DALLA FERRARI TESTAROSSA ALLA TESTA D'ORO DI LUIGI COLANI
BIO DESIGN La sua linea sinuosa e affusolata, fatta di linee curve che possono evocare le leggendarie Ferrari P3 e P4, ha qualcosa che fa discutere. Lo splitter anteriore è forse esagerato, così come gli sbalzi e la lunghezza complessiva della silhouette. Ma la Ferrari Testa d'Oro disegnata da Luigi Colani, importante esponente del Bio Design, è un esemplare unico derivato da una Ferrari Testarossa del 1989: non un restomod di dubbio gusto, bensì un prototipo che nel 1991 tentò di conquistare un importante record di velocità. Fallì l'obiettivo, ma ne centrò un altro. Dietro, insomma, ci sono una storia e una scheda tecnica di tutto rispetto. Siamo qui per raccontarvele.
LA SCHEDA TECNICA Sotto al cofano, in posizione posteriore centrale, si intravedono i collettori dorati che danno il nome al modello. Il motore è un cinquemila V12 a cui il preparatore e costruttore tedesco Lotec ha applicato due turbocompressori, che fanno lievitare i 380 cavalli della Testarossa di serie (dieci in meno del modello 1988, per via dell'introduzione del catalizzatore) fino a ben 750 CV e 900 Nm di coppia. Il tutto rimanendo omologato per la circolazione, almeno per la legge tedesca dell'epoca. L'aerodinamica appare subito estrema: le forme suggeriscono che la canalizzazione dei flussi nel sottoscocca sia favorita dal design del muso davvero radicale. In coda, all'estrattore si combina un'ala che con tutta probabilità favorisce la deportanza.
RICARROZZATA TRE VOLTE Ma come le vere top model, anche la Ferrari Testa d'Oro ha cambiato più volte vestito, prima di mostrarsi come nelle foto che trovate nella gallery. In occasione dei tentativi di record organizzati alla Bonneville Speed Week del 1991, per esempio, aveva un frontale più profilato, fiancate meno sinuose e una sorta di alettone posteriore con paratie longitudinali a guidare il flusso d'aria sopra il tetto (foto sotto).
Colani Ferrari Testa d'Oro alla Bonneville Speed Week 1991
LA STORIA Come spesso accade con gli esemplari unici, anche la storia della Ferrari Testa d'Oro sfuma nella leggenda. Si dice che sia stata progettata con l'obiettivo battere il record stabilito dal pilota di origini napoletane Rudolf Caracciola: 432,7 km/h, che il tedesco raggiunse su strade pubbliche a bordo di una Mercedes W125 Rekordwagen nel lontano 1938, in una sfida che lo stesso giorno costò la vita al rivale della Auto Union Bernd Rosemeyer. Caracciola poteva contare su un motore Mercedes da 5,6 litri capace di quasi 736 CV. A più di mezzo secolo di distanza, la Testa d'Oro vinse la sua categoria all'evento di Bonneville, ma si fermò a 350,7 km/h, pur avvantaggiata da quasi 15 cavalli in più. Pare che a tradirla fu l'insufficiente trazione delle gomme sul fondo di sale.
LE ALTRE SUPERCAR DELLA SUA EPOCA Per dare un'idea del livello delle sue prestazioni va comunque detto che nello stesso anno la Bugatti EB110 fece registrare una punta massima di 336 km/h e l'anno successivo la Jaguar XJ220 si spinse fino a 343 km/h. Il record della Testa d'Oro, che pur non prodotta in serie era comunque guidabile su strada, fu battuto da una supercar solo con l'arrivo della McLaren F1 del 1993, che raggiunse dapprima i 371,8 km/h per migliorare poi il suo record fino a 391,4 km/h: un primato che rimase imbattuto fino all'arrivo della Bugatti Veyron del 2005, la prima ad abbattere il muro dei 400 km/h. Insomma, quella della Colani Testa d'Oro, pur non fortunatissima, è una bella storia.