A dodici anni dalla scomparsa, Michele Alboreto viene ricordato dal fratello Ermanno in un libro che raccoglie foto e testimonianze inedite su ritagli di vita quotidiana, prima ancora che sul pilota.
FLASHBACK Michele Alboreto me lo ricordo proprio bene. Attorno alla metà degli anni Novanta entrambi collaboravamo con AutoOggi, il settimanale della Mondadori: io ero un giovane che cercava un modo per vivere di giornalismo e lui, con il suo curriculum sportivo, firmava le prove delle macchine più belle del giornale, quelle che finivano nelle pagine centrali. Talvolta arrivava a Segrate in Ferrari: aveva una preziosissima GTO e una 412, datagli da Enzo Ferrari e con una targa monegasca che era tutta un programma: F 412. Al di là della fama e delle macchina che guidava, però, Alboreto era una persona semplice, un appassionato vero, cordiale e alla mano: parlava molto soprattutto con il collega Saverio Villa e io cercavo di origliare aneddoti e impressioni su questa o quella macchina. A dodici anni dalla scomparsa sul Lausitzring, proprio al Michele Alboreto uomo, prima ancora che pilota, è dedicato il libro ALBORETRO scritto dal fratello minore Ermanno. In 160 pagine racconta, attraverso testimonianze e foto inedite, l'infanzia, gli albori di una passione per i motori e il legame con la famiglia e gli amici mai intaccato dalla notorietà. Edito da Fucina Editore, si può acquistare a 15 euro.