Progettata per disputare gare di durata e per competere nel Campionato Mondiale sportprototipi era l'erede della Porsche 917. Vinse a Le Mans nel 1976, 1977 e nel 1981.
Dopo i fasti della Porsche 917, toccò alla 936 Spyder raccogliere il testimone. Conforme al regolamento FIA relativo al Gruppo 6, pur sfruttando la nuova configurazione barchetta, la 936 era strettamente legata, dal punto di vista tecnico, alle sue progenitrici. Il telaio, infatti, derivava da quello della 908 opportunamente rivisto, mentre le sospensioni e il cambio erano quelli della 917. Per ovviare ai problemi di raffreddamento dati da una carenatura in materiale plastico tanto attillata quanto leggera, fu aggiunto il caratteristico airbox sopra la testa del pilota che incorporava sia la presa d'aria del turbocompressore, sia quella per il raffreddamento dell'intercooler. Sotto la splendida livrea Martini Racing si celava un boxer 6 cilindri biturbo 2,1 litri derivato dalla 911 Turbo RSR. Capace di 540 cv, questo propulsore contribuì alla vittoria della vettura guidata da Jacky Ickx e Gijs van Lennep nel giugno del 1976. Il trionfo sul Circuit de la Sarthe tornò 4 anni dopo, nel 1981, per l’ultima apparizione della 936 Spyder, prima di lasciare il testimone alla velocissima Porsche 956.
LA SCHEDA TECNICA DELLA PORSCHE 936 SPYDER
Categoria: Gruppo 6
Motore: sei cilindri boxer biturbo
Cilindrata: 2.142 cc
Potenza complessiva: 540 cv
Peso a vuoto: 740 kg
Velocità massima: 360 km/h