A volte senza saperlo, molti di noi hanno in auto una funzione che ottimizza i consumi in base al percorso programmato sul navigatore. Non è una novità, visto che c'è già da parecchi anni, ma con l'elettrificazione è diventata sempre più importante. La programmazione intelligente permette di gestire automaticamente, e nel modo più redditizio, la carica delle batterie: conservandola per quand'è più utile. Ne avevamo parlato, per esempio, nella prova della BMW 330e plug-in hybrid. Un accorgimento certamente intelligente, ma che si presta a qualche riflessione.
ALLA BASE C'È IL GPS Prima di tutto va segnalato che la pianificazione del percorso vale per la sola andata. Se questo non comporta alcun problema per le auto a motore tradizionale, qualche complicazione in più si crea con le ricaricabili. In particolare, se a destinazione non ho modo o tempo di ricaricare - pensiamo per esempio alla gita domenicale - non posso predisporre un programma sul navigatore che tenga conto del doppio tragitto. Inoltre, la funzione di cui sopra si basa sul GPS, che ovviamente ha bisogno di sapere dove stiamo andando per fare il suo dovere. Quindi dovrebbe sempre essere attivo e noi dovremmo sempre attenerci alle sue indicazioni. Non vi pare eccessivo?
BMW 330e Sport 2020 plug-in hybrid, la prova su strada
A CHI SERVE DAVVERO? Pensate al casa-ufficio: è quello il percorso che compiamo più di frequente e dunque è anche quello su cui ogni minima ottimizzazione ha più effetto nel lungo periodo. Poco importa risparmiare mezzo litro di carburante quella rara volta che andiamo in vacanza al mare o in montagna: è nel corso degli altri 350 giorni l'anno che si fa davvero la differenza. In questo senso, la navigazione predittiva può essere una buona abitudine per gli agenti di commercio o per chi fa molti chilometri per andare da vari clienti in località diverse: molto meno per chi fa lavoro d'ufficio, visto che nessuno sano di mente metterebbe il navigatore per ripetere una strada che sa a memoria. Tanto più che il navigatore perfetto non esiste e non mancano i casi in cui ci fa allungare il percorso anziché abbreviarlo.
LUCI E OMBRE DEI NAVIGATORI Vero, chi usa la navigazione Live di TomTom (che troviamo anche nella nuova Alfa Romeo Tonale), Google Maps o Waze, tanto per citare tre famosissime applicazioni che tengono monitorato anche il traffico, scampa talvolta all'ingorgo improvviso, schivando la coda e il relativo ritardo. Ma quante volte questo sistema può migliorare davvero le cose rispetto al ripetitivo tran-tran quotidiano e agli aggiustamenti dettati dall'esperienza? Personalmente il navigatore lo uso al bisogno, ma proprio di recente ho avuto dimostrazione di quanto, ancora oggi, i software che governano questi dispositivi siano imperfetti e vadano usati con la dovuta attenzione.
Waze con TomTom è partner di Mobilità 3.0
LO SVARIONE DI GOOGLE MAPS Nel mio caso, l'ultima disavventura è stata quando ho impostato una destinazione in zona navigli a Milano e il ''naviga'' (lasciatemelo dire come usa tra noi baüscia) mi ha portato in una via dal nome palesemente diverso. Oltretutto in una zona a traffico limitato e dagli accessi sorvegliati tramite telecamere. Se avete a cuore il mio destino vi ringrazio e vi tranquillizzo: il divieto d'accesso non riguardava i veicoli come il mio ed era attivo in altri orari, non di meno la guida elettronica delle Google Maps ha preso un bello svarione.
ERRORE PERDONABILE? In realtà il cervello elettronico di Big G si è sbagliato di poco: mi ha portato nel proseguimento della via che cercavo: da lì raggiungibile, però, solo a piedi, passando sopra a un ponticello del naviglio. Se però un piccolo errore per un essere umano ha spesso qualcosa di giustificabile, per una macchina che ragiona in termini di ''uni'' e di ''zeri'' è un fallimento e non basta che mi abbia condotto nelle vicinanze. Ho pensato a un'imprecisione nella mappatura: magari a Cupertino hanno associato un tratto d'asfalto di appena un centinaio di metri con il resto della strada che è molto più lungo, se non fosse che anche il numero civico era indicato - con precisione - nel posto sbagliato.
Milano, i navigli by night
INCIDENTI DI PERCORSO Di esempi come il mio, con esiti anche più drammatici, le cronache sul Web sono ricche. Un notiziario della Valle Camonica datato gennaio 2022 riporta di due turisti che sono stati indotti a imboccare una vecchia strada militare non percorribile ai piedi del Mortirolo, tra Corteno Golgi e il passo dell'Aprica. Per liberare i malcapitati bloccati sotto la neve sono intervenuti i vigili del fuoco. Per non cadere nella trappola del navigatore serve tenere alto il livello d'attenzione. Personalmente mi è capitato di seguire percorsi più lunghi e trafficati del necessario per raggiungere località che sapevo dove si trovassero solo a grandi linee. Ma non mancano i casi in cui delegare al cervello elettronico ha dato risultati esilaranti, quando non fatali.
BASTA UNA DISTRAZIONE Famoso il caso dei lavoratori di una compagnia di costruzioni inglese che, per una gita natalizia con il pulmino dell'azienda, sono finiti nel villaggio di Lille in Belgio, invece che nella città di Lille in Francia. E che dire di quei turisti giapponesi in vacanza a Brisbane, che senza discutere si sono impantanati sulle rive del Pacifico? Per non parlare del camionista siriano diretto a Gibilterra in Spagna (Gibraltar in inglese) finito per sbaglio a Gibraltar Point, nel Regno Unito, a 1.600 km di distanza, come riportato a suo tempo dalla BBC.
Il Ford Bronco semi-sommerso (il mostro di Loch Ness l'abbiamo aggiunto noi ;-)
UN OSTACOLO PER LA GUIDA AUTONOMA Questo per dire che se la riduzione di consumi ed emissioni - e in futuro anche la guida autonoma di auto e taxi - passa per un uso continuativo del navigatore, aspettiamoci un'impennata di queste incomprensioni e un conseguente aumento di consumi ed emissioni per rimediare agli errori. Un vantaggio, quello di ottimizzare tramite il GPS, che potrebbe avere effetti molto modesti. Opinioni in merito? Raccontatemi la vostra esperienza.