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Mobilità sostenibile

Smart Mobility: 7 spunti dalla Disruptive Week Closing Talk


Avatar di Emanuele Colombo, il 19/05/16

8 anni fa - Smart Mobility: le sfide, tra car sharing e Internet Of Things

SmartMobility: 7 spunti di riflessione tra carsharing, Internet Of Things, BigData e trasporto intermodale

1. MOBILITÀ INSOSTENIBILE Che cos'è la Smart Mobility? Viaggiare con treni e aerei sulle lunghe distanze, coprendo il cosiddetto ultimo miglio con soluzioni di car (o bike o scooter) sharing. L'ha spiegato Paolo Lanzoni di Daimler AG, l'azienda che controlla sia Mercedes sia Car2Go e il relativo servizio di auto in condivisione: “Con Car2Go dichiariamo la volontà di essere fornitori di prodotti e servizi. Anche nell'auto si passa dal possesso alla fruizione di un servizio, che è altamente tecnologico perché da remoto la compagnia può monitorare lo stato di conservazione delle auto e avvertire l'utente di eventuali problemi. È una proposta che va in direzione di una mobilità integrata intermodale, perché solo quello che è integrato è smart”.

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2. IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA “Il car sharing esiste da 60 anni, ma se ne parla da due”, ha chiosato Andrea Leverano di Guidami-ACI Global. Il perché è presto detto: “Le soluzioni, per essere davvero sostenibili, devono diventarlo anche dal punto di vista della soddisfazione del cliente. La tecnologia ci deve portare a una intermodalità che funzioni”. Come? Per esempio: “Non va bene dover fare biglietti diversi per ciascun mezzo che si vuole utilizzare: l'intermodalità deve essere facile”, ha detto Gianluca di Loreto di Bain & Company, società americana di consulenza strategica.

3. INTERNET OF THINGS Intermodalità fa rima con Internet of Things (IOT), la corrente tecnologica che vede sempre più cose collegate in rete per scambiarsi inforamazioni. Nel settore dei trasporti intermodali l'IOT è funzionale alla gestione del traffico e delle flotte di veicoli a emissioni zero. “Le infrastrutture informeranno le auto sulla disponibilità di colonnine di ricarica e parcheggi", ha spiegato Davide Bigoni di Samsung, che avverte: "L'IOT, per funzionare, deve essere un sistema aperto, che garantisca la comunicazione tra dispositivi di marche diverse. Noi lavoriamo per trovare scenari e servizi trasversali che integrino i prodotti della concorrenza”.

4. IL RUOLO DELLE TELCO La banda larga, o meglio la sua diffusione a macchie di leopardo, rappresenta un problema? No, secondo Mario Costamagna di Olivetti, che per il 2017 annuncia l'arrivo della Narrow Band IOT: una tecnologia 4G fruibile su terminali poco potenti come gli smartphone. “Le telco (cioè le aziende telefoniche, n.d.r.) non saranno più solo trasportatori di bit ma si stanno trasformando nei traduttori che permetteranno la fruizione dei big-data (le enormi moli di dati trasmessi dagli oggetti connessi alla Rete, n.d.r.) su piattaforme diverse. I prodotti moriranno uccisi dai servizi e l'Internet of Things aprirà le porte a un mutamento dei comportamenti e delle abitudini che si chiama Internet Of Behaviour”.

5. CAR SHARING... TAILOR MADE “Oggi il software è preponderante sull'hardware nell'esperienza d'uso delle auto”, ha osservato Francesco Mari di SAP, azienda leader nelle soluzioni informatiche per le aziende: basta pensare a quante funzioni sono governate da chip, dai sistemi di sicurezza attiva e passiva all'infotainment. Ed ecco che, in prospettiva, Davide Bigoni di Samsung immagina le auto come oggetti un po' più indifferenziati, ma personalizzabili via software come gli smartphone: “In questo modo il car sharing diventerebbe molto più accettabile, perché ciascun utente potrebbe ritrovare nell'auto pubblica le sue impostazioni personali, caricandole al momento di salirci: dalle app alle raccolte musicali, fino alle regolazioni che influiscono sulla dinamica del veicolo”.

6. TAGLIANDI ON DEMAND In prospettiva, l'Internet delle Cose potrebbe abbattere i costi di gestione delle auto come sta facendo per i treni, dice di nuovo Francesco Mari di SAP, che collabora anche con Trenitalia proprio per la manutenzione dei convogli. Oggi i tagliandi sono in larga parte legati al chilometraggio anche se non c'è correlazione tra i chilometri e l'usura dei componenti: infatti è la qualità del percorso, non la sua lunghezza, a determinare una maggiore o minore consunzione delle parti, secondo l'entità delle sollecitazioni che comporta. Per questo si diffonderanno sensori che misureranno il reale stato di usura e i cicli di funzionamento dei vari componenti, per attivare l'avviso di manutenzione solo quando serve davvero. “Per Trenitalia il vantaggio economico di questa strategia è di circa 130 milioni l'anno, senza contare le penalty di disservizio risparmiate a monte”.

7. SCATOLE NERE PER TUTTI L'intervento di Andrea Jurkic di Generali è stato poi l'occasione di approfondire il tema delle scatole nere, ossia quelle piattaforme tecnologiche che registrano i comportamenti dei guidatori tramite GPS e accelerometri. Alcune compagnie assicurative le usano per profilare l'utente e accordare sconti sulla RC Auto. “La formula più elementare è quella di concedere sconti in base al chilometraggio percorso: le black box, in questo caso, servono per verificare che l'uso della vettura non si discosti troppo dal dichiarato. In modo più sofisticato si può tenere conto dello stile di vita e di guida per premiare gli automobilisti virtuosi”. Quali sono i parametri che contano? I luoghi e gli orari in cui si usa l'auto, innanzitutto, ma anche la velocità e le accelerazioni (in ripresa, in frenata e anche in curva): sulla base del principio che un guidatore abile e coscienzioso non ha bisogno di manovre brusche. Un argomento logico, che tuttavia non manca di suscitare la diffidenza di molti automobilisti. Voi da che parte state?


Pubblicato da Emanuele Colombo, 19/05/2016
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