I giovani sognano l'auto di proprietà e il 60% delle persone usa l'auto per muoversi in città. Guidare green? Sì ma occhio ai costi
L’AUTO È DI PROPRIETÀ L’auto privata rimane il primo mezzo, tanto che il 60% delle persone la utilizza per muoversi in città e l’alternativa del car sharing vale solo il 3%. Questo è il primo punto che emerge con forza durante la presentazione della ricerca di Nielsen indetta da Autoscout24: “Italia mobility 2030 – I nuovi orizzonti della mobilità. Elettrico, car sharing, guida autonoma: tante strade, un unico futuro”. Una fotografia della mobilità in Italia nel 2019 grazie al coinvolgimento campione di 1000 consumatori rappresentativi della popolazione italiana dotati di vettura, 100 rivenditori e 7 esperti intervistati in modo approfondito. La mobilità green piace ai cittadini ma devono scontrarsi con la difficoltà di spostarsi con i mezzi pubblici: solo il 24% si ritiene soddisfatto dei servizi. Infatti è proprio il trasporto pubblico ad essere additato come principale problema dal 95% degli intervistati: sotto accusa la mancanza di puntualità (53%) e la scarsa frequenza dei mezzi (52%). Un altro punto a favore della politicamente bistrattata automobile è l’indipendenza che, per mancanza di alternative valide, solo lei ci può dare.
QUOTA TRE SU CENTO Il tema del car sharing è controverso e quel dato fermo al 3% rimane un campanello d’allarme: è un business profittevole solo nelle grandi, grandissime metropoli e assolutamente non sostenibile a livello finanziario nei piccoli o medi centri. I costi per far muovere la macchina del car sharing sono elevati e in Italia non ci sono metropoli così grandi da attivare un adeguato numero di persone se non Milano e Roma. “Il car sharing – spiega Gioia Manetti, Vice President International di AutoScout24 – è in evoluzione, ma così come è oggi non riesce a scalare. Dovrà evolversi verso la micromobilità”.
RITORNO AL PASSATO Il dato sorprendente è il ritorno dei giovani al desiderio di proprietà dell’auto. L’80% degli intervistati ritiene che avrà ancora un mezzo di proprietà nei prossimi 10-15 anni. La fascia d’eta dei giovanissimi, 18-24 anni, sono quelli che più di tutti desiderano possedere un’automobile con un netto 92% rispetto ai “genitori” Boomers che si fermano ad un comunque positivo 72%. Per i giovani automobilisti l’auto non è più vista come uno status symbol ma come ponte di collegamento alla propria libertà di movimento. “C’è il tema della libertà di movimento – dice Gioia Manetti – l’auto permette questa libertà, quindi i dati non ci meravigliano. Bisogna distinguere da quello che succede nella mente di un ragazzo prima di prendere la patente, quando magari ancora sogna un mondo green, e quello che accade quando quello stesso ragazzo diventa maggiorenne, si assume le prime responsabilità, inizia un percorso di pendolarismo e quindi deve imparare a gestire i propri tempi, oltre ad avere la necessità di una maggiore comodità”.
GREEN O SAVE THE MONEY? Essere o non essere. La coscienza green dei consumatori si scontra con l’attenzione al risparmio. Le auto elettriche e ibride sono ancora troppo care (60%) e il beneficio economico di ritorno non così efficace da determinare l’acquisto delle nuove tecnologie su quattro ruote (vedi scarsa autonomia e mancanza di colonnine pubbliche 56%). La voglia di cambiamento, però, è evidente visto che il 71% degli intervistati dichiara che tra 10-15 anni sceglierà un’auto ibrida, il 58% elettrica, il 41% a GPL, il 37% a metano, il 32% a benzina e solo il 27% a gasolio. Il crollo del motore diesel è evidente ma gli esperti pensano che non morirà visto che il 44% lo acquistano in ottica risparmio e il mercato offrirà sempre più motori diesel performanti e meno inquinanti.
GUIDA AUTONOMA?MARKETING Recentemente il designer italiano ex capo del Centro Stile del Gruppo Volkswagen, Walter de Silva, ha dichiarato pubblicamente che “la guida autonoma sponsorizzata a breve termine è solo questione di marketing”. La ricerca commissionata da Autoscout24 conferma che la luce verde per la guida autonoma è ancora molto lontana. Perché? Mancano le infrastrutture speciali necessarie e il processo di trasformazione per disciplinare con leggi e responsabilità sarà lento e lungo. A fronte di costi elevati (58%), nelle difficoltà a stabilire le responsabilità in caso di incidente (45%) e nella mancanza di fiducia verso la tecnologia/intelligenza artificiale (44%) molti riconoscono i benefici di una guida con maggiore relax e accessibilità (50%) e sicurezza (38%).
IL FUTURO?FRAMMENTATO Chiedendo al campione intervistato come si immaginano il futuro nelle città, il 60% ritiene che il ciclismo urbano e la pedonabilità sia la risposta, il 40% pensa a infrastrutture stradali modificate per favorire spazi aperti (piazze e parchi) e modalità di viaggio alternative mentre solo il 33% pensa che il problema del traffico possa diminuire. La mobilità passa anche dalla rete e il 64% prevede che sia connessa tramite Wi-Fi indistintamente che si tratti di mobilità pubblica o privata. Avremo quindi una evoluzione graduale delle nostre città che saranno sempre più a favore dei pedoni e ciclisti, iperconnesse e attireranno nuove forme di mobilità come il car sharing con veicoli elettrici a guida autonoma.