Gli Usa a indicare la via, l'Europa a seguire obbediente. Così accade spesso in geopolitica, così potrebbe andare anche stavolta. Oppure no. Stavolta l'Ue, ascoltando le opinioni di chi è in prima linea e sperimenta sulla propria pelle ogni minimo effetto delle leggi di mercato, ivi comprese quelle ''artificiali'', potrebbe decidere per una strategia diversa, rispetto a quella intrapresa dai ''partner'' atlantici. Potrebbe ascoltare le opinioni di Carlos Tavares e compagnia bella, che sui dazi doganali contro le auto elettriche cinesi hanno qualcosa in contrario. Il Ceo Stellantis, ma non solo: anche chi osserva la questione da una prospettiva leggermente defilata, prendi il boss Ferrari Benedetto Vigna, alle barriere tariffarie sembra poco favorevole. Ma invita alla sana competizione.
PING-PONG Le tensioni tra Cina ed Europa crescono man mano che si avvicina la scadenza entro la quale l’Unione europea annuncerà i risultati di un’indagine sui sussidi di Pechino per i veicoli elettrici. Mentre i funzionari statunitensi hanno affermato che intendono colpire i veicoli elettrici e i relativi materiali di fabbricazione cinese con dazi fino al 100% (dal precedente 25%) entro il 1° agosto, la Commissione Ue svelerà una prima decisione su potenziali tariffe il giorno 5 giugno. Nel frattempo, dalla Cina giunge la minaccia di automatiche contromisure. Cioè di controdazi. O meglio: superdazi. Dal 10% che sono oggi, a una quota fino al 25%.
TRAPPOLA? Diversi produttori hanno espresso il rischio che eventuali misure protezionistiche si trasformino in una dolorosa guerra commerciale. Tra questi, Stellantis. Il Gruppo euroamericano si aspetta una grande battaglia con i rivali cinesi nel mercato europeo dei veicoli elettrici, avvertendo di conseguenze significative per l’occupazione e la produzione, afferma il CEO Carlos Tavares, nel corso di un'intervista all'agenzia Reuters, ripresa anche dalla testata Automotive News Europe. Tuttavia, Tavares sostiene anche che i dazi sui veicoli cinesi importati in Europa e negli Stati Uniti sono “una grande trappola per i Paesi che seguono questa strada”. E che non consentiranno alle Case auto occidentali di evitare una profonda ristrutturazione del proprio modello di business. ''Quando si lotta contro la concorrenza per assorbire il 30% del margine di competitività di costo a favore dei cinesi, ci sono conseguenze sociali. Ma i governi europei non vogliono affrontare questa realtà in questo momento'', ha detto Tavares. Tavares in sostanza afferma che i dazi non farebbero altro che alimentare l’inflazione nelle regioni in cui entrano in vigore, con un potenziale impatto sulle vendite e sulla produzione.
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DIVENTA IL TUO NEMICO Le Case auto cinesi sono già sulla buona strada per vendere 1,5 milioni di veicoli in Europa, equivalenti a una quota di mercato del 10%. Fino a 10 stabilimenti di assemblaggio verranno inaugurati in territorio Ue. Possibile soluzione? Studia il tuo avversario. La scorsa settimana Stellantis annunciava che a partire da settembre inizierà a vendere veicoli elettrici dal suo partner cinese, Leapmotor, anche in Europa. La joint venture Stellantis-Leapmotor è la prima tra una Casa occidentale e una cinese progettata per vendere e produrre veicoli elettrici cinesi al di fuori della Cina. ''Cercheremo di essere noi stessi cinesi, il che significa che invece di essere puramente difensivi di fronte all'offensiva cinese, vogliamo essere parte dell'offensiva cinese'', spiega Tavares.
CALL TO ACTION Da un Gruppo generalista a un Costruttore di ultranicchia come il Cavallino. Che verso la Cina è meno esposto, ma che è pur sempre coinvolto. ''L’emergere dei veicoli elettrici cinesi dovrebbe suonare come un chiaro appello affinché l’Europa sia meno compiacente'', afferma l’amministratore delegato di Ferrari Benedetto Vigna, intervenuto a sua volta ai microfoni di Bloomberg Television, come riporta Automotive News Europe. “Per me, questa vicenda è un invito all’azione per l’Europa. La gente la definisce una guerra, mentre per me è una bella competizione”.
NON UN MIO PROBLEMA Vigna lancia la classica ''call to action'', ma non è del tutto chiaro quale sia il destinatario: se l'industria, chiamata a rimboccarsi le maniche per esprimere maggiore competitività, o se la politica, invitata a difendere con maggior determinazione il tessuto produttivo interno. Sta di fatto che Vigna stempera i toni di Tavares e invita a guardare alla rivalità tra Europa e Cina come a una competizione commerciale sana. D'altra parte, dalla prospettiva di Ferrari, è naturale esprimere maggior tranquillità: le vendite del Cavallino in Cina non superano oggi una quota del 10%, visto che le misure doganali esistenti già gravano sulla redditività. “Il mercato in Cina non è ancora maturo”, ha detto Vigna. “La Cina non è per Ferrari quello che è per altri marchi di lusso”. Già, non è ''ancora'' matura. E un giorno, la sarà. E allora anche Ferrari...