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Mercedes Benz Museum: un viaggio, tante storie


Avatar di Luca Cereda, il 17/12/15

9 anni fa - Ecco cosa c'è da vedere e scoprire nel tempio della Stella

Tante immagini e tre storie che (forse) non tutti sanno sulle Mercedes

UNA NOTTE AL MUSEO Se Stoccarda è la Mecca degli aficionados Mercedes, il Mercedes-Benz Museum è una tappa obbligata per tutti gli appassionati di auto, senza distinzione di bandiera. Radunate tra quattro mura – si fa per dire: parliamo di 16.500 metri quadri di edificio distribuiti su nove piani- scorrono 125 anni di storia dell’auto, testimoniati da 160 veicoli e una sfilza di memorabilia, dal triciclo di Benz in avanti. C’è da perdersi a scattare foto, ma soprattutto ad ascoltare storie. Dal passato della Stella, eccone tre che (forse) non tutti sanno.

FRECCE D’ARGENTO, MA PERCHE’? Praticamente per caso, stando a quanto racconta Mercedes. Le Silver Arrows avrebbero dovuto essere colorate, come andava a quel tempo nelle competizioni: rosso Corsa le auto italiane, British Green le inglesi, Bleu le francesi, ecc. Niente però era scritto sulla pietra e così, un giorno al Nürburgring (1934), nacque il mito. La Mercedes Benz W25 di Manfred von Brauchitsch pesava un chilo di troppo per gareggiare secondo le regole (751 chili contro i 750 ammessi) e il suo team se ne accorse soltanto un paio d’ore prima della gara. Panico! Poi, però, il colpo di genio. Alfred Neubauer, responsabile della squadra corse, mandò un paio di garzoni armati di spatola a raschiare via tutta la livrea, fino a far brillare l’alluminio nudo. Missione compiuta: la macchina pesava 750 chili tondi. Quel che venne dopo, compresa la vittoria di von Brauchitsch, è storia.

CON IL ROSSO… SI PASSA Per come Mercedes la consegna alla storia, una furbata degna di Ulisse. Il “cavallo di Troia”, qui, è una Mercedes-Benz Rennwagen (in tedesco “auto da corsa”): telaio in acciaio stampato con profilo a U, motore quattro a cilindri in linea da 2 litri di cilindrata, potenza 126 cv. E un colore rosso – anziché il solito bianco - che, lì per lì, alla partenza della Targa Florio del 1924, non destava attenzione. Invece, l’idea di colorarla come le beniamine di casa, le italiane Alfa Romeo&Co, fu vincente. I siciliani, vedendo rosso, tifavano forte, ma soprattutto lasciavano strada libera. Così Christian Werner, al volante di questa Kompressor, firmò una storica doppietta, aggiudicandosi Targa e Coppa Florio.

GULLWING DOORS Verrebbe logico pensare che le portiere cosiddette ad ali di gabbiano, uno dei tratti stilistici più iconici della storia dell’auto, fossero una sorta di vezzo, una soluzione stilistica volutamente ricercata e spettacolare. Con loro, la Mercedes 300 SL coupé è planata nel panorama automobilistico facendo strage di cuori. Eppure, nacquero “povere”. Nel dopoguerra, con gli stabilimenti bombardati e semidistrutti, Mercedes-Benz si trovò a costruire una vettura da corsa con pochi soldi, la 300 SL (nome in codice: Mercedes-Benz W194). Anche per questo si optò per un telaio a traliccio in tubi molto leggero, la cui architettura però imponeva una sola e unica via per le portiere: incernierarle al tetto. La Mille Miglia del 1952 (gara di debutto) fu vinta da una Ferrari, ma le Ali di Gabbiano presero il volo.  


Pubblicato da Luca Cereda, 17/12/2015
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