Firmato lo storico accordo di libero scambio. Le conseguenze del Jefta sul mercato auto europeo. Chi ci guadagna, chi ci perde
SCIOGLIMENTO DEI DAZI E fu così che tra Unione Europea e Giappone sbocciò l'amore. Niente più barriere (alla faccia di Mr Trump), l'Ue apre le porte a un'ampia gamma di prodotti "jap" (il 99% delle merci complessive), automobili comprese. E viceversa, il Paese del Sol Levante elimina i dazi sul 94% delle importazioni dall'Europa. Quello siglato a Tokyo rientra tra i maggiori accordi bilaterali di libero scambio mai visti su scala globale. Gli effetti sull'economia saranno concreti. Su un settore strategico come l'automotive, anche in misura maggiore. Cosa ci aspetta in futuro?
PER GRADI Il protocollo firmato dal premier giapponese Shinzo Abe, dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, sigla ufficiale Jefta (Japan-Ue Free Trade Agreement), apre la strada alla più vasta area di libero commercio del pianeta. A differenza di altre misure ad effetto immediato, come ad esempio in materia di prodotti agroalimentari, le conseguenze per il settore auto saranno tuttavia graduali. L'Ue eliminerà gli odierni dazi del 10% sulle vetture "made in Japan", ma in maniera progressiva, spalmando la riduzione delle tariffe su un arco di 8 anni.
GONGOLANO TOYOTA & CO. Idem per la componentistica auto: saranno a poco a poco cancellati gli attuali dazi doganali del 3% sui prodotti dei fornitori nipponici. A beneficiare in misura maggiore del Jefta saranno proprio i Costruttori giapponesi, la cui presenza sulla scena Ue è a dismisura più massiccia rispetto a quella delle Case europee sul mercato di laggiù. Saturo di proposte locali, la nazione dell'Estremo Oriente resta in buona parte un territorio inesplorato. Al contrario, colossi come Gruppo Toyota, Nissan, Honda, Suzuki e Mazda detengono da decenni un market share importante anche nel Vecchio Continente.
SCALATA AL MERCATO Secondo i dati ACEA relativi al primo semestre 2018, Toyota possiede una quota di mercato Ue del 4,7%, mentre Nissan raggiunge comunque il 3,3%. Honda presidia dal canto suo quasi l'1% della domanda (0.9%). L'abbattimento graduale dei dazi in ingresso del 10% non potrà che sbilanciare le vendite dalla loro parte. Anche se, è bene ricordarlo, sia Toyota, sia Nissan, sia anche Honda, producono in Europa buona parte della gamma destinata ai consumatori dell'Unione. Diverso il discorso per aziende come Aikin Seiki, Denso e Jtekt, la cui produzione è concentrata in patria, e che dal Jefta riceveranno un impulso determinante.
USA TAGLIATI FUORI L'intesa raggiunta tra Unione Europea e Giappone, infine, si ripercuoterà inevitabilmente anche sul commercio tra Europa e Stati Uniti. Qualora Trump dovesse tenere duro e approvare l'incremento dei dazi sulle auto made in Ue, con conseguenti contro-dazi imposti dall'Europa sui prodotti Usa, l'asse del commercio internazionale penderebbe vistosamente verso Oriente. Nessuna invasione di veicoli con gli occhi a mandorla. Ma una maggior penetrazione, visti i prezzi al pubblico destinati a scendere, è sicuramente da aspettarsi.