GIOCHIAMO A VERO O FALSO Le bugie hanno le gambe corte, minacciava nonna con quell'espressione a metà strada tra severità e dolcezza, per tentare di convincermi a vuotare il sacco, e a confessare come diavolo mi fossi procurato due ginocchia più sbucciate di due arance. Una bugia ben congegnata, tuttavia, poteva risparmiarmi un doloroso scoppolone, e allora sai che c'è, io la coscienza in quel momento la sotterro e sparo la prima panzana che mi balza in mente. Valeva da bambini, quando infrangevi il coprifuoco imposto dalla matriarca, vale oggi che siamo adulti, e una bugia può sollevarti da grane anche peggiori, che non una scoppola. Fornire ad un agente un'autocertificazione falsa, quindi mentire sulla ragione, la provenienza o la destinazione di uno spostamento, vanno ripetendo sui giornali ed in TV, è reato penale. La semplice sanzione si trasforma in una denuncia, bella gatta da pelare. Ma ne siamo così certi? Perché un giudice, anzi due, sostengono il contrario.
IL PAESE DELLE MEZZE VERITÀ A inauguare una linea in contrasto coi Dpcm fu un giudice del Tribunale di Reggio Emilia, la cui sentenza, datata 11 marzo 2021, assolse una coppia dall'accusa di falso ideologico, dopo essere stata sorpresa a mentire sulla natura del proprio spostamento in zona rossa. All'episodio emiliano si è aggiunto ben presto un altro caso scuola: il giudice dell'udienza preliminare di Milano ha di recente scagionato un giovane il quale, la primavera scorsa, fermato e incalzato dalle Forze dell'Ordine aveva restituito informazioni non corrispondenti al vero (cioè che rincasava dal negozio di cui era dipendente, ma nel quale, in quel giorno, non aveva lavorato). L'assoluzione poggia sul principio in base al quale non esiste alcuna norma giuridica che imponga al cittadino di professare per iscritto la verità circa il suo spostamento in tempi di lockdown. Il gup di Milano rincara la dose: punire penalmente chi, liberamente, sceglie di mentire sull'autodichiarazione, è un provvedimento incostituzionale.
ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA Detto in parole povere: quando le alternative sono, rispettivamente, ammettere spontaneamente la propria infrazione (e incorrere in una sanzione amministrativa, o peggio ancora penale, a seconda delle circostanze), oppure dichiarare il falso, proteggendosi così da una misura ancora più severa, il soggetto è libero di dire una bugia. Nel nostro ordinamento non vi è traccia di un passaggio che imponga al cittadino di autodenunciarsi. Detto in parole ancor più povere: quando hai due sole strade, cioè dire la verità, e rischiare una denuncia per inosservanza di un provvedimento dell'autorità, e non dire la verità, e andare incontro a un processo per falso ideologico in atto pubblico, per il gup di Milano mentire è lecito. Poiché (tra l'altro) unico strumento a propria disposizione, in quel momento, per esercitare il diritto all'autodifesa. Questo non vuole essere affatto un invito a infrangere le norme. Stiamo solo riportando un fatto di cronaca, oltretutto non è detto che altri magistrati non possano in futuro ignorare questi precedenti. Tuttavia a informarsi (ed informarsi bene) non si compie alcun illecito.