TREND POSITIVO La crisi del mercato dell’auto non è certamente da imputare esclusivamente alla pandemia da Covid-19. Le sue origini sono ben più lontane, il Coronavirus non ha fatto altro che acutizzare una sofferenza già conclamata. Nonostante le immatricolazioni di auto con motore a combustione interna (ICE), siano esse Diesel o benzina, registrino numeri preoccupanti, negli ultimi mesi - in Italia e all’estero - sembra essersi consolidato il trend positivo che da tempo vede le auto elettriche al 100%, ma anche le auto solo in parte elettrificate (full hybrid, mild hybrid, plug-in hybrid), contendersi percentuali di crescita, in controtendenza rispetto a un mercato ancora drammaticamente stagnante. Via libera alla diffusione di massa? Non proprio, ecco perché.
In UK si studia lo stop al motore a scoppio entro il 2030
SIAMO DAVVERO PRONTI? Se da un lato incentivi e sovvenzioni hanno agito da booster per le vetture a basso impatto ambientale, non è affatto detto che l’accelerazione impartita dai Governi corrisponda a un altrettanto adeguato sviluppo delle reti di ricarica. L’Italia è l’esempio lampante di questa sproporzione, una distorsione che diventa ancor più marcata se si considera la penuria di stazioni a elevate potenze, cioè punti di rifornimento indispensabili per poter utilizzare un’auto a batteria senza incappare nella tanto temuta ansia da ricarica.
BYE BYE MOTORE A SCOPPIO? All’estero però non fanno meglio, si prenda infatti il caso della Gran Bretagna. Secondo quanto riportato dal The Guardian, il Governo Johnson sarebbe pronto ad anticipare la messa al bando di tutti i propulsori a combustione interna (ibridi compresi). Il termine ultimo sarebbe fissato per il 2030, solo tre anni fa si parlava di 2040: oggi, visti i dati incoraggianti dell’immatricolato EV, il Governo di Sua Maestà sembra pronto a voltare definitivamente le spalle al motore a scoppio. Una scelta che secondo il CEO della Society of Motor Manufacturers & Traders, Mike Hawes, avrebbe però ''fortissime ricadute sull'industria automobilistica britannica'' e sull'occupazione nell'intero comparto automotive.
PROBLEMI STRUTTURALI Le scelte di Londra potrebbero però scontrarsi con una realtà molto meno rosea di quella immaginata da Downing Street. Come in Italia, anche nel Regno Unito emergono infatti problemi strutturali legati alla rete di ricarica. È notizia di alcuni giorni fa la proposta dei principali fornitori di energia elettrica britannici di mettere sotto controllo l’erogazione di elettricità nelle fasi di massimo stress della rete nazionale. Ciò si concretizzerebbe nel distacco immediato di quei dispositivi ad alto assorbimento energetico (auto a batterie incluse) dal sistema di alimentazione domestico. “La rete elettrica della Gran Bretagna non è stata progettata per soddisfare una significativa domanda di energia aggiuntiva” è stata la risposta data dalle compagnie elettriche.
Problemi strutturali alla rete di ricarica rischiano di affossare la svolta green
TANTA CONFUSIONE Lo stop dei motori tradizionali entro il 2030 sembra dunque un obiettivo difficilmente conseguibile. La proposta sopra citata dimostra che sull’elettrico le idee restano ancora parecchio confuse, e non solo in Italia. Poco tempo fa il responsabile per il processo di decarbonizzazione del Regno Unito, Graeme Cooper, aveva dichiarato solennemente: “(In UK) esiste una capacità di fornitura elettrica più che adeguata […] Anche se accadesse l’impossibile e tutti noi passassimo dall'oggi al domani a una vettura a batterie, stimiamo che la domanda di energia aumenterebbe solo del 10% ''. Un pronostico che oggi suona un po' stonato.