Il mercato europeo cala complessivamente del 18% ma ci sono tentativi di ripresa in alcune nazioni. Guarda caso dove gli incentivi sono più consistenti. In Italia il calo si attenua ma non mancano i punti interrogativi: anche le flotte aziendali sono in sofferenza.
CRISI CONTINUA? Il calo del mercato automobilistico nel Vecchio Continente continua. Anche a Febbraio si registra una flessione a due cifre, a quota -18,3%, che porta ad un calo complessivo del 22,6% nei primi due mesi dell'anno, raffrontati con lo stesso periodo del 2008. Ma come sempre le statistiche complessive e i numeri non dicono tutto. Specialmente parlando di una crisi ormai nota ma che sembra assumere contorni differenti in base alla distribuzione geografica e al posizionamento dei marchi.
GERMANIA BENE SPAGNA DISASTRO Oltre alle specifiche situazioni economiche locali sembrano avere grande peso gli incentivi, poco efficaci se all'acqua di rose ma in grado di invertire la rotta se iniettati con siringhe da cavallo. Tanto per fare due esempi agli antipodi prendiamo la situazione di Germania e Spagna. In terra teutonica, dove il governo è stato di manica larga, le immatricolazioni sono cresciute del 21,5%. Mentre nella penisola iberica dove l'aiutino si sostanzia in un finanziamento a tasso zero per chi acquista auto non inquinanti i numeri sono da brivido: -48,8%. Come dire che rispetto all'anno precedente un'auto su due rimane dai concessionari. Certo sarebbe riduttivo pensare agli effetti solo degli incentivi ma un po' fanno.
IN ITALIA NON RIDONOIn chiaroscuro la situazione del Bel Paese. Anche perché se l'analisi numerica di febbraio dice 165.000 consegne e -24% come mercato complessivo, sono più significativi i cambiamenti registrati dopo gli incentivi. Se nelle prime due settimane di febbraio il calo aveva assunto proporzioni drammatiche, nell'ordine del 40%, negli ultimi giorni del mese il massaggio cardiaco ha prodotto i suoi effetti, con una percentuale di ordini addirittura in crescita rispetto al mese precedente. In totale le consegne sono state 165.289 (contro le 218.678 nel 2008).
PRIVATI BENE AZIENDE MALE Marzo potrà dare un quadro più chiaro sia sui reali effetti degli incentivi sia sulla quota raggiungibile a fine anno. Degno di riflessioni anche un dato spiazzante sulla suddivisione degli acquisti tra privati e aziende: le vendite di autovetture destinate al mercato del noleggio e alle società sono in forte calo. E le spiegazioni sono da ricercare nella famosa "stretta del credito": se i soldi non girano e le banche fanno fatica a prestare denaro,le aziende e i loro investimenti sono la prima cartina al tornasole della situazione economica difficile.
LAMENTELE A LUNGO TERMINE Nel frattempo sono da tenere in conto le continue lagnanze degli operatori del settore del noleggio lungo termine, che lamentano una fiscalità appesantita rispetto ad altri Paesi, come ad esempio l'Inghilterra o la Germania, dove la quota di vendita alle flotte pesa per il 60% del totale. E sempre secondo i portabandiera di questa soluzione, che per sua natura tende a cambiare le auto dopo 3-5 anni e quindi più velocemente dei privati, ci sarebbe meno bisogno di ricorrere agli incentivi.
VINCENTI ITALIANI Scendendo nel dettaglio dei risultati europei per marchio o Gruppo automobilistico verifichiamo un'impennata di Alfa Romeo che segna un incredibile +50% sullo stesso mese dell'anno precedente. Il motivo (probabilmente) è da ricercare nel successo della MiTo, un'auto dal prezzo abbastanza abbordabile, interessata in alcuni modelli dall'effetto incentivi e vendibile in un buon numero di esemplari. Meno florida la situazione degli altri marchi nazionali che, con eccezione di Ferrari (-8%), si attestano su perdite del 20%. La quota di mercato invece aumenta dal 31% al 32,15% ed è una buona notizia che conferma una tendenza in atto da mesi.
STRANIERI ITALIANI E comunque molto meglio diCitroën, Peugeot e Hyundai che calano del 30% (chi più chi meno). Ancora peggio Toyota e Mercedes che si spaventano con cali superiori al 40%. Del resto il calo generalizzato colpisce in misura diversa tutti, anche il Gruppo Vw, pur se in modo differente da marchio a marchio: se i quattro anelli di Audi cedono solo il 5%, sorprende che in tempi di austerità sia proprio Skoda a calare del 30%. O forse, a pensarci bene, dice tutto di una crisi "a macchia di Leopardo" che non colpisce tutti nello stesso modo. Non mancano i segni in controtendenza, Subaru nel suo piccolo archivia un risultato moderatamente positivo, con 453 consegne sul suolo italico e un confortante +8%.
RISULTATI EUROPEI Risultati italiani che portati su scala europea, tra mercati più o meno in salute, rimangono similari se non nelle percentuali per singolo costruttore almeno nelle proporzioni. Alfa in Europa cresce meno che in Italia, ma pur sempre del 23%, mentre il Gruppo Fiat contiene le perdite al 17,2% con 82.000 consegne complessive. La quota di mercato su scala continentale rimane stabile al 9,2%. Il Gruppo Volkswagen, che cala dell'8%, ha consegnato invece 194.000 auto e mantiene comunque il 21% della quota complessiva di mercato.
AIUTATI CHE IL CIELGeneral Motors, con Opel in attesa del polmone finanziario da parte del governo tedesco, che le consentirà la sopravvivenza altrimenti in discussione, archivia il mese con un calo a due cifre: -20%.Come Renault del resto che si consola parzialmente col successo di Dacia (+8%). Più accentuati i cali di Mercedes e BMW, che vanno a braccetto con un -29%. Toyota invece contiene la perdite rispetto al mercato italiano e scende solo del 20% con circa 49.000 consegne e il 5% di share continentale.
TI AIUTA Tra i pochi segni positivi per marchio oltre ad Alfa e Dacia ci sono Jaguar (+15%), Suzuki (+8%), Hyundai (+25%) e Skoda (+4%). L'impressione è che in generale i risultati siano stati possibili perché si tratta comunque di numeri piccoli rispetto ai "Big" e, spesso legati a cicli di rinnovamento prodotto o a modelli particolarmente azzeccati (la Jaguar XF ad esempio).
PALLIATIVI O INTERVENTI CHIRURGICI Appuntamento a marzo per valutare gli effetti degli incentivi, che dovrebbero farsi sentire anche sul mercato francese, in calo del 16% a febbraio, e che sono reclamati dai più pure in Inghilterra, dove senza aiuti il primo bimestre ha fatto sparire un'auto su tre rispetto al 2008 (-28%). Resta anche vero che molte auto sul mercato non erano state pensate per "sopravvivere" in tempi di crisi, mentre i lunghi tempi di progettazione non consentono alle Case di reagire in modo istantaneo. Quelle che arriveranno sul mercato con le "low cost" giuste potrebbero fare boom anche in tempi duri. Chi vincerà?
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