SOLO EV Nel mese di luglio ho avuto la fortuna di guidare non una, non due ma ben tre auto elettriche, lasciando il mio vecchio gasolone a fare la muffa in garage. Prima Honda e, che è stata protagonista dell’ultimo exploit del sapido Ernesto Carbone, poi la piccola Smart EQ fortwo cabrio, che si è giocata ai punti la sfida di miglior cabrio cittadina insieme alla Nuova 500 Cabrio elettrica, e poi la più grandicella Renault Zoe, di cui nei prossimi giorni pubblicheremo la prova completa.
Ansia da ricarica per le auto elettriche: la cittadina Honda e
DI COSA SI PARLA? L’ansia da ricarica è la preoccupazione che monta quando si utilizza un’auto elettrica, e che nasce da diversi motivi, tutti pienamente giustificati. Il primo è oggettivo: l’autonomia di una BEV (Battery Electric Vehicle) è minore di quella di un’auto tradizionale (ICE, che sta per Internal Combustion Engine, motore a combustione interna). Su modelli di piccola taglia ci si aggira più o meno attorno ai 200/300 km; con l’aumentare delle dimensioni dell’auto (e della batteria, e del prezzo) si può arrivare a superare i 500 km abbondanti. Valori rilevanti, ma comunque lontani da quelli di un’auto a benzina o gasolio.
Ansia da ricarica per le auto elettriche: la presa di ricarica di Renault ZOE
IL PROBLEMA DEL PIENO Il secondo motivo è sì oggettivo, ma anche culturale: per trovare un distributore basta lanciare un sasso che se ne colpiscono almeno tre. Dell’autonomia ci si preoccupa solo quando la lancetta del carburante si avvicina allo 0 o si accende la spia della riserva: a quel punto ci si ferma alla prima pompa e ci si rifornisce. Lo facciamo da sempre, ed è una routine scolpita nel nostro quotidiano. Le colonnine per la ricarica sono invece molto meno diffuse. Gli spazi sono pochi, a volte sono occupate, magari non vanno... Inutile girarci attorno, il pensiero è sempre quello: “E se rimango a piedi? Dove vado?”.
Ansia da ricarica per le auto elettriche: lo scettico Ernesto Carbone
NELLA REALTÀ Ho passato un mese intero a muovermi sempre con un’auto elettrica: commissioni, spesa al supermercato, visite mediche, cinema, aperitivi con gli amici sui Navigli, cene romantiche in centro, figlie da accompagnare e prelevare all’aeroporto di Bergamo, occasionali gite fuori porta... E mai, e dico proprio mai, sono stato assalito dall’ansia da ricarica. E devo essere sincero, la cosa ha stupito prima di tutto me.
Ansia da ricarica per le auto elettriche: una colonnina pubblica
PLUG AND DRIVE Anche le colonnine: sembra che non ce ne siano mai, ma solo fino a quando non devi usarle (ecco la nostra guida alla ricarica dell'auto elettrica). Io sono un privilegiato perché vivo al confine con Milano, che dal punto di vista delle infrastrutture è messa abbastanza bene (ma dovranno crescere, di pari passo con il numero delle auto elettriche in circolazione). Dopo aver ritirato la prima elettrica, ho scoperto che ci sono almeno dodici colonnine nel raggio di un paio di km da casa mia, e di cui ignoravo completamente l’esistenza. Muovendomi per Milano e Bergamo sono sempre riuscito ad attaccarmi a una colonnina al massimo a dieci minuti a piedi da qualunque posto dovessi andare. Per poi tornare e trovare la batteria al 100%. E tutto questo senza mai ricaricare l’auto nel box.
Ansia da ricarica per le auto elettriche: sfida tra cabrio cittadine elettriche
QUANTI KM FARAI Vero, non sono andato dall’altra parte dello Stivale, né ho puntato la bussola verso Capo Nord. Ho semplicemente vissuto l’automobile come la vivo ogni giorno, con tragitti mediamente brevi, alcuni un po’ più lunghi. La prima domanda di tutti quelli con cui ho parlato, amici e parenti, è “quanti km fa?”. Ma è una domanda sbagliata. Quella giusta è “quanti km FAI?”. E ti rendi conto che non ne fai molti.
Ansia da ricarica per le auto elettriche: la presa di ricarica ChaDeMo di Nissan Leaf
COME SUPERARE L’ANSIA L’ansia da ricarica si supera, basta un piccolo cambio di mentalità: quello che ti fa pensare a ricaricare l’auto appena puoi, e non solo quando serve. Quando è ferma a non far nulla, e non quando ti trovi in riserva spianata. Occorre solo imparare a organizzarsi un po’, e pianificare un minimo, ma proprio un minimo. Se il giorno dopo devo fare 200 km di autostrada e l’auto è al 40%, so che non farò il pieno mentre vado, e quindi la porto due ore alla colonnina la sera prima. Fine.
Ansia da ricarica per le auto elettriche: ricarica a una colonnina pubblica
CI VUOLE TEMPO Non è uno “switch” banale, né tantomeno immediato. Magari la mia tranquillità deriva dal mio passato di metanista, che mi ha portato per anni a organizzare per tempo i viaggi più lunghi onde evitare di consumare benzina (riuscire a non andare MAI a benzina è uno degli obiettivi segreti di ogni buon metanista, e chi dice il contrario mente). O magari perché sono metodico di mio. Però è meno complicato di quanto sembra.