A oltre tre anni dallo scandalo emissioni la SEC americana accusa di frode Volkswagen e l'ex CEO Martin Winterkorn
NUOVE ACCUSE DALLA SEC Toccagli tutto, ma non il mercato, verrebbe da dire: la Securities and Exchange Commission (SEC) americana, negli USA, ha formalizzato l'accusa di frode per Volkswagen, due sue sussidiarie e il precedente amministratore delegato Martin Winterkorn, per attività collegate al cosiddetto dieselgate.
13 MILIARDI NEL MIRINO L'accusa, ricordiamolo, non è di per sé una condanna e questo negli USA è un concetto che hanno forse più chiaro che da noi. Non di meno, secondo la denuncia, Volkswagen avrebbe emesso più di 13 miliardi di dollari in obbligazioni e titoli garantiti in un periodo in cui i dirigenti anziani già sapevano degli oltre 500mila veicoli che eccedevano i limiti sulle emissioni.
TITOLI GONFIATI L'illecito sarebbe riferito al periodo tra l'aprile 2014 e il maggio 2015: secondo la SEC, nascondendo la manipolazione delle emissioni, il gruppo tedesco avrebbe tratto vantaggio smerciando titoli dal valore gonfiato, fornendo a investitori e sottoscrittori dichiarazioni false e fuorvianti riguardo alla qualità dei veicoli, alla loro compatibilità ambientale e alla situazione finanziaria del Gruppo.
LA REPLICA DI VOLKSWAGEN Dopo aver pagato penali per oltre 30 miliardi di dollari, Volkswagen contesta le accuse sostenendo che sono fallaci sia dal punto di vista legale sia da quello fattuale: “La SEC ha presentato una denuncia senza precedenti riguardo a titoli venduti solo a Sophisticated Investors, che non sono stati danneggiati e hanno ricevuto per intero e puntualmente tutti i pagamenti degli interessi e del capitale”.
UNA PARTITA TUTTA DA GIOCARE Sempre secondo Volkswagen, la SEC non sostiene che ogni persona coinvolta nell'emissione di obbligazioni sapesse che i diesel del Gruppo non rispettavano le regole americane sulle emissioni quando questi titoli sono stati venduti, ma insiste ad accusare Winterkorn che non avrebbe avuto parte alcuna nelle vendite. Come si vede la vicenda dieselgate, scoppiata nel settembre 2015, a tre anni e mezzo di distanza è ben lungi dall'essere conclusa.