Da Fiat Multipla prima maniera a Porsche Boxster 981. Sognando Ferrari 488... La mia personalissima visione delle quattro ruote
IN CONFESSIONALE Finalmente tocca a me. Intendo tocca a me annoiarvi (o forse no?) con l'elenco delle auto che ho nel cuore. Dopo aver scritto, tutti questi anni, di modelli di ogni genere, di alcuni molto interessanti, di alcuni che personalmente approvo solo fino a un certo punto, posso finalmente condividere con voi la mia esperienza. Le automobili che amo, quelle che detesto, quelle che mi hanno pur lasciato un segno, ma le lascio volentieri a qualche impallinato. In redazione a Motorbox, rispetto alla gran parte dei colleghi pecco forse di preparazione tecnica: ho sempre espresso una visione delle auto più in chiave sentimentale. Questo non toglie che abbia maturato per il mio mestiere una passione viscerale. Una premessa per anticipare che alcuni modelli forse piacciono soltanto a me. Ma in un giudizio, inevitabilmente entra in gioco anche il proprio vissuto... Signore e signori, il mio personalissimo DrivenBox.
- First Car: Fiat Punto (2001)
- My Car: Lancia Ypsilon (2006)
- Driven the most: Alfa Romeo 156 (2000)
- Loudest Car: Chevrolet Corvette C6 (2005)
- Funniest Car: Porsche Boxster (2012)
- Worst Car: Toyota iQ (2010)
- Most surprising Car: Tesla Model S (2013)
- Best Car: Fiat Multipla (2003)
- Next Car: Mercedes CLA Coupé (2019)
- Wish I had driven: Ferrari 488 (2015)
FIRST CAR: FIAT PUNTO, AVANTI ADAGIO
Fiat Punto
E sin qui... Quanti di noi hanno esordito a bordo dell'utilitaria che a cavallo del secondo e del terzo millennio ha spopolato in tutta Europa, e che per senso pratico - e perché no, anche tecnologia - ha legiferato su ogni altro modello di categoria. Novembre 2001: diciottenne e fresco di patente, papà mi da fiducia e mi permette di guidare la Fiat Punto Sport che in quel momento ha in comodato d'uso per lavoro. Un esemplare blu metallizzato, propulsore 1.2 benzina, soprattutto il cambio automatico e un rudimentale navigatore. Papà si fida, e sbaglia: giusto il tempo di qualche percorso casa-allenamento e casa-pizzeria, poi un pomeriggio tra Natale e Capodanno, preso dalla noia ''rubo'' l'auto e mi dirigo verso la campagna. Lastra di ghiaccio, testacoda, tuffo carpiato nel fossetto a lato carreggiata. Io incolume, la Punto da buttare. E Tiziano Ferro, dalle casse, che continua la sua performance come se nulla fosse. Per la serie: chi ben comincia...
MY CAR: LANCIA YPSILON, FEMMINUCCIA A CHI?
Lancia Ypsilon
Ho il privilegio di guidare nuove auto una settimana sì e l'altra pure: non ho tutta questa smania di intestarmi una vettura a nome mio, ragion per cui da qualche mese condivido il mezzo di trasporto con mammina (che in un mese mette insieme 50 chilometri sì e no). Lancia Ypsilon poco virile, dite voi? Mah, la mia testimonianza è che - se vuole - anche la citycar più amata dalle donne mette in riga fior di sportivette di blasone. Non certo al semaforo, il 1.2 aspirato fa quello che può. Ma tra le curve ci sa fare (ottima la posizione di guida), e se con lei raggiungi la simbiosi, sgusci via come un'anguilla. La parcheggio dove voglio, ''beve'' poco, e in autostrada mi sento sicuro anche a 140 all'ora di tachimetro. Qualche noia elettrica di tanto in tanto (alzacristalli, servosterzo, etc.): ma la ''mia'' Ypsilon ha anche 15 anni di carriera alle sua spalle. E non provocatemi, non è un'auto da femmina! E anche se fosse, me ne frego.
