Al centro delle indagini è ora il 3 cilindri 1.2 TDI che equipaggia Polo e altre utilitarie del Gruppo. A breve il verdetto
SOTTO A CHI TOCCA La tregua è già finita, in Germania il diesel e il suo Costruttore principe sono di nuovo sotto attacco. Stavolta al centro del ciclone è il più piccino della compagnia, ovvero il 3 cilindri 1.2 TDI: in patria e nel resto d'Europa, 370 mila auto equipaggiate del mini-diesel rischiano il richiamo, o peggio ancora il fermo. Perché questo accanimento? Perché dal 2015 in avanti, la KBA (l'autorità federale dei trasporti) di quel che dice Wolfsburg non si fida più. E anche il minimo sospetto è sufficiente a sguinzagliare gli investigatori.
IN REGOLA, ANZI NO Accade che nel 2016 Volkswagen giura che il software per manipolare le emissioni di ossidi di azoto dei suoi propulsori diesel non è in alcun modo legato alla propria unità di cilindrata più piccola, appunto il 1.2 TDI serie EA189. Il famigerato defeat device sarebbe stato montato solo sui 4 cilindri e 6 cilindri di cubatura superiore, dal 1.6 TDI in su. Successivamente, indagini interne al Gruppo avrebbero al contrario messo in luce alcune irregolarità. Subito passate al setaccio anche dai tecnici del Ministero, il cui verdetto è questione di giorni, massimo settimane.
POLO E LE ALTRE A informare il pubblico della vicenda è lo spietato magazine tedesco Bild am Sonntag: inizialmente la KBA era orientata ad emanare per le auto incriminate il divieto di circolazione, poi a quanto pare convertito nell'ordine di visitare l'officina per procedere alle modifiche di legge. A proposito: quali sono le auto che rischiano il richiamo? Polo 1.2 TDI, ma anche Skoda Fabia 1.2 TDI e Seat Ibiza 1.2 TDI. Tutte appartenenti alla generazione precedente a quella oggi in commercio. Ma la maggior parte ancora circolanti, e per le autorità è questo che conta.