In Europa la mobilità condivisa conta 4,5 milioni di utenti, 1,1 milioni solo nel nostro Paese. E il trend è in crescita. I dati
CAR SHARING PASSION Italiani popolo di santi, poeti e navigatori. Che per solcare il mare, preferiscono dividere le spese tra di loro. Appartiene al passato, il clichè dell'automobilista affezionato al proprio mezzo come fosse il proprio amante, e guai a chi glielo tocca. Oggi, all'acquisto dell'auto si preferisce il noleggio. Al possesso, il servizio. Alla spesa a fondo perduto, il gettone di utilizzo on-demand. I dati non mentono: anche in Italia, Paese talvolta considerato sordo a certe forme di innovazione, car sharing e ride sharing trovano terreno fertile. Ancor più che nel resto d'Europa. Snoccioliamo qualche numero.
SIAMO UN MILIONE Come emerso durante il meeting promosso i giorni scorsi da Forum Automotive, il format nato come serbatoio di dibattiti sul futuro dell'auto e della mobilità in ogni sua accezione, nel 2016 gli utenti di car sharing in Europa ammontavano a 4,5 milioni, con Germania e Italia nel ruolo di leader. Proprio lo Stivale, con un bacino di 1,1 milioni di individui che almeno una volta hanno usufruito di un servizio di mobilità condivisa, si distingue come il Paese dalla più rapida crescita nel Continente: un utente car sharing su 5 parla l'idioma di Dante.
EVOLUZIONE DELLA SPECIE Lo studio condotto dalla società di consulenza AlixPartners stima che nel Vecchio Continente la formula dell'auto in comunione conquisterà da qui al 2020 altri 3,5 milioni di fan, raggiungendo quota 8 milioni. Dalle grandi città, il fenomeno contagerà anche i centri urbani minori: alle Case auto, il compito di maturare consapevolezza e riorganizzare il proprio business in funzione di una domanda che fino a qualche tempo si limitava a percentuali trascurabili. D'altra parte, i costi di proprietà di un veicolo, trascurabili non li sono mai stati. Perché allora svenarsi, per poi lasciare l'auto in garage 23 ore al giorno?
RIDE SHARING SPEAKS ENGLISH In Italia, il 61% degli utenti dichiara che grazie al car sharing sta evitando, o quantomeno rinviando, l’acquisto di un veicolo. In Europa la media è leggermente più bassa, tra il 50% e il 60%. Nel resto dell'Unione, in realtà, il car sharing soffre l'avanzata del ride sharing (corse in taxi condivise), servizio sempre più popolare soprattutto in Gran Bretagna e in Francia. Discorso analogo per gli Stati Uniti: mentre il car sharing ha registrato, dal 2013 al 2017, un calo del 20%, con proiezioni di ulteriore contrazione, il ride sharing (con le compagnie Uber e Lyft nella parte del leone) è cresciuto negli ultimi 12 mesi di un cospicuo 18%.
PERCENTUALI CINESI Diamo infine uno sguardo ai mercati dell'Estremo Oriente. Rosee sono le prospettive di crescita della mobilità condivisa in Cina, Paese dove si prevede che sia le attività di car sharing, sia quelle di ride sharing, saranno protagoniste nel prossimo anno di un'impennata di oltre il 40%. In Giappone, arcipelago sul quale oggi treno e metropolitana costituiscono la modalità di trasporto dominante, car sharing e ride sharing rappresentano al momento un’opzione di trasporto residuale. Ma destinata inesorabilmente a esplodere: +30-40% nei prossimi 12 mesi. La mobilità condivisa non ha bandiera.