DRIVEN THE MOST: ALFA ROMEO 156, L'IMMORTALE
Alfa Romeo 156
Papà era generoso, forse al punto tale da passare per un incosciente. E così, anche dopo la sorpresa natalizia di una Punto riportata a casa con il carrattrezzi, compra come auto di famiglia quella che rimane nel mio immaginario come la berlina più sensuale mai uscita dalle linee di montaggio Alfa Romeo. La matita di Walter de' Silva disegnò linee perfette, e a distanza di oltre 20 anni Alfa 156 resta un modello di design moderno. Inutile ora dire che, finché non ha trovato un altro proprietario, la 156 2.0 Twin Spark azzurro cangiante acquistata da papà a chilometri zero fu come sotto sequestro. La guidavo con orgoglio e deliziavo le mie orecchie (e quelle degli amici) con il suono del 4 cilindri a doppia accensione. Gli invidiosi mi rimproveravano che la 156 era ''da vecchio'', e io avevo 20 anni. Anche le ragazzine (quelle poche che riuscivo a far salire), per usare un eufemismo non mostravano chissà quale stupore. Morale: soffrivo del complesso del gentleman incompreso. Ma a lei sarò sempre legato: mi ha portato ovunque, emozionandomi se glielo si chiedeva (150 cv progressivi e dalla voce sexy), coccolandomi quando ero giù di corda. In più il rifornimento mica lo facevo sempre io (bei tempi...). Eterna 156.
LOUDEST CAR: CHEVROLET CORVETTE, GALLINA VECCHIA FA BUON SUONO
Chevrolet Corvette C6 Convertible
La prima supercar che ho avuto la fortuna di testare resta anche una delle rare supercar su cui abbia mai messo il sedere. D'altra parte, giusto che a provarle siano quei colleghi che con la velocità hanno maturato più dimestichezza, vuoi perché nei weekend corrono pista, vuoi perché hanno i riflessi migliori dei miei... Vuoi perché, infine, semplicemente insistono più del sottoscritto (il mio settore pullula di bambini capricciosi). Scherzi affettuosi a parte, della Corvette C6 Convertible ricordo il rombo del V8 ad aste e bilancieri da 6.0 litri e 400 cv: come premevi il tasto di accensione, il tuono dell'8 cilindri ti catapultava sulla linea di partenza della 24 Ore di Le Mans. E come premevi a fondo sul pedale destro, una climax di baccano di pistoni indiavolati ti faceva crescere l'adrenalina più di un F-16 in decollo dalla portaerei. In più era persino comoda: fu allora che capii perché Corvette, per tanti appassionati, era leggenda.
FUNNIEST CAR: PORSCHE BOXSTER, LA BABY 911
Porsche Boxster 981
Vi ripeto, la specialità del sottoscritto è quella di descrivere il mondo dell'auto in ogni sua sfaccettatura, non quella di mettere alla prova l'accelerazione sul quarto di miglio di bombarde a quattro ruote. E per me Porsche Boxster serie 981 (quella prodotta dal 2012 al 2015) resta ad oggi la sportiva più godibile io abbia mai guidato. Ricordo cosa dissero i tecnici Porsche in occasione del test drive in Costa Azzurra: ''Quando avrai concluso la tua prova, tornerai con un sorriso largo così''. E fu così davvero: complice un percorso tutto curve e controcurve, non mi divertii mai così tanto come a bordo della Boxster che per prima somigliava a Sua Maestà la 911. Col vantaggio, grazie a una miglior distribuzione delle masse, di essere ancora più semplice. Riassaggiai la baby 911 qualche mese più tardi per un test più approfondito: impressioni confermate in toto. Sorridevo io a sparare dentro le marce con il favoloso PDK, sorrise persino una fanciulla alla quale diedi strada. Anche questo è parte del divertimento: con la Ypsilon, non capita mai...
WORST CAR: TOYOTA iQ, AVANTI UN'ALTRA
Toyota iQ
Affinché maltratti un'auto nuova sulle pagine di un quotidiano o un magazine specializzato, ce ne vuole, vi assicuro. Eppure l'alterego giapponese della smart mi innervosì a tal punto, che non ebbi scelta, e a Toyota iQ assegnai un brutto voto. Proprio la ciycar del brand del Gruppo Daimler era l'avversaria designata, peccato che a dispetto di misure analoghe (3 metri esatti) ed un raggio di sterzata tanto breve che credevi di ruotare su te stesso, nel complesso tutti gli altri aspetti non mi piacquero per niente. Omologazione quattro posti soltanto fittizia, visibilità posteriore ridotta, display illeggibile e dal software poco affidabile, cambio a variazione continua Multidrive mortificante e fonte di rumore. Infine il prezzo, nel 2010 di oltre 17.000 euro. Sarà solo un caso, se poco tempo dopo iQ scomparve dai listini?
MOST SURPRISING CAR: TESLA MODEL S, MA CHE DIAVOLO...
