Una ricerca Quixa misura i comportamenti più pericolosi al volante. 8 giovani su 10 utilizzano l'infotainment anche nel traffico
A ME GLI OCCHI Quando la peggiore fonte di distrazione in auto è…l’auto stessa. O meglio, il suo ipnotico cervellone elettronico, troppo socievole e seducente per non dargli retta, fosse anche nel bel mezzo di un curvone autostradale. Non solo, quindi, corpi estranei come smartphone o lettori musicali: sembra infatti che la più irresistibile delle tentazioni, per mani e occhi di chi siede ai comandi, sia il display del navigatore di bordo. Otto giovani su dieci confessano di smanettare col sistema di infotainment anche a vettura in movimento. Di darsi a uno sport, cioè, che non va certo d’amore e d’accordo coi principi di concentrazione e di corretta posizione di guida che anche noi non manchiamo di tanto in tanto di ricordare su queste colonne.
NATIVI DIGITALI A registrare come gli automobilisti di minore anzianità, più irrequieti e sensibili per natura al richiamo della tecnologia, maturino con il computer di bordo un rapporto clandestino, è il recente studio "Stetoscopio - Il sentire degli assicurati italiani", report promosso dalla compagnia assicurativa online Quixa e condotta in prima battuta dall'istituto di ricerca MPS Evolving Marketing Research. Dalla ricerca Quixa emerge dunque come il 40% o quasi dei driver italiani, anche durante la marcia, faccia (ab)uso per sua spontanea ammissione di dispositivi tecnologici in dotazione al veicolo. Indice di una cultura che considera l’abitudine di staccare le mani dal volante (e a seconda dei casi, ruotare manopole, premere pulsanti o pinzare l’interfaccia touch screen) meno pericolosa che non impegnare mente e arti superiori in una conversazione vocale o scritta. Di contro, "solo" il 23,5% degli intervistati confessa di utilizzare lo smartphone senza vivavoce o auricolare.
VAGONE RISTORANTE Tornando all’uso compulsivo di dispositivi di bordo, ad allarmare è soprattutto come l'84% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni non faccia mistero di distrarsi per cambiare stazione radio, impostare una destinazione nel navigatore o usufruire di tutte le altre funzionalità tecnologiche che il progresso ha portato loro a distanza di un click. Le sirene digitali, ma non solo: quando guidano, gli italiani si danno alle attività più disparate. Uno ogni tre (il 29%) serenamente ammette, ad esempio, di mangiare e bere mentre è al volante, mentre quasi il 23% degli automobilisti si distrae per voltarsi e guardare i passeggeri posteriori, specialmente se bambini. Poco più del 15%, infine, quando è di fretta rivela di pettinarsi, truccarsi o risistemarsi la cravatta. L'abitacolo come camerino.
MERIDIONALI DISORIENTATI La mappa delle cattive abitudini al volante mostra come la distrazione da navigatore sia più diffusa al Sud (45%) e al Centro (il 29%): colpa, chissà, di una segnaletica stradale che avrebbe bisogno di manutenzione. Il vizio di rifocillarsi e dissetarsi al posto guida come se fossero da McDonald's è invece più frequente tra gli abitanti del Nord Ovest: si sa, i milanesi sono sempre di corsa, nemmeno il tempo di pranzare con le gambe sotto un tavolo. Tradizionalmente apprensivi, i genitori del Meridione non resistono a voltarsi per controllare che i propri pargoli abbiano tutto il necessario (29%). Al contrario, il fenomeno è meno ricorrente nel Nord Est, dove solo il 18% ammette di ruotare abitualmente il capo di 180 gradi. A ogni regione, la sua mala condotta preferita.