La velocità, il rischio, la bellezza e il suono della F1 nel cine-documentario di Andrea Marini
APPARENZE Partiamo dall'inizio, dalla confezione, da ciò che tutti possiamo comprendere sul film-documentario Ferrari 312B leggendo quà e là sul web della sua trama: Ferrari 312B è un documentario tra passato e presente che ci permette di rivivere la Formula Uno degli anni 70, attraverso la monoposto della Scuderia di Maranello di quel tempo: la 312B. Punto cardine della monoposto era il un motore rivoluzionario, il mitico V12 contrapposto della Ferrari 312B: il primo motore piatto della storia delle corse, progettato in origine per una fabbrica aeronautica americana per poter "stare nell’ala di un aereo”. Nasce così la 312B, che debutta nel 1970 sulle piste di F1, permettendo ai suoi piloti di punta, Jacky Ickx e Clay Regazzoni, di vincere quattro Gran Premi e di gareggiare fino all’ultimo, per il titolo mondiale. Semplicemente.
UN SOGNO In verità, il film-documentario di Andrea Marini ha una doppia anima, se possibile ancora più emozionante. Poichè mentre rivivremo alcuni momenti salienti delle gare degli anni 70, letterelmente, ci immergeremo nel sogno dell'ingegnere Mauro Forghieri, ex capo progettista della Ferrari, (papà della Ferrari 312B) e di Paolo Barilla, ex pilota di F1 che, insieme, cercheranno di costruire da zero un'altra Ferrari 312B per riportarla in pista, a distanza di 46 anni dal suo debutto, per farla gareggiare ancora a Montecarlo nella competizione riservata alle monoposto F1 storiche.
SPIRITO SOPITO E' proprio in questo secondo plot narrativo che si nasconde la parte più importante ed emozionale del film. Seguendo le peripezie di Forghieri e Barilla, riscopriremo il sopito spirito della F1 degli anni 70. Quella Formula Uno che ha fatto innamorare i fan delle quattroruote di tutto il mondo. Quella Formula Uno capace di emozionare non solo con la pura prestazione della macchina ma, soprattutto, portare alla luce l'amore che alcuni uomini riversarono nella costruzione di questi mezzi meccanici. Veri e propri puledri purosangue pericolosi e imbizzarriti che condottieri, comunemente chiamati piloti, riuscivano a controllare in pista, dando vita a delle sfide cavalleresche piene di competizione, aggressività e passione per la velocità.
CONSIGLIATO La stessa passione che si percepisce da Forghieri mentre striglia i suoi meccanici quando il motore Ferrarinon canta come vorrebbe, o dal viso, ora felice ora preoccupato, del pilota Barilla alle prese con una Ferrari difficile ma autentica, vera, scorbutica. Proprio loro sono i giusti rappresentanti della "vecchia" F1, quella degli anni '70, pionieristica, fatta di velocità, duro lavoro e, ancora lo sottolineo, pura e genuina passione per la velocità e le corse.