Tesla Model S
L'auto elettrica era ancora oggetto in buona parte misterioso, allora approfittai di un mini-evento Tesla nella mia città per prenotare un giro a bordo di quella berlina che negli Usa e in Nord Europa già contava numerosi fan. Ebbene, fu uno shock, di quelli buoni. Design esterno quasi anonimo, poi sali a bordo e vieni proiettato nel futuro. Quel cruscotto così spoglio, quel display centrale così ampio e così ricco di funzioni. Finché non metti in moto e premi l'acceleratore a tavoletta: uno scherzo? Un'elettrica che vola come una Ferrari? Per di più senza vibrare, senza emettere rumori, solo un fischio. Fu anche il primo contatto con una funzione come l'Autopilot che qualche anno fa nessun competitor nemmeno avvicinava: l'auto che vede a 360 gradi, curva da sola, frena da sola... Per mesi andai dicendo che la Tesla Model S era semplicemente la migliore al mondo. Col tempo ho mitigato il mio giudizio: le auto elettriche sono tra noi, le loro proprietà ormai si conoscono ed emerge pure qualche difettuccio. Ciò non toglie che le Tesla siano ancora oggi un passo avanti a tutte sotto numerosi aspetti.
BEST CAR: FIAT MULTIPLA, SARAI BELLO TU
Fiat Multipla
Non sto scherzando, l'auto che nel mio vissuto ha rispecchiato, una per una, tutte le caratteristiche che cerco quando vado a spasso, è proprio lei, quel ''mostriciattolo'' di Multipla. E intendo la prima generazione, quella col musetto ancor più strano. Inizialmente l'esperienza disorienta: il quadro strumenti a centro plancia anziché in asse col volante, leva del freno a mano alla propria sinistra anziché a destra, una posizione di guida più commerciale che non automobilistica, infine ingombri trasversali ai quali prendere le misure. Ho pure fatto esplodere un pneumatico contro lo spigolo di un marciapiede, se proprio devo dirla tutta. Poi ti abitui e: la visibilità è eccezionale; la lunghezza è appena superiore ai 4 metri, meno di un'utilitaria odierna; lo spazio per oggetti e passeggeri è intelligente ed abbondante; il messaggio che trasmetti al mondo è infine quello di una forte personalità, che se ne infischia del giudizio altrui perché a contare è la sostanza. Ma ve lo ricordate, lo spot tv con Michael Shumacher? Mentre in segreto, al ristorante, descrive agli amici la monovolume Fiat, allora ancora sconosciuta, Shumi che si spazientisce, piglia sei sedie e le dispone su due file. E i bagagli? ''Così'', e completa lo scacchiere col carrello dei dessert. Mitica Multipla, quanto buonumore mi hai trasmesso.
NEXT CAR: MERCEDES CLA, L'ELEGANZA È COUPÈ
Mercedes CLA Coupé
Non sarà sfuggito come questo elenco sia sprovvisto di crossover, Suv o Suv coupé di sorta. Non è che mi siano antipatici per partito preso, è solo che se devo immaginare la mia prossima automobile, la immagino in maniera più tradizionale. Non mi serve un'auto alta da terra, né perso la testa quando mi vedo sfilare sotto il naso sport utility con l'aria da duro e i capelli pettinati a ''caschetto'' (mi riferisco ai Suv che fanno il verso alle coupé). Mercedes CLA seconda generazione è forse l'auto che più si avvicina alla mia idea di sportività imbevuta di eleganza: dimensioni compatte, stile semplice ma seducente, interni comodi, motori brillanti senza essere degli esperimenti genetici. Da ragazzino sgolosavo per Mercedes CLK, va riconosciuto che i miei gusti sono pressapoco quelli di una volta. Ecco, su un esemplare di CLA 200 Sport Automatic (2 litri turbo benzina 163 cv, cambio robotizzato doppia frizione, trazione posteriore), metterei la firma questo pomeriggio stesso. Se solo avessi chi mi presta i soldi...
WISH I HAD DRIVEN: FERRARI 488, UNA ROSSA NEL CURRICULUM
Ferrari 488
Ho sempre invidiato in cuor mio quei colleghi che scendono da una supercar e salgono su un'altra. Un brand più di tutti manca nel mio repertorio, e per un emiliano come me, Ferrari è più che un Costruttore auto. È il faro dell'intera Motor Valley, è sinonimo di ingegno, storia, gente straordinaria. Chi possiede una Ferrari è un uomo che è arrivato, a me comunque basterebbe una mezza giornata su e giù per i tornanti della Cisa (In tanti anni di servizio, manco quello, sigh). Quale Ferrari? Mi accontento, consultando la gamma 2020, della 488 Pista e del suo V8 da 721 cv, erede di una dinastia che ha fatto scuola, da 308 in su. Non nascondo che sarei curioso di guidare una Ferrari a 12 cilindri: che ne so, una 812 Superfast. Ma va bene anche una 550 Maranello. Tanto per tornare a tempi in cui, dopo la scