FASE 2: GLI ITALIANI LA AFFRONTANO IN AUTO Nonostante il crollo del mercato auto, che ad aprile ha raschiato il fondo, con il 98% in meno di unità immatricolate rispetto al 2019, l'automobile è tutt'altro che fuori dai giochi in questa emergenza sanitaria. Secondo uno studio condotto da Nomisma, società di consulenza con sede a Bologna, infatti, la paura di prendere i mezzi pubblici e di trovarsi inevitabilmente a stretto contatto con altre persone metterà l'automobile al centro della Fase 2.
LO STUDIO Sarà, dunque, il ''fear effect'' (l’effetto paura) a far preferire al 30% degli Italiani l'uso dell'auto (o della moto, in genere per gli spostamenti brevi) per il ritorno alla normalità nella Fase 2. Per fare questa previsione il centro studi bolognese si è basato sull'analisi della situazione cinese, Paese in cui il decorso dell'emergenza sanitaria ha anticipato di qualche mese, ma con modalità simili, quella che ha poi investito il nostro Paese. Altri studi di settore hanno condiviso proprio in questi giorni previsioni ''autocentriche'' simili a quelle di Nomisma. La società Gipa, specializzata nel post-vendita auto, ad esempio, prevede che nei prossimi mesi officine e carrozzerie vivranno un’impennata delle proprie attività.
LA CONFERMA ARRIVA DAI TECNICI A fare da cassa di risonanza alle previsioni che vedono gli italiani spaventati dai mezzi pubblici sono arrivate le dichiarazioni degli addetti ai lavori. Proprio ieri mattina Maria Rita Gismondo, dai laboratori di Microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano, ha indicato i trasporti pubblici come una sua ''grossa preoccupazione”. In particolare la virologa sottolinea la difficoltà per le persone di osservare sui trasporti la misura consigliata di almeno un metro di distanza gli uni dagli altri.
IL CASO DI ROMA Le notizie riportate ieri, primo giorno della famigerata Fase 2, sembrano confermare la teoria che vuole gli Italiani spaventati dai trasporti pubblici. La Capitale, ad esempio, è ripartita senza il temuto caos su metro, bus e tram, che secondo le prime rilevazioni sarebbero stati semi vuoti. È assai probabile che la scarsa affluenza registrata fosse dovuta proprio alla paura del contagio, legittimata dalle dichiarazioni della virologa Gismondi. La domanda sorge spontanea: siamo di fronte a un cambio definitivo di stile di vita o piuttosto a una paura momentanea? Non ci resta che aspettare e vedere come evolverà questa situazione nel corso delle prossime settimane.