L'argomento è troppo vasto per giungere a conclusioni frettolose. L'argomento è tuttavia di stretta attualità, non meno del tema dell'elettrificazione. L'argomento lo affrontiamo periodicamente e lo richiameremo con sempre maggior frequenza, visto che pure in Italia le tecnologie di guida autonoma muovono passo avanti (vedi l'ultimo paragrafo). L'argomento, oggi, lo asciughiamo in una breve storia buffa. A differenza di altre storie, dal finale invece tragico.
NON SEI SU SCHERZI A PARTE Visto dalla sponda opposta dell'Oceano, l'episodio provoca grasse risate. Chi avrà un pelo meno voglia di scherzare saranno semmai sia gli ingegneri Waymo, sia l'autista del furgone il quale, suo malgrado, in quella che sembra una gag studiata ad arte, recita la parte della vittima. L'episodio è quello consumatosi a dicembre a Phoenix, Arizona, in cui un camioncino viene inavvertitamente speronato da un prototipo di Waymo AV, la compagnia della galassia Google - Alphabet che opera nel campo della guida autonoma. Accarezzato non una volta soltanto, bensì per due volte. Da due auto diverse. Su strade diverse. Nello spazio di pochi minuti. Fortunatamente, nessuno si è fatto male. Non di certo a bordo dei prototipi, visto che alla guida - appunto - non c'era nessuno. Coincidenze come ne succedono - per ora - una volta ogni morte di papa, tuttavia il fatto di cronaca ha convinto Waymo a ritirare momentaneamente dalla piazza i propri robotaxi con spiccato sense of humour e a riprogrammare il software. Il caso è chiuso ma l'intuito, nel frattempo, sente risuonare un tetro campanello.
Waymo, i suoi prototipi ogni tanto... la fanno grossa
EXCUSATIO NON PETITA La ricostruzione delle circostanze suggerisce che in entrambi i casi il van, che in quel momento trainava un pickup, abbia compiuto una manovra impropria e abbia quindi ingannato il cervellone di ambedue i veicoli self driving, non ancora addestrati a gestire un certo tipo di imprevisti. Setacciando le notizie in merito al tragicomico ''doppio sinistro'', si apprende in ogni caso che Waymo ha sin da subito collaborato con le istituzioni e le forze dell'ordine, accettando le proprie responsabilità. Un atteggiamento che distingue Waymo da altri attori del magico mondo della guida autonoma. Come la stessa Tesla, il cui sistema Full Self Driving ne combina di tutti i colori un giorno sì e il giorno seguente pure, e il cui CEO Elon Musk si prodiga in arrampicate sugli specchi pur di negare i rischi del FSD. O come anche Cruise AV, la divisione di autonomous driving di General Motors, che in più di un'occasione, anche di fronte all'evidenza, ha gentilmente declinato ogni capo d'imputazione. Waymo AV non cerca scuse e questo gli fa onore. Ma in fondo, ciò non ha alcuna importanza. Perché il punto è un altro.
Cruise Automation, quanti ''epic fail''
IO, ROBOT Il punto è che episodi come il ''crash, re-crash'' di Phoenix ricordano a tutti quanto complicata sia la convivenza tra auto a guida autonoma e auto, ancora, a guida ''umana''. Tra intelligenza artificiale e Intelligenza Naturale. Tra reti neurali di tipo informatico e biologico. Se un robot e un essere umano, nella soluzione di un problema, giungono alla fine a conclusioni identiche, è il processo, che è radicalmente differente. L'uomo è un mix di spirito e ragione, ha in sé i concetti di immaginazione, improvvisazione e istinto di sopravvivenza. Mentre un software, metti pure che sia programmato dal miglior team di scienziati al mondo e possa apprendere nel tempo (machine learning), sperimenterà per sempre un universo immaginario, una semplice ''proiezione'' del mondo reale. E la sua ''intelligenza'' non potrà mai contemplare l'infinita gamma di emergenze che - nel nostro caso - il traffico di una caotica città gli sottopone.
Quanto è ''intelligente'' l'auto a guida autonoma?
C'È UN EQUIVOCO Quindi: o si parla tutti lo stesso linguaggio, uomini e robot, o i malintesi rimarranno all'ordine del giorno. La coesistenza di veicoli a guida tradizionale e di auto a guida artificiale, per definizione, non sarà mai fluida. Col problema che gli equivoci possono trasformarsi in fatti di cronaca nera. E quante vittime (ma pure, quanti sbocci a un paraurti, quante controversie giudiziarie, quanta angoscia di incontrare un robotaxi-scheggia) siamo noi disposti ad accettare, in nome del progresso? Un tempo, erano solo chiacchiere. Oggi, sono botti veri.
Autostrade per l'Italia, via ai test per la guida autonoma anche in galleria
CANTIERE GUIDA AUTONOMA L'idea di buttar giù due righe sull'annoso tema della guida autonoma e (di alcuni) dei suoi risvolti è emersa spontanea in seguito alla notizia delle prime sperimentazioni, da parte di Autostrade per l'Italia (tramite la divisione Movyon) di situazioni di guida totalmente automatizzata su tratti aperti al traffico. I test si svolgono sulla A26 Genova - Gravellona Toce e rientrano nel Programma Mercury, piano per il quale Aspi si avvale della collaborazione del Politecnico di Milano. Test su strada aperta e anche in galleria, per perfezionare il dialogo tra veicolo e infrastruttura anche in assenza di segnale satellitare. L'entusiasmo per un progetto rivoluzionario e l'orgoglio per un'iniziativa all'avanguardia tutta italiana, si mescolano a un innocente sentimento di prudenza e di disagio. Viaggi sulla Gravellona e sei seguito da un driver fantasma. Che ha buone intenzioni, è pure accompagnato da un essere umano a bordo. Ma è pur sempre un'entità... diversa. E mette un po' paura.
Un'auto a guida autonoma ci mette in... imbarazzo