Ford fa causa alla Ferrari per l’uso del nome F150. Ma non si tratta solo di sigle e di trattini. Dietro lo scambio di cortesie legali tra ovale blu e Cavallino ci sono concetti che devono fare i conti con la globalizzazione. Anche su due auto che in comune hanno solo il nome.
CONTESAUn mezzo da lavoro con il cassone contro una monoposto da Formula 1? Che c’azzecca? La notizia ha colpito l’immaginario e anche la fantasia dei giornalisti non strettamente automotive, portando all’onore della cronaca due auto divise da tutto meno che dalla contesa legale dei rispettivi papà. Da una parte Ford che reclama in buona sostanza la primogenitura e l’esclusivo utilizzo del nome F-150 (con il trattino) utilizzato da tempo per un pick-up di successo. Dall’altro Ferrari, prima stupefatta poi passata al contrattacco, che si è trovata a rispondere all’ufficio legale americano per aver chiamato (usando la sigla abbreviata) F 150 la propria monoposto Formula 1 del 2011. Auto non destinata alla vendita e alla circolazione su strada ma con lo stesso nome di un mezzo molto apprezzato e venduto Oltreoceano.
LUNGO CORSO Negli States la storia della linea F, che in casa Ford identifica una famiglia di light truck di successo, appartiene da tempo all’immaginario automotive. Basta fare una rapida visita sul sito Ford USA per capire l’orgoglio della Casa. Oltre a venderne un numero elevato c’è il fattore non secondario degli utili. Da tempo è cosa nota che gran parte degli utili delle Big Three americane derivi proprio dalle vendite di mezzi come questo. Grandi auto, uguale grandi utili per le Case e anche senso di sicurezza, libertà e mobilità tuttoterreno, oltre che comodità di trasporto e viaggi sulle lunghe distanze. Negli States si compra il modello base di F-150 per meno di 20.000 euro (22,415. dollari) e basta guardarlo per capirne la filosofia puramente yankee. Un radiatore enorme, due fari semplici ai lati, cofano alto come un grattacielo e linee semplicie possenti. Quasi rassicuranti nella loro netta definizione.
SPAZIO PER TUTTIAbitacolo alto, doppie portiere per far posto a passeggeri anteriori e posteriori. Un cassone con ribaltina che nelle stesse gallery di Ford diventa ideale per trasportare legna piuttosto grandi oggetti. Non mancano interni di tono automobilistico anche se lontani dalle raffinatezze pretese dall’automobilista europeo. Ci sono anche sistemi di infotainment e ammennicoli tecnologici. E poi ci sono i motori, con un’ampia scelta di propulsori che spazia dal V6 da 3,7 litri fino al V8 da 6,2 litri. Poi ci sono pure i nuovi motori Ecoboost con il turbocompressore e l’iniezione diretta pensati per conciliare coppia, prestazioni e consumi. Ma mezzi come questo, per noi quasi incomprensibili, sono tra i preferiti al momento del dunque. Ovvero quando si tratta di firmare un contratto d’acquisto. E, nonostante la morigeratezza imposta dai tempi e l’avvento di auto ibride o più economiche, continuano a piacere.
GAP CULTURALE Questo basta per capire che non ci troviamo di fronte ad un problema di mera concorrenza sul prodotto. Qui si tratta di un diverso modo di fare auto che riflette un diverso scenario culturale, accomunato però da una sigla comune. Tra un pick-up come F-150 e la monoposto di Maranello non c’è in comune un solo bullone ma, probabilmente, neppure un minimo aspetto concettuale. Se si esclude che si tratta di mezzi che si muovono con un motore a scoppio alimentato a benzina. Non per questo la disfida legale è priva di significati. Per qualunque motivo esplicito o recondito Ford abbia deciso di adire per vie legali, non si può negare che un’auto venduta in diverse versioni in centinaia di migliaia di esemplari dal 1975, e con marchio registrato dal 1995, esista e sia ben nota a milioni di clienti. E che se la sigla a noi non dice niente potrebbe essere diverso Oltreoceano.
CYBERSQUATTING Oltre alle varie doglianze di Ford, che avrebbe delle pretese anche sugli utili effettuati da Ferrari negli USA legati marchio F-150, colpisce anche la questione Cybersquatting. Ford, riferendosi ad una legge specifica negli USA, vuole tutelare il marchio F-150 anche sul web, in modo da evitare possibili equivoci anche nel popolo dei navigatori. Potrebbe apparire esagerato, ma non così tanto a chi si muove con logiche e su mercati globali. E in questo senso la notorietà del Cavallino deve essere stata una ulteriore aggravante. Volendo esagerare con il retropensiero, potrebbe venire in mente anche il ruolo di Marchionne come novello eroe dei due mondi. In fondo Chrysler negli USA è un diretto e ingombrante concorrente per l'Ovale Blu. Ferrari ha comunque reso pubblica una nota in cui evidenza il fatto che la F150 non sarà commercializzata, a differenza del pick-up americano, e che comunque si pensa di usare sempre il nome completo Ferrari F150th Italia, in modo da evitare anche remoti equivoci.
SFIDE GOBALI Poco in comune, se non il nome, tra due auto che non potrebbero essere più diverse. Sia come sia, saranno i legali e forse le stesse Case, accordandosi, a trovare una soluzione. Ma in qualche modo la vicenda diventa il simbolo di un mondo automotive globale e sempre più complesso.Dove diversi usi e costumi, anche automobilistici, oltre che ai temi del merchandising, possono poi portare a sovrapposizioni impreviste e contese legali sull’uso di un nome. Cosa non nuova nel mondo automotive. I nomi sono importanti e qualche anno addietro c’era stata una contesa tra Volkswagen e Fiat per l’utilizzo del nome Lupo, in bilico tra il ruolo di identificare un mezzo commerciale piuttosto che la piccola cittadina che abbiamo conosciuto e poi dimenticato. Storie che poi, a volte, si superano da sole o con il corso delle cose.