Una livrea storica per un'auto che s'annuncia avanti anni luce quanto a tecnologia: è la Porsche 918 Spyder Martini Racing. Con 770 CV e tre motori. Forse, a Le Mans del 2014...
RITORNO AL FUTURO Per alcuni appare come un sacrilegio, per altri invece un'operazione straordinariamente riuscita, a celebrazione di una partnership simbolo del motorsport. Che potrebbe prefigurare la colorazione per il ritorno a Le Mans nel 2014... Di certo c'è che la Porsche 918 Spyder Martini Racing si mangia con gli occhi: le tradizionali bande azzurro-blu-rosse di uno dei più famosi produttori di spiriti al mondo hanno un sapore particolarissimo. Soprattutto da quando, nel 1971, la Porsche 917 (nonna della 918) tagliò per prima il traguardo della 24 Ore di Le Mans.
FA SUL SERIO Più di quarant'anni fa per volare sul rettilineo dell'Hunaudères bastavano i 480 CV della 917. Oggi, ne servono quasi il doppio: i dati ufficiali della Porsche 918 Spyder Martini Racing parlano di 770 CV tondi, ripartiti fra i tre propulsori non proprio equamente. Perché se la parte del leone la fa comunque il tradizionale 4.6 V8, capace di 570 CV, i due motori elettrici contribuiscono, insieme, con 170 kW. In più, non manca un sistema per il recupero dell'energia in frenata, gestita da dischi carboceramici. Per prestazioni da autentica supercar: lo 0-100 viene bruciato in meno di 3 secondi, la velocità massima è di oltre 325 km/h.
CORRE SENZA SPORCARE Il pacco batterie, ricaricabile anche attraverso una presa di corrente, permette alla Porsche 918 Spyder Martini Racing di viaggiare per circa 25 km con il solo motore elettrico, che può lanciarla fino a 150 km/h. Tutto ciò ha permesso alla supersportiva tedesca di raggiungere, nei cicli di omologazione di consumo, lo straordinario dato di 3 l/100 km, con emissioni pari a 70 g/km.