Nuovo mandato di arresto dalla Procura di Tokyo per l'ex tycoon Nissan-Renault. Abuso d'ufficio: Ghosn rischia 10 anni di carcere
FINALMENTE LIBERO. ANZI NO Sembrava fatta, e invece ecco la beffa. La vita in libertà resta per Carlos Ghosn una chimera, dal momento che la delibera di scarcerazione inizialmente emessa da una corte giapponese viene ora puntualmente annullata da un nuovo (e ancor più grave) mandato di cattura. L'ex numero uno del primo Gruppo al mondo trattato come una pallina da flipper: dentro, fuori, poi di nuovo dentro. E chissà adesso per quanto.
ABUSO D'UFFICIO In realtà, dal 19 novembre scorso (giorno dell'arresto con l'accusa di evasione fiscale e false informazioni circa il proprio compenso), il tycoon franco-libanese-brasiliano la sua cella non l'ha mai abbandonata. Dopo infatti che la richiesta dei pm di prolungarne la detenzione nel super carcere di Tokyo era stata respinta dai giudici, a stretto giro di posta ecco formularsi un nuovo capo d'imputazione, quello di abuso d'ufficio. Dal 2008 al 2012, Ghosn avrebbe coperto perdite su investimenti privati pari a 1,85 miliardi di yen, circa 16 milioni di dollari, prelevando fondi dalle casse Nissan.
C'ERA UNA VOLTA IL BOSS Poiché il mandato di arresto coincide col giorno previsto per il momentaneo rilascio, Ghosn non è mai stato formalmente in libertà. Altri 10 giorni in prigione sono ora garantiti, il guaio è che per reati come quello attribuito al boss storico dell'Alleanza la legge giapponese prevede pene fino a 10 anni. Nissan e Mitisubishi lo hanno già scaricato, Renault temporeggia. Certo è che la parabola di Ghosn, se non è giunta al capolinea adesso, allora quando.