, principale promotore degli e-carburanti, preme affinché la proposta passi. Tuttavia la strada degli e-fuel è tutto fuori che in discesa. Germania in pressing, ma senza l'appoggio della comunità internazionale. Si apprende ora che il ministro dei Trasporti tedesco Volker Wissing contava sull'IAA Mobility di Monaco come cassa di risonanza per una dichiarazione a firma di molteplici Paesi a sostegno degli e-combustibili. Progetto abbandonato: solo tre Paesi firmatari, un mezzo fiasco.

Volker Wissing, ministro del Trasporti della Germania: la sua iniziativa non riscuote successoVolker Wissing, ministro del Trasporti della Germania: la sua iniziativa non riscuote successo

RACCOLTA FIRME La rivelazione giunge da un rapporto di Politico. Come noto, in sede comunitaria la Germania sostiene lo sviluppo di carburanti prodotti sinteticamente come ulteriore opzione per ridurre le emissioni di carbonio prodotte dalle autovetture. Insieme all'Italia (che preme invece per i biocarburanti), Berlino rifiuta cioè l'idea di una transizione unilaterale al motore elettrico, da qui al 2035, come unica possibile soluzione al problema della decarbonizzazione. La dichiarazione proposta da Wissing prevedeva che i Paesi firmatari si impegnassero a investire in nuovi impianti di e-fuel, condividere conoscenze e difendere la “neutralità tecnologica” nello sviluppo dei veicoli puliti. In sostanza, un invito ad astenersi dal fare affidamento esclusivamente sui veicoli elettrici. Il documento avrebbe inoltre sostenuto che, investendo negli e-fuel, le nazioni del Sud del mondo trarrebbero vantaggio da opportunità industriali in luoghi con bassi costi di produzione di elettricità eolica e solare, cioè fonti di energia indispensabili alla neutralità carbonica del ciclo degli e-combustibili.

Il sito e-fuel di Porsche a Punta Arenas, CileIl sito e-fuel di Porsche a Punta Arenas, Cile

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ASTENSIONE DI MASSA Ebbene, secondo Politico - il cui rapporto cita due funzionari del settore a conoscenza della dichiarazione - solo la Repubblica Ceca, il Giappone e il Marocco avrebbero espresso sostegno all'approvazione. Giappone e Repubblica Ceca sono due nazioni ad elevata concentrazione di industrie automotive. Dal canto suo, con gli e-fuel il Marocco potrebbe sfruttare il proprio potenziale di produzione di energia eolica e solare per generare idrogeno, elemento chimico essenziale alla produzione di e-carburanti, insieme alla CO2 estratta dall'atmosfera. Ma tre Paesi non fanno massa critica e la missione tedesca non ha potuto fare altro che abbandonare i propri piani. Per adesso, almeno.

E-fuel, il dibattito è apertoE-fuel, il dibattito è aperto

TO E-FUEL OR NOT TO E-FUEL Gli e-fuel dividono: c'è chi li appoggia, sostenendone le proprietà ecologiche e la convenienza in termini di infrastruttura di distribuzione e di rifornimento, e c'è chi li combatte, adducendo problemi di costo, di produzione su larga scala, di scarsi guadagni in termini di abbattimento dell'inquinamento. L’UE sembra più propensa ad aprire ai carburanti elettronici altre industrie del trasporto ad alto tasso di emissioni come l’aviazione. Sul loro utilizzo nei veicoli passeggeri, si esprimerà presto.

Fonte: Politico


Pubblicato da Lorenzo Centenari, 18/09/2023
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