Il governo giapponese accusa Suzuki, Mazda e Yamaha per test irregolari su emissioni e consumo carburante. Falsi i dati i forniti.
IL FATTO Dopo lo scandalo "data tempering" esploso lo scorso anno in Giappone che ha visto coinvolti i brand Nissan e Subaru il governo locale aveva ordinato alle case automobilistiche e motociclistiche di effettuare controlli più severi riguardo ai test di emissioni e consumo carburante. Purtroppo si apprende oggi che altri tre colossi giapponesi del mondo dei motori vanno a nutrire la ormai lunga lista di "costruttori poco diligenti". Suzuki, Mazda e Yamaha hanno testato impropriamente i propri veicoli, falsificando i risultati dei dati riguardo il consumo di carburante ed emissioni.
TEST NON VALIDO I parametri di controllo sono sempre più rigidi e basta alterare una sola voce per manipolare e invalidare completamente i test effettuati. Le anomalie più frequenti registrate negli stabilimenti sono l'alterazione della velocità delveicolo, la temperatura esterna e la stessa attrezzatura utilizzata per la misurazione dei paramentri d'emissioni e consumo carburante. Oltre all'approvazione finale, in alcuni casi, effettuata da ispettori non certificati.
VERIFICHE E SCUSE Il governo giapponese ha esaminato le prove fornite dai 3 costruttori imputati e verificato che sono stati cancellati i dati reali e forniti solo quelli falsificati. In una nota il ministero dei trasporti ha evidenziato che nel caso di Suzuki le prove alterate risalgono fin dal 2012. Suzuki è la quarta azienda automobilistica più grande del Giappone e su 12.819 auto campione ispezionate in fabbrica quasi il 50% risultano avere dati di certificazione non validi. La risposta di Suzuki è arrivata direttamente dal CEO Toshihiro Suzuki in una conferenza stampa: "Mi scuso profondamente e guiderò gli sforzi per prevenire la recidiva". Il ministero ha affermato di avere riscontrato irregolarità anche durante le ispezioni negli stabilimenti di Mazda (4%) e Yamaha (2%). Le scuse di Yamaha sono arrivate immediatamente a conferma di quanto verificato dal governo mentre Mazda ha risposto ufficialmente con una conferenza stampa dove ammette gli errori in fase di test (sono state effettuate più svolte e diminuzioni di velocità rispetto al consentito) ma solo su un piccolo numero di unità rispetto al totale sottoposto ad ispezione (72 casi su 1.472 vetture). L'azienda ha identificato due motivi per tali errori: il sistema non era impostato per invalidare automaticamente i risultati in caso d’insorgenza di un errore di velocità e le procedure di prova lasciano stabilire la presenza di errori di velocità ad ogni singolo ispettore. Mazda tiene particolarmente al fatto di avere riesaminato tutti i dati di prova che hanno mostrato l’assenza di effetti sui valori specifici di consumo ed emissioni. Nessun caso del genere è stato riscontrato nella modalità di prova WLTC. Per ovviare a questa falla nel sistema di verifica interno e per evitare che ciò possa riaccadere in futuro è stato assunto più personale dedicato alle verifiche e aggiornato il sistema per trattare automaticamente i risultati dei test e invalidare immediatamente quelli con errori rilevati durante la tracciatura della velocità.
BRAND REPUTATION Non solo moto e automobili ma tutta la filiera del mondo automotive è implicata in questo scandalo di varie irregolarità a più livelli. Le aziende produttrici globali Kobe Steel, Mitsubishi Materials Corp e Toray Industries sono sotto osservazione speciale da parte del governo giapponese che da un anno esegue ispezioni sui prodotti giapponesi. In particolare la grande acciaieria Kobe Steel viene accusata dai pubblici ministeri giapponesi di avere falsificato per anni le certificazioni riguardo ad una vasta gamma di prodotti che interessano centinaia di aziende del settore: dalle fusioni di alluminio a tubi in acciaio utilizzati nei componenti pressurizzati dei reattori atomici al rame per automobili passando per aerei, elettrodomestici e treni. Lo scandalo dei produttori d'acciaio giapponesi ha fatto scattare una class-action e investigazioni negli Stati Uniti oltre a minare la brand reputation di tutti i prodotti giapponesi visto la crescente lista di irregolarità che ha offuscato l'immagine dell'industria manifatturiera del paese, nota per la produzione efficiente e di alta qualità. Come se non bastasse le case automobilistiche giapponesi, già colpite da vendite poco brillanti, sono state anche sotto pressione dai dazi auto proposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui veicoli importati.