Curare un alberello è un conto, coltivare una foresta intera è tutta un'altra cosa. L'alberello è l'auto elettrica: si intende tutte quelle elettriche che i Costruttori sfornano a ritmi vertiginosi e che compongono un'offerta di mercato sempre più completa. La citycar, il SUV, la classica berlina. La supersportiva. La foresta è il mondo in cui le elettriche si trovano a dover combattere, è la mobilità nel suo significato più complesso. Ambiente ostile, uguale - per le elettriche - vita di stenti. Humus favorevole, uguale proliferazione della razza.
Auto elettrica: serve un humus favorevole
THE CIRCLE OF LIFE La foresta è biodiversità allo stato puro. Sui rami più alti regna il ceto politico, la specie dominante: ogni suo ''verso'' è legge per la comunità intera. Sotto, a mezza altezza, abita la classe industriale, quella dal metabolismo più veloce, sempre in cerca di migliori strategie di caccia e di riproduzione. Ma i suoi sforzi a nulla valgono, se non scende dal piano di sopra la benedizione. A popolare il sottobosco, infine, la platea dei cittadini / utenti di mobilità. Raccolgono quello che casca da lassù, hanno imparato ad adattarsi e alimentarsi di tutto ciò che capita. Ma i nutrienti per le specie superiori, sono loro a generarli, a loro spetta fertilizzare il terreno. È il ciclo della vita, dell'economia, del mondo dei trasporti di oggi e di domani. Un ciclo che, alle soglie della metamorfosi in squisita ''salsa verde'', sembra funzionare meno fluido che non in passato.
UNO PER TUTTI, TUTTI PER UNO Immagini botanico-naturalistiche per riaffermare come, se vogliamo che al 2035 gli automobilisti guidino esclusivamente veicoli elettrici (il diktat UE), se - più in generale - vogliamo che si imponga un modello di mobilità davvero sostenibile in chiave ecologica, ma anche finanziaria, l'offerta di prodotto, da sola, non basta. La domanda di mercato, da sola, non basta. L'infrastruttura di ricarica, da sola, non basta. La rete 5G, da sola, non basta. La politica, non serv... pardon: da sola, non basta. Nemmeno accoppiando due fattori a caso di quelli citati, nemmeno incrociando tutte le possibili combinazioni: non basta. O si rema tutti dalla stessa parte, o questo benedetto ''Green New Deal'' resta un proclama su carta intestata. E in Italia, ahimé, il gioco di squadra lo si esprime solo una volta ogni due anni: Mondiali di calcio ed Europei.
BMW e The European House - Ambrosetti: un rapporto sullo stato dell'arte della mobilità in Italia
IL RAPPORTO A sottolineare come l'unità di intenti tra ricerca, istituzioni e Case auto rappresenti l'unica strada maestra per la conversione da un'architettura fondata sui combustibili fossili al paradigma della green economy - uno standard da imporre sì agli spostamenti individuali, ma anche a quelli collettivi, oltre al trasporto merci, ad edilizia, produzione di energia, insomma l'intero scacchiere -, è ora anche la società di consulenza The European House - Ambrosetti, autrice per conto di BMW Italia del cosiddetto Position Paper, un documento in cui si sviscera lo stato dell'arte della mobilità nazionale e in cui - attraverso dati e statistiche - si formulano proposte per accelerare il percorso di trasformazione. Trovate il report in calce all'articolo. Quali conclusioni traggono gli esperti di Ambrosetti?
MOBILITY PUZZLE Riallacciandoci ai principi di coralità dei quali sopra. Se i Costruttori svolgono la propria parte, preoccupandosi di calmierare le emissioni a fonte e a monte della produzione. Se l'auto - anche in seguito allo shock pandemico - è e rimarrà il mezzo di trasporto preferito dagli italiani. Se è inoltre vero che una sempre più grande fetta di consumatori si dimostra pronta a sposare la filosofia dell'auto ad emissioni zero (o ''quasi zero''). È pur vero anche che la rete di ricarica italiana è tra le meno sviluppata in Europa (peggio di noi solo Belgio e Spagna). Che il parco circolante resta a sua volta tra i più anziani dell'Unione. Che infine, il PNRR messo a punto dal Governo dimostra sì buoni propositi in materia di evoluzione in senso ''eco'' del trasporto collettivo, ma assegnando ai servizi di mobilità legati all'auto in sé un ruolo più marginale.
Politica esigente ma poco generosa
COERENZA, PLEASE Dando per scontate le buone intenzioni di ogni attore dello show. L'ingranaggio problematico sembra essere l'autorità politica. Che dall'ufficio centrale chiede alla community di accelerare i tempi, ma dal distaccamento locale distribuisce le risorse in modo non del tutto coerente coi propositi. Col risultato che l'auto elettrica muove passi da gigante in chiave tecnologica, che l'automobilista mette sul piatto tutta la sua buona volontà. Ma che senza il fraseggio delle istituzioni, entrambi rischiano di sentirsi ancora a lungo pesci fuor d'acqua.
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