Citycar e trazione integrale. Un binomio tanto originale quanto raro, che fin dagli anni '80 ha dato vita a tanti modelli quanti se ne possono contare sulle dita di una mano, forse poco più. Oggi sono sporadici gli esempi di automobili intorno ai 3,6-3,7 metri con trazione sulle quattro ruote, moderne o sopravvissute all'usura del tempo. Forse perché l'associazione fra utilitaria e 4x4 non ha mai convinto il pubblico fino in fondo, poco avvezzo a guidare una piccolina (“a che mi serve in città?”), ma anche per il prezzo e i consumi più elevati. Vero è che i costruttori non puntano sui modelli a trazione integrale di segmento A o B per fare grandi numeri; tuttavia, esistono delle eccezioni. Rari esemplari sono tuttora nei listini di qualche costruttore che vede nelle citycar 4x4 una nicchia di mercato che può funzionare. Allora, andiamo a conoscere quelle che, secondo noi, sono le utilitarie a trazione integrale di ieri e di oggi che si sono ricavate un posticino nel cuore di noi automobilisti, inguaribili romantici o automobilisti a 360°, di cui almeno un paio sono - o possono diventare - delle vere icone.
Citycar 4x4: la Panda 4x4 Sisley del 1987
Fiat Panda 4x4
Quotazioni medie: prima generazione 6.000/8.000 euro - Panda Limited Edition 4x40° da 23.900 euro
E come non esordire con la citycar 4x4 per eccellenza? Non possiamo che parlare della Fiat Panda 4x4 , lei si che è diventata un'icona. Le sue radici affondano nei primi anni '80 (1983), quando l'austriaca Steyr-Puch sviluppò per Fiat un sistema a quattro ruote motrici con albero di trasmissione e differenziale. Lanciata a giugno del 1983, la Panda 4x4 era equipaggiata con un motore di 965 cc da 48 CV. La trazione integrale era selezionabile manualmente, con una prima ridotta. Con un peso di 740 kg l'auto raggiungeva una velocità massima di 135 km/h. Tuttavia, erano le sue doti in off-road che ne decretarono il successo, pur ricondotto a una piccola nicchia di mercato.
Citycar 4x4: la moderna Panda 4x4ARRAMPICATRICE SOCIALEInfaticabile scalatrice grazie al suo peso ridotto e all'efficacia del suo sistema di trazione sui due assi, che la rendevano quasi inarrestabile sui fondi più difficili non era raro vederla nelle più glamour località sciistiche, ma era anche la preferita di enti pubblici come le forze dell'ordine e le comunità montane per ovvii motivi di servizio, e che hanno garantito lunga vita alla piccola arrampicatrice italiana. Nel 1987 fu commercializzata la Panda 4x4 Sisley, con finiture più curate oltre ai loghi della partnership con l'allora noto brand di moda. Negli anni la citycar italiana si è evoluta, fino ai giorni nostri quando è uscita di produzione, per poi tornare nel 2023 con una edizione speciale, la4x40°, a celebrare proprio il suo quarantesimo anniversario.
Autobianchi Y10 4WD
Quotazioni medie: 7.000/8.000 euro
Citycar 4x4: l'Autobianchi Y10 4WDUNA RAFFINATA FUORISTRADA Da un'italiana all'altra, da una Fiat a un'Autobianchi , dalla Panda alla mitica Y10. Nell'ottobre del 1986 debutta la versione con trazione integrale inseribile, denominata Y10 4WD. Questo modello riprende gran parte della meccanica dalla Panda 4x4, soprattutto del mio 1986. Infatti, ne viene recuperato il motore Fire, sempre di 999 cc, ma con potenza incrementata fino a raggiungere i 50 CV, nonché lo schema tecnico della trazione integrale con cambio manuale a cinque marce.
Citycar 4x4: l'elegante italiana con trazione integrale e motore da 50 CVTECNOLOGIA ALL'AVANGUARDIASulla Y10 4WD, però, il funzionamento della trazione era gestito da un moderno – per l'epoca – dispositivo elettropneumatico. Si poteva passare dalle due alle quattro ruote motrici semplicemente premendo il pulsante sul cruscotto (invece che azionando la leva nel tunnel centrale). L'intero sistema era concepito inoltre per lasciare fermi albero di trasmissione e semiassi posteriori quando la trazione integrale era disinserita, per limitare consumi di carburante, rumorosità e usura meccanica. La Y10 4WD aveva un assetto rialzato di 3 cm rispetto ai modelli standard, e si poteva riconoscere per i grossi fascioni laterali in plastica grezza, ai cerchi in acciaio da 13” e ai paraspruzzi. Nell'abitacolo si trovavano finiture specifiche e rivestimenti esclusivi per questa particolare versione. La Y10 4WD raggiungeva la velocità massima di 145 km/h.
