AGGIORNAMENTO: 22/02/2021
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della Salute Roberto Speranza, ha approvato oggi lunedì 22 febbraio 2021 un decreto-legge che dispone, in considerazione dell’evolversi della situazione epidemiologica da Covid-19, la prosecuzione fino al 27 marzo 2021, su tutto il territorio nazionale, del divieto di spostarsi tra diverse Regioni o Province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute. Le nostre proiezioni (come potete leggere qui sotto) erano motivate, anzi sin troppo ottimistiche. E dal 27 marzo in poi? Perché in realtà, lo stato di emergenza scade il 30 aprile. Per ora...
ARTICOLO ORIGINALE: 15/02/2021
UN DECRETO AL GIORNO... Liberi tutti (almeno di spostarsi tra regioni), anzi no, assolutamente no. Cts preoccupato del diffondersi delle nuove varianti del Coronavirus: di conseguenza, della tenuta del sistema sanitario. Zona gialla, arancio, o rossa, non importa: anche da martedì 16 febbraio in avanti, muoversi da una regione all'altra non è ancora possibile. Per effetto del Decreto legge 12/2021 del 12 febbraio, la misura anticontagio che più da vicino interessa i viaggiatori su lunghe distanze viene dunque prorogata di ulteriori 10 giorni, cioè fino al 25 febbraio. Ma è una data che potremmo tranquillamente ignorare. Nel senso che è pressoché certo che il divieto verrà prolungato ''almeno'' fino al 5 marzo. Ecco perché proprio fino a quella data (e sempre provvisoriamente).
FACCIAMO IL PUNTO In origine, fino al 15 febbraio era in vigore il Dpcm 14 gennaio, sottoscritto dall'allora premier Conte, atto amministrativo in base al quale era vietata la mobilità interregionale anche in zona gialla, se non - come sempre - per comprovate esigenze di lavoro, salute, necessità o per rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza. Salvo nuovi provvedimenti, dal 16 febbraio gli spostamenti tra regioni sarebbero perciò stati nuovamente autorizzati, anche senza bisogno di alcuna delle suddette motivazioni. Appunto, salvo nuovi provvedimenti. Il colpo di coda del Governo uscente è stato - come ampiamente previsto - il prolungamento della misura tramite decreto. Pe il momento, fino al 25 febbraio. Ma stando ai più recenti rapporti delle autorità sanitarie, il quadro epidemiologico è tutt'altro che in miglioramento. E tutto lascia immaginare che la scadenza dei divieti durerà ''almeno'' fino al 5 marzo. Perché proprio il 5 marzo? Perché quella è la data in cui scadono invece le disposizioni contenute nel Decreto legge 2/2021, a sua volta in vigore dal 14 gennaio, e che a sua volta disciplina - tra gli altri argomenti - la mobilità su scala locale e nazionale. Un ginepraio di regole che si sovrappongono.
COL CUORE IN PACE Avvicinandosi al 25 febbraio conosceremo l'orientamento del Comitato tecnico scientifico, e di riflesso quello del nuovo Governo Draghi. Che nel frattempo, come prima mossa già ha fermato in extremis la riapertura degli impianti sciistici: con ordinanza del Ministero della Salute del 14 febbraio, annullata la data del 15 febbraio, strutture ferme ''almeno'' fino al 5 marzo. Insomma un rincorrersi di date, proroghe, proiezioni negative. Un ginepraio di regole che si sovrappongono e si annullano a vicenda e che - trascurando i vari ''decreti ponte'' - poco spazio lasciano all'illusione di una mobilità libera da restrizioni in tempi brevi.