Ferrari chiude per due settimane le fabbriche di Maranello e Modena per assicurare la salute dei suoi dipendenti. Le altre attività in smart working
SE LAMBORGHINI PIANGE, FERRARI NON RIDE È di un paio di giorni fa la notizia della decisione di Lamborghini di sospendere la produzione nello stabilimento di Sant’Agata Bolognese, che dovrebbe (il condizionale è quantomai d’obbligo) riprendere il prossimo 25 marzo. A ruota, letteralmente, è seguita anche Ferrari, che ha bloccato le fabbriche di Maranello e Modena fino ad almeno il 27 marzo.
I MOTIVI DELLA DECISIONE La decisione è stata presa per garantire la salute dei dipendenti, e per adeguarsi alle severe norme imposte dal DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) dello scorso 11 marzo per l'emergenza sanitaria da coronavirus. A questo si aggiunge il fatto - non trascurabile - dell’interruzione dell’arrivo di materiali dai fornitori, sia locali che esteri, rendendo impossibile far proseguire la produzione a ritmo continuo. Tutte le attività di Ferrari non direttamente connesse alla manifattura proseguiranno normalmente, sfruttando tutte le opportunità offerte dallo smart working.
L'ingresso della fabbrica Ferrari, chiusa per due settimane
LA NOTA DEL CEO “In momenti come questo”, ha commentato il CEO di Ferrari Louis Camilleri, “la mia gratitudine va alle donne e agli uomini della Ferrari che, con il loro incredibile impegno di questi ultimi giorni, hanno dimostrato la passione e la dedizione che caratterizzano la nostra azienda. Insieme ai nostri fornitori, hanno garantito la produzione. E per rispetto nei loro confronti, per la loro serenità e quella delle loro famiglie, abbiamo preso questa decisione. In cima ai nostri pensieri, in questo momento, ci sono anche i nostri clienti e i nostri fan. Ci stiamo preparando a una grande ripartenza”.