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Editoriale

L'Italia si scontra con le auto elettriche (e plug-in). Perché?


Avatar di Emanuele Colombo, il 18/12/22

2 anni fa - Auto elettriche e plug-in hybrid: perché in Italia non si vendono

BEV e PHEV: il flop delle ricaricabili in Italia
Auto elettriche e plug-in hybrid: perché in Italia non si vendono? Riflettiamo sui dati di UNRAE e Luiss Business School

Italia fanalino di coda in Europa per la vendita di auto elettriche e plug-in hybrid: i modelli ricaricabili non piacciono agli automobilisti del Belpaese o c’è di più? Fanno riflettere i dati raccolti da UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) e dall’Osservatorio sull'Auto e la Mobilità della Luiss Business School, esposti durante una presentazione congiunta.

Italia ultima tra i primi 5 mercati europei per auto elettriche e plug-inItalia ultima tra i primi 5 mercati europei per auto elettriche e plug-in

UN SETTORE A RISCHIO Chi si ferma è perduto: questa in sintesi la posizione di Michele Crisci, Presidente di UNRAE, che sottolinea l’importanza della filiera automotive in Italia e l’urgenza di mantenerla agguerrita nella sfida dell’elettrificazione. Con un 2022 che si chiude con dati di mercato al minimo storico – peggiori di quelli registrati in pieno lockdown per la pandemia – si mettono a rischio 1,25 milioni di lavoratori del settore e un gettito fiscale di oltre 76 miliardi di euro, pari al 20% del PIL, se non si permetterà con opportune politiche di rimanere competitive alle industrie nazionali impegnate nella componentistica e nella realizzazione di autoveicoli.

I numeri del settore automotive in ItaliaI numeri del settore automotive in Italia

IBRIDE SÌ, MA SENZA SPINA Considerazioni ambientali a parte, sostenere la rivoluzione elettrica è visto come necessario per alimentare un volano economico che tuteli l’occupazione e il benessere sociale così come lo conosciamo. Peccato che tra i cinque mercati dell’auto più importanti del’Unione Europea, quello italiano è il più ostile alle auto “alla spina”, dietro a Spagna, Francia, Inghilterra e Germania. E secondo UNRAE anche per il 2023 le previsioni sono fosche: appena 1 veicolo su 8 sarà di questo tipo, si stima. Al contrario siamo gli automobilisti più recettivi nei confronti delle ibride non ricaricabili: meno costose e del tutto indipendenti da prese, colonnine e wallbox. Che ci sia un legame?

Italia prima in Europa per le vendite di ibride non ricaricabiliItalia prima in Europa per le vendite di ibride non ricaricabili

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L'HANDICAP DELLE COLONNINE Un dato proposto in conferenza mostra che parte del problema è riferibile alle infrastrutture di ricarica. Rispetto alla rete viaria, l’Italia ha appena 6 punti di ricarica ogni 100 km (e la maggior parte di essi sono lenti), contro gli 11 dell’Inghilterra, i 12 della Germania, i 14 della Svizzera, i 24 della Norvegia e i 71 dell’Olanda. Gran parte dei finanziamenti per le infrastrutture già stanziati, sottolinea Crisci, non sarebbero stati erogati per tutta una serie di ragioni che comprendono, tra le altre, complicazioni burocratiche legate alle gestioni locali e all’installazione di punti di ricarica nei condomini (ne ho parlato qui).

Infrastrutture di ricarica ogni 100 km: la classifica secondo UNRAEInfrastrutture di ricarica ogni 100 km: la classifica secondo UNRAE

REDDITO E FISCO: ALTRI DUE SCOGLI Tuttavia, nonostante le difficoltà, noi italiani con le infrastrutture per elettriche e plug-in facciamo già un pochino meglio della Francia e molto meglio della Spagna (foto più in alto), dove però BEV e PHEV si vendono di più. Come mai? Almeno due fattori concorrono a questa situazione: il reddito medio italiano, che è il più basso tra i 5 mercati di riferimento, e soprattutto la fiscalità che penalizza le auto aziendali. Il fatto è che le auto elettriche all'estero sono principalmente acquisite dalle flotte e date in uso ai dipendenti, spesso con ricarica gratuita in azienda. Se l'Italia è fanalino di coda anche sulle auto aziendali tout court (40% contro il 55% e oltre degli altri Paesi) è logico che i modelli ricaricabili ne risentano.

Proposte UNRAE sulla riforma della fiscalità delle auto aziendaliProposte UNRAE sulla riforma della fiscalità delle auto aziendali

UNA QUESTIONE DIBATTUTA Altro aspetto da valutare, ma che pesa un po' su tutta Europa, è la diffidenza del pubblico nei confronti delle auto a batterie, con particolare riguardo alla sicurezza. Come già spiegato in altro articolo, non ci sono ancora dati sufficienti per stabilire se le auto elettriche (ed elettrificate) siano più o meno sicure di quelle tradizionali, ma le notizie di alcuni incendi di batterie al litio e delle difficoltà incontrate dai vigili del fuoco nell'estinguerli, hanno risollevato una questione che sembra ancora interessare una parte significativa - o quantomeno molto interattiva - del pubblico.

Di cosa parlano i Tweet più discussi delle case automobilistiche (Osservatorio Luiss Business School)Di cosa parlano i Tweet più discussi delle case automobilistiche (Osservatorio Luiss Business School)

LA RICERCA SOCIAL DI LUISS Gli indizi di ciò si trovano nella ricerca dell'Osservatorio sull'Auto e la Mobilità istituito dalla Luiss Business School. Analizzando i Tweet delle case automobilistiche che hanno generato maggiore interazione, i ricercatori hanno evidenziato i cinque argomenti più rilevanti sotto forma di parole chiave (keywords): CO2, che è un'esca utilizzata nei post delle case automobilistiche stesse, a cui i cosiddetti ''debater'' - ossia coloro che vi hanno interagito - hanno risposto principalmente con battery, safety, EV e hybrid (grafico qui sopra). Un nervo evidentemente ancora scoperto, quello della sicurezza delle batterie per EV e auto ibride, che le ricerche dei prossimi anni contribuiranno a desensibilizzare.


Pubblicato da Emanuele Colombo, 18/12/2022
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