Suzuki Samurai
Quotazioni medie: 4.000/8.000 euro
Citycar 4x4: la Suzuki SamuraiUN PICCOLO GRANDE SUV Dopo le italiane passiamo a quel costruttore che ancora oggi crede nelle compattezze a trazione integrale, ma questa storia parte da lontano. I giapponesi di Suzuki hanno una lunga tradizione nel campo delle piccole 4x4 e secondo noi la Samurai ne è la degna rappresentante. Se avete virato la boa dei cinquanta, il suo arrivo nel 1989 significa che allora avevate più o meno la maggiore età, quindi non potete non ricordarla. Si tratta di un fuoristrada compatto di 3,4 metri, costruito fino al 2003. Poi, arriveranno nuovi modelli, ma li vediamo dopo.
Citycar 4x4: la Suzuki Samurai con tetto in metalloPIU ''OFF'' CHE ''ON'' ROAD La Samurai - per i giapponesi mai nome più azzeccato - era un'evoluzione dei precedenti modelli SJ410 e SJ413, ma rispetto a questi aveva un look più attuale, parafanghi allargati, cruscotto differente e con il restyling del 1993 il motore, sempre di 1,3 litri, passò all'alimentazione a iniezione elettronica con 69 CV di potenza massima. Nel 1998 vi fu un altro restyling e l'arrivo di modelli con motore diesel di 1,9 litri, dapprima di origine Peugeot con 62 CV e poi Renault con 64 CV. La Suzuki Samurai ebbe un buon riscontro commerciale anche dalle nostre parti in relazione alla nicchia dei modelli compatti a trazione integrale. Aveva un look sbarazzino sia nella variante con carrozzeria chiusa, sia in quella – ancora più giovane e stilosa – con capote in tela. Poco spazio a bordo, soprattutto dietro, ma era la perfetta automobile, antesignana dei “Suvvini” di oggi, capace di rapire il cuore di giovani e meno giovani per le sue doti in fuoristrada, la sua robustezza e il suo incredibile appeal.
Daihatsu Terios
Quotazioni medie: 6.000/10.000 euro
Citycar 4x4: la Daihatsu TeriosSPORT UTILITY ROBUSTO E VERSATILE Restiamo nella terra del Sol Levante per presentare un altro modello che, nel suo piccolo, è entrato di diritto nella storia del costruttore. Si tratta della Daihatsu Terios un altro SUV di segmento B costruito a partire dal 1997 e che, di fatto, ha sostituito un altro SUV compatto, la Feroza. In sostanza, la Terios era un piccolo fuoristrada a cinque porte e cinque posti con portellone posteriore apribile lateralmente e la ruota di scorta esterna come sui “veri” off-road”. Aveva il telaio a longheroni e oltre alla trazione integrale c'era anche 2WD posteriore. Una curiosità: la Terios era disponibile a passo corto e passo lungo. La prima destinata alla maggior parte dei mercati, compreso quello italiano, la seconda era soprattutto per i mercati emergenti del sud est asiatico e poteva ospitare fino a sette passeggeri . La seconda generazione passava da 3,7 a 4,1 metri di lunghezza grazie a un autotelaio più grande. Oltre al propulsore da 1,3 litri era disponibile una unità a quattro cilindri da 1,5 litri per 105 CV. Il cambio era manuale a 5 marce e, opzionale sulla 1.5, un automatico a 4 rapporti.
Citycar 4x4: la Daihatsu Terios aveva trazione integrale con differenziale bloccabileUNA VERA OFF-ROAD IN TAGLIA RIDOTTAE con la trazione integrale permanente c'era un differenziale centrale per ripartire la coppia al 50:50 tra avantreno e retrotreno, che era bloccabile. La Daihatsu Terios si è ricavata una fetta di estimatori anche in Italia, che ne hanno apprezzato soprattutto l'ottimo rapporto fra doti di guida (anche fuoristrada) e prezzo tutto sommato abbordabile per il genere di auto. Era una 4x4 solida e dal look semplice ma gradevole. Nel novembre 2008 è stato lanciato in Europa un leggero restyling che ha introdotto una maschera frontale con una barra cromata e nuovi paraurti. Interrotta la distribuzione sul Vecchio Continente e in America di tutta la gamma Daihatsu nel 2013, la Terios ha continuato ad essere venduta sui mercati asiatici fino al 2017 con un design del tutto differente prima di chiudere la sua onorata carriera.
