DAGLI ABISSI Quando si è toccato il fondo, ma anziché buttarsi giù, riemergere con più entusiasmo ancora. Mentre il mondo intero si affretta a sostituire i combustibili fossili con fonti di energia rinnovabile, una nuova ricerca mostra come centinaia di milioni di tonnellate di metalli fondamentali per la produzione e il funzionamento delle batterie per auto elettriche possano essere forniti dalle rocce polimetalliche dei fondali oceanici. Con un impatto sul clima (tema ''caldo'') notevolmente inferiore rispetto all'estrazione degli stessi metalli dalla terraferma.
SIMULAZIONI Pubblicato sul Journal of Cleaner Production, lo studio intitolato ''Life Cycle Climate Change Impacts of Producing Battery Metals from Land Mines versus Deep-Sea Polymetallic Nodules'' formula una scenario, nel 2047, di domanda di produzione di quattro metalli (nichel, cobalto, manganese, rame) per un miliardo di batterie EV da 75 kWh, con una chimica catodica di NMC 811 (80% nichel, 10% manganese, 10% cobalto). Quindi confronta gli impatti del cambiamento climatico della fornitura di questi quattro metalli da due fonti differenti: minerali convenzionali trovati sulla terra e rocce polimetalliche con alte concentrazioni di quattro metalli in un singolo minerale sul fondo del mare, a una profondità di 4-6 km.
Nodulo di manganese di fondale marino
MARE VS TERRA Ebbene, la produzione di metalli per batterie dalle rocce marine - stando alla ricerca - ridurrebbe le emissioni umane di CO2 del 70-75%. A sua volta, l'interruzione dei servizi di sequestro di anidride carbonica (in estrema sintesi, qualsiasi processo di confinamento geologico della CO2 prodotta dai grandi impianti di combustione) calerebbero dell'88%, il diossido di carbonio immagazzinato a rischio, del 94%. “I minatori terrestri - spiega Daina Paulikas, University of Delaware’s Center for Minerals, Materials and Society - sono ostacolati da sfide come il calo dei gradi di minerale: concentrazioni inferiori di metallo comportano maggiori requisiti di energia, materiali e superficie per produrre gli stessi volumi. Al contrario, la raccolta dei noduli polimetallici dai fondali marini comporta un'impronta di energia, suolo e rifiuti relativamente bassa rispetto a una miniera convenzionale.''.
GIGA DIFFERENZE Sulla terra, la CO2 è immagazzinata nella vegetazione, nel suolo e nei detriti. L'estrazione richiede la rimozione di foreste, altra vegetazione e terriccio per accedere al minerale, immagazzinare rifiuti, costruire infrastrutture, quindi generare CO2. Sul fondo del mare, l'anidride carbonica è invece intrappolata nei sedimenti e nell'acqua marina. Poiché non esiste un meccanismo noto che permetta ai sedimenti disturbati del fondo marino di salire in superficie e influire sul carbonio atmosferico, la produzione di metalli dalle rocce oceaniche per un miliardo di veicoli elettrici si tradurrebbe in un contenimento delle emissioni di 11,6 Gt (11,6 miliardi di tonnellate). Incrementando del 66% le probabilità di contenere nei prossimi decenni il fenomeno del riscaldamento globale entro 1,5° C. Meditiamo, meditiamo.