Il recente taglio di prezzi di Tesla sulle sue due auto di punta, Model 3 e Model Y, mi ha lasciato abbastanza sconcertato. Tra le tante mansioni che ricopro a Motorbox c’è anche quella di tenere aggiornati i listini del sito, e negli ultimi mesi è un continuo +300 euro di qua, + 800 euro di là, + 600 euro di su e +2.500 euro di giù. Poi all’improvviso, la mattina del 13 gennaio, arriva un comunicato stampa di Tesla che ti informa che il listino della berlina Model 3 passa da 58.470 euro a 44.990 euro. Ho chiamato l’ufficio stampa di Tesla per sincerarmi che la mail non contenesse refusi: un taglio secco di 13.480 euro, superiore del 23%. Non sufficiente a far rientrare l’elettrica di Elon Musk nel paniere dei modelli che beneficiano degli incentivi statali, ma comunque un discreto sparigliamento delle carte. Una riduzione così significativa non solo non era attesa, ma credo non abbia eguali, almeno in tempi recenti.
Tesla e il taglio dei prezzi: cosa succederà ai concorrenti?
UN BRUSCO RISVEGLIO Se non fatico a immaginare la sorpresa di chi si accingeva a firmare il contratto d’acquisto il 13 gennaio e si è ritrovato “magicamente” con l’equivalente dell’IVA del prezzo dell’auto in tasca, non oso mettermi nei panni di chi invece ha chiuso il contratto il giorno prima, così come tutti quelli che si sono trovati tra le mani un usato sensibilmente svalutato, in un periodo in cui la “bolla” delle Tesla di seconda mano già sembra essere scoppiata.
Tesla e il taglio dei prezzi: una Model 3 in carica
LE MOTIVAZIONI Come è stata possibile un’operazione di questo genere? Le risposte sono molteplici, e non possono ridursi a quelle dichiarate nel comunicato stampa ufficiale di Tesla, che parla di ottimizzazione dei processi produttivi e della catena dei fornitori, riducendo picchi logistici e di consegna. Le altre risposte sono in parte legate all’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti, che ha fatto lievitare i canoni dei leasing delle auto, e che quindi rischia di allontanare parecchi clienti. C’è poi, per Elon Musk, la necessità di attirare clientela dopo il caos scoppiato con Twitter, che in cascata ha portato a un crollo del valore delle azioni della sua casa automobilistica.
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SEMPRE PIÙ EV C’è poi la sempre più agguerrita concorrenza, specialmente cinese: negli ultimi mesi, a Pechino e dintorni sul gradino più alto del podio delle elettriche più vendute era passato il colosso BYD, che ha prezzi medi generalmente più abbordabili. E nel resto del mondo, comunque, gli altri costruttori hanno cominciato - finalmente - a recuperare il terreno perduto negli anni passati: pur con prezzi mediamente più alti di diverse migliaia di euro rispetto a un equivalente modello con motore termico, la proposta di auto elettriche comincia a farsi più ricca e variegata, per dimensioni, potenze e ambiti di utilizzo.
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MARGIN CALL Da ultimo, stando a uno studio condotto da Reuters, c’è il fatto che le automobili Tesla hanno un ampio margine di guadagno, e che la testata americana stima nell’ordine di oltre 15mila dollari a veicolo: più del doppio di quanto “margina” Volkswagen, e oltre il quadruplo di Toyota. Un guadagno ottenuto grazie a riuscite ottimizzazioni dei processi produttivi (Tesla produce da sé le batterie, per dirne una), e che Elon Musk è disposto a ridurre per potersi permettere un taglio di prezzi così consistente.
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CHE DIFFERENZE! Le cifre parlano chiaro, e riportano anomalie che in qualche modo il mercato dovrà sanare: una BMW i4, considerata una delle rivali di Model 3, dopo il taglio dei prezzi di Tesla costa (nella sua versione “base”) 65mila euro, oltre 20mila euro in più. Tanti. Idem per Ford Mustang Mach-E, che con il SUV Model Y paga un divario analogo. Citroen C4 elettrica, con il suo motore da 136 CV e un’autonomia di 360 km dichiarati, costa solo seimila euro meno di Model 3, che anche nell’allestimento di partenza conta su 491 km di autonomia, uno zero-cento in poco più di 6 secondi e una velocità di punta di 225 km/h. Senza nulla togliere alle qualità della francese, concorderete con me che i valori in campo sono abbastanza diversi. In casa Volkswagen non va meglio: la piccola ID.3, modello d’accesso della casa tedesca al mondo dell’elettrico, con i suoi 421 cm di lunghezza, finisce col costare di più della berlina americana. ID.5, che con Model Y dovrebbe giocarsela, paga ben diecimila euro di differenza (in eccesso).
Tesla e il taglio dei prezzi: il SUV Model Y
COSA SUCCEDERÀ? Difficile dirlo, al momento. Nessuna casa ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito alla mossa di Tesla (che nel frattempo, in Cina, ha visto gli ordini aumentare del 500% nella settimana successiva al taglio dei prezzi), ma non c’è dubbio che nelle sale riunioni di mezzo mondo la questione sia dibattuta, anche e soprattutto per capire come rispondere. Gli altri si adegueranno e taglieranno i prezzi, anche se in misura meno drastica? Staremo a vedere. Certo, da consumatore non posso che augurarmelo.