Dalla Arna alla Lupo, dieci modelli arrivati sul mercato in anticipo (o troppo tardi) rispetto alle tendenze. Perché essere on-time non è affatto facile.
OUTATIME In anticipo o in ritardo: arrivare puntuali, per qualcuno, è un'arte piuttosto difficile. Anche nel mondo dell'auto. Perché anticipare i tempi, spesso, può rivelarsi dannoso. Così come arrivare sul campo quando tutti ci sono già da un bel pezzo. Abbiamo quindi scovato una top ten (non proprio) dei sogni ma molto trasversale per quanto riguarda epoche e dimensioni. Ne è venuto fuori un elenco sfizioso, tutto da gustare. E commentare, se ritenete il caso.
ALFA ROMEO ARNA Pioniera a modo suo (fu uno dei primi esempi di joint-venture tra Case), la Alfa Romeo Arna (acronimo fantasioso di Alfa Romeo Nissan Auto)avrebbe funzionato se avesse avuto un design italiano e un'affidabilità giapponese. Purtroppo, la vettura che nacque fra Pomigliano d'Arco e Pratola Serra nel 1983 fu esattamente il contrario. Ci pensò lo slogan pubblicitario, coniato in pompa magna per l'evento, ad affossare definitivamente il morale degli aficionados Alfa Romeo: “Arna, e sei subito alfista”.
CITROËN XM Chi l'ha avuta la ricorda con sdolcinato amore, per quel suo comfort regale e quel modo di affrontare la strada che solo le grandi berline del Double Chevron, da sempre, vantano. Merito di sospensioni idrattive e serzosterzo ad assistenza variabile, per dirne due. Ma anche del Cx pari a 0,28 o dei cristalli fissi direttamente incollati alla scocca. Tuttavia, all'interno sembra che i tasti siano stati buttati a caso sulla plancia – perfino sull'unica razza centrale del volante. E l'estetica, elaborata da Bertone, per il 1989 era già piuttosto avanti, squadrata e forte.
HONDA CR-Z Doveva essere la naturale evoluzione dell'indimenticata CRX. Con il plus della propulsione ibrida e, al centro, il concetto di sportività. Esterno e interno si spingono volentieri al limite del futuristico, mentre l'abitabilità è piuttosto difficoltosa, così come la visibilità posteriore. Su strada, il cambio manuale non basta a renderla divertente perché ai due motori (elettrico+benzina) manca quel pizzico di brillantezza che ci vorrebbe. L'idea, però, c'è. Chapeau, comunque, ad Honda.
HONDA HR-V Nel 1999 spiazzò tutti anticipando, stile Usain Bolt nei cento metri piani, il corposo filone delle crossover compatte. Alta sulle ruote, disponibile anche in versione 4x4 (ma sempre a quattro posti) a tre o cinque porte, la Joy-Machine piacque subito, anche se non sfondò. Dalla sua, un'affidabilità granitica, un aspetto simpatico e una guida, a tratti, persino divertente. Peccato fossero disponibili solo motori benzina, tra i quali l'inossidabile V-Tec, che penalizzavano un po' i consumi. Oggi, si trova usata a cifre molto ragionevoli, tra i 3.000 e i 5.000 euro. Da pensarci.
LANCIA THESIS In principio fu la Dialogos, per rinverdire i fasti delle grandi ammiraglie Lancia (Aurelia e Flaminia). Nel passaggio dalla concept alla Thesis – nome scelto per far tornare alla mente la Thema – però, qualcosa andò storto. E a soluzioni tecniche di assoluto rilievo, come le sospensioni attive Skyhook, l'ammiraglia Lancia unì qualche risparmio di finitura. Competere con le corazzate tedesche, insomma, non fu facile. Nemmeno per l'aspetto, fin troppo personale e vintage. Forse è per questo che è la preferita, naturalmente in versione blindata, dal Giorgio nazionale (Napolitano).
PEUGEOT 1007 La pensata è stata prendere di peso due porte da veicolo commerciale e installarle su una citycar da 3,70 metri. Il risultato? In chiaroscuro: da una parte, grande praticità grazie alle gigantesche aperture laterali e alle dimensioni strizzate. Dall'altra, meccanismi di apertura non troppo solerti – ma comunque dotati di adeguati accorgimenti di sicurezza – e la necessità di prestare la massima attenzione quando si apre la porta nei parcheggi a lato strada: difficile, per chi sopraggiunge, notare che state scendendo dall'auto.
RENAULT AVANTIME Come spiega il nome, l'Avantime voleva già essere troppo avanti rispetto al debutto in società, avvenuto nel 2001. D'altro canto, il progetto non aveva alcuna carta in regola per sfondare: oltre al design leggermente azzardato, quale papà avrebbe scelto una monovolume con tre sole porte e in grado di ospitare solo quattro occupanti? Gli scarsi risultati in termini di vendite portarono la Renault a interrompere la produzione – che aveva luogo nello stabilimento Matra di Romorantin – dopo soli 2 anni dal lancio. Oggi l'oggetto ha un indiscutibile fascino. E quotazioni abbordabilissime, volendo.
TOYOTA URBAN CRUISER Non che sia brutta, anzi. Personale, questo sì. Forse un po' imbronciata di muso. Ma azzeccata, certamente: per tempi, misure, obiettivi, consumi (contenuti, specie con il gasolio). Perché lei, la Urban Cruiser, è arrivata per prima in un segmento ora appannaggio di Peugeot 2008 e Renault Captur. Tuttavia, in Toyota hanno messo l'asticella del prezzo un po' troppo in alto. Risultato, vendite da comparsa. Da usata, può avere un suo (bel) perché: quotazioni comprese tra 10.000 e 16.000 euro.
VOLKSWAGEN GOLF COUNTRY Oggi le auto con i trampoli sono definitivamente sdoganate: tra Suv, derivazioni offroad, MPV dall'orientamento fuoristradistico e chi più ne ha più ne metta, la carrozzeria alta riscuote un bel successo. Non era così nel 1990, quando la Volkswagen pensò a una versione fuoristrada della Golf II: la Country. Oltre all'altezza da terra opportunamente aumentata, a protezioni di dubbio gusto sparse qua e là e a una ruota di scorta esterna dall'aspetto posticcio, c'era pure la trazione integrale della Golf Syncro. Assemblata nell'impianto della Magna Steyr di Graz, venne prodotta in soli 7.735 esemplari: anche stavolta il mercato non era ancora pronto.
VOLKSWAGEN LUPO 3L Risparmiosa tanto da farvi troncare i rapporti con il benzinaio, è lei che dovete ringraziare se è esistita una Renault Clio V6. Quelli della Régie, infatti, credettero che la sigla 3L si riferisse al valore della cilindrata: ecco perché svilupparono come risposta una Clio con il poderoso 3 litri. Ciò detto, l'idea (della VW) era gagliarda ma non trovò il successo sperato, anche a causa di un prezzo non proprio clemente. Nonostante sotto il cofano ci fosse un 1.2 TDI da 45 kW il listino, nel 2000, si aggirava intorno ai 27 milioni di lire. Mica ciufoli...