DIO LI FA E LI DISACCOPPIA Quando una Ferrari trova un nuovo proprietario, non ne mutua anche il carattere. Semmai, la prassi è viceversa. E che a Maranello non gradiscano che le proprie figlie vengano invitate a party - per usare un eufemismo - di basso livello culturale, è cosa risaputa. In tanti, al mondo, hanno il denaro per comprare una Ferrari. Solo in pochi hanno anche classe. E quando un'auto con il Cavallino è utilizzata a scopi non proprio ortodossi, se va bene partono le ammonizioni, se si eccede scatta la querela. Ne sa qualcosa il designer tedesco Philipp Plein, che contro Ferrari ha di recente perso una battaglia legale, venendo condannato a versare 300.000 euro al Costruttore a titolo di risarcimento. Ma Plein non ci sta, e la vicenda a quanto pare è tutto fuori che finita. Anzi assume ora toni ancor più rissaioli. Ecco cosa avvenne, e cosa sta avvenendo.
Philipp Plein, con Ferrari è guerra aperta
DONNE E MOTORI L'episodio risale a una sfilata che Philipp Plein, titolare della omonima maison di moda svizzera che produce abbigliamento e accessori di lusso, tenne a Milano nel giugno 2017. A corollario dell'evento, Plein apparecchiò il set anche di belle donne in abiti succinti (per usare un altro eufemismo) e di auto esotiche: Lamborghini, McLaren e appunto Ferrari. Alla Rossa, vedere uno dei propri gioielli prestarsi alla circostanza andò di traverso. Ferrari contestò innanzitutto come attraverso i post sui social media, post dove la propria collezione veniva visivamente associata anche a vetture del Cavallino, Plein stesse appropriandosi illegalmente di prodotti altrui per promuovere la propria merce. Promuoverla, peraltro, in modo un pelo troppo spinto...
DISTANZIAMENTO SOCIALE Aggiunse, Ferrari, che i post di Plein ''offuscano la reputazione'' dell'azienda e rappresentano la Casa automobilistica come parte di ''uno stile di vita totalmente incoerente con la percezione del marchio [Ferrari], in relazione ad artisti che si abbandonano ad allusioni sessuali e utilizzano le auto della Ferrari come oggetti di scena in un modo che è di per sé disgustoso''. Per chi volesse approfondire, digitando sui motori di ricerca le parole chiave giuste, può facilmente risalire ai post incriminati: noi, stavolta, non vi aiutiamo...
IL VERDETTO Nella sua sentenza, il Tribunale di Milano ha dunque condannato Plein a versare a Ferrari 300.000 euro come risarcimento e a rimborsare le spese legali per un importo di oltre 25.000 euro. All'eccentico stilista è stato anche ordinato di rimuovere qualsiasi immagine dal proprio sito web e dalle piattaforme social che mostrino modelli Ferrari. Inoltre, la Corte ha affermato che se Plein rifiutasse di cancellare un post raffigurante una Ferrari, o peggio ancora ne condividesse di nuovi, dovrà pagare una commissione di 10.000 euro per ogni immagine o video.
TO BE CONTINUED... Figurarsi se Plein si è dato per vinto, e così poco dopo la sentenza il suo profilo Instagram ha prontamente condiviso un'immagine della sua 812 Superfast verde brillante, con tanto di didascalia al fulmicotone (vedi sopra). “Questa non è affatto una vittoria finale di Ferrari [...] Questa decisione è stata impugnata da me e dai miei avvocati, la prossima udienza si terrà nella primavera 2021''. Infine, una provocazione che suona come autentica dichiarazione di guerra: “Forse il vostro management - rivolgendosi direttamente ai propri avversari - dovrebbe mettere la stessa energia nel provare a vincere di nuovo in Formula 1! State bruciando tutti quei soldi per niente [...]. Il successo è fatto dalle persone, ovviamente al momento non avete le persone giuste per raggiungere il successo''. I capricci del designer contro il codice di un marchio mito: lo scontro si avvicina alle sue fasi più cruente.