L'allarme del Codacons: aumenti immotivati, sulla speculazione intervengano i Nas. Gli effetti dei rincari sull'economia nazionale
CARO CARBURANTE Stavolta non c'è nessun ponte all'orizzonte, né l'esodo estivo è esattamente alle porte. Sta di fatto che i prezzi dei carburanti, in Italia, sono montati nello spazio di una notte. Benzina e diesel alle stelle, a livelli come non si registravano dal 2015: per un litro di gasolio si spende oggi il 3,3% in più rispetto ad aprile, mentre la verde è aumentata del 2,8%: in media, per un pieno di carburante servono 2,3 euro in più rispetto al mese scorso.
AUMENTI NUCLEARI Le tabelle del Mise aggiornate al 14 maggio riportano la benzina sopra quota 1,6 euro (1,606 euro), ai massimi cioè dal luglio 2015. A sua volta, il diesel viaggia sugli 1,483 euro al litro: è il record da giugno 2015. Pesa, sulle quotazioni del petrolio, l'escalation di tensione tra gli Stati Uniti e l'Iran. D'accordo, ma gli effetti sui listini alla pompa, lamenta il Codacons, "sono stati troppo veloci e assai dannosi per le tasche dei consumatori”.
SUL PIEDE DI GUERRA La rabbia dell'associazione è motivata da un dettaglio: "Non si capisce come sia possibile che il prezzo alla pompa aumenti al solo annuncio di tensioni in Medioriente: il petrolio venduto oggi è stato acquistato nei mesi scorsi, quando le quotazioni erano decisamente inferiori ai prezzi odierni". Ecco perché il Codacons non ci sta e chiede ai Nas di verificare se "la speculazione possa configurare una forma di aggiotaggio”.
EFFETTO DOMINO Dal canto suo, Coldiretti calcola le conseguenze che l'aumento dei carburanti riversa sull'economia nazionale: “In un Paese come l’Italia dove l’85% dei trasporti avviene su strada, l’incremento dei prezzi alla pompa ha un effetto valanga sulla spesa, con un aumento dei costi di trasporto, produzione, trasformazione e conservazione”. A subire i danni maggiori sarebbe la filiera agroalimentare: il conto alla cassa del distributore è solo la punta dell'iceberg.