Suzuki Jimny
Quotazioni medie: prima generazione 7.000/10.000 euro - seconda generazione (omologazione autocarro) da 27.700 euro
Citycar 4x4: la Suzuki Jimny di prima generazioneSUPER COMPATTA E... SUPER 4X4 Citycar, è vero, per dimensioni ma non per carrozzeria. Perché la Suzuki Jimny è un piccolo SUV, prodotto dalla Casa di Hamamatsu fin dal 1998. Presentato come erede della Samurai, ne ha virtualmente ereditato le misure taglia XS e la mobilità in fuoristrada. Le novità, oltre alle motorizzazioni differenti, anche qui benzina e diesel ma con tecnologia più evoluta, prestazioni più elevate (e consumi inferiori, riguardano l'autotelaio grazie al passaggio da sospensioni con schema a balestre a ponte rigido a un più sofisticato sistema con molle elicoidali a ponte rigido. Questo ha permesso di migliorare sensibilmente il comfort e l'escursione su terreni accidentati.
Citycar 4x4: la Suzuki Jimny di seconda generazione ha avuto grande successoBEST SELLER MANCATANel 2018 viene presentata la nuova generazione, con motore 1.3 benzina da 102 CV contro gli 80 circa della precedente unità, che ottiene un successo di vendite insperate, andando sold out sui mercati, ma dal 2020 viene cessata la vendita in Europa della versione omologata “autovettura” a causa delle restrizioni (presenti solo in UE) sulle emissioni ambientali, costringendo Suzuki a realizzare una versione “autocarro” a due posti per evitarne l'estinzione prematura. Oggi, la Suzuki Jimny è un modello ambito dagli appassionati di fuoristrada, pensate che un esemplare della seconda generazione con un apio d'anni sulle spalle può superare la quotazione del nuovo.
Suzuki Ignis
Quotazioni medie: usato 12.000/14.000 euro - nuovo a partire da 21.400 euro
Citycar 4x4: la Suzuki Ignis AllGrip MISURE MINI PRATICITÀMAXI Lo avevamo detto che Suzuki è un costruttore che crede fortemente nella compattezza della trazione integrale, tanto che oggi ha nella lista altri modelli con questo schema meccanico. Per esempio, ci sono la Swift e la Ignis. Ma è proprio quest'ultima che, secondo noi, merita più attenzione. Prodotta dal 2016, riprendendo dopo otto anni il nome di un modello costruito dal 2003 al 2008, la Ignis è arrivata negli autosaloni nel 2017. Anche lei è disponibile con trazione anteriore, ma la 1.2 AllGrip a quattro ruote motrici permanenti è una perla rara per praticità ed efficacia. Lunga 3,7 metri contro i 3,6 metri della generazione precedente, esordisce con un motore quattro cilindri benzina da 90 CV e con un peso inferiore ai 1.000 kg, che le assicura una mobilità eccezionale su percorsi più difficili.
Citycar 4x4: la piccola Suzuki Ignis è perfetta per la città e per le strade sconnessePOTENZIALE ICONA DEL FUTURO?Per dimensioni, peso e capacità di trazione, è paragonata senza timori reverenziali all'originale Fiat Panda 4x4. Nel 2020 viene sottoposta a un aggiornamento di metà carriera, con un restyling esterno, leggere modifiche interne e con l'importante soluzione dei motori Mild-Hybrid. La cilindrata scende a 1.197 cc, con la potenza che scende a 83 CV (sette in meno della versione pre-restyling) ma con una batteria più grande e potente da 10 Ah per ridurre i consumi e rispondere alle normative antinquinamento. La Ignis 1.2 AllGrip è una citycar che piace molto e che risponde alle esigenze più differenti grazie a uno stile originale, a un abitacolo versatile e robusto e alle sue doti di guida brillanti e adatte a tanti percorsi. Adesso tocca a voi. Vi viene in mente qualche citycar a trazione integrale che merita di essere ricordata e che non abbiamo preso in considerazione? Fatecelo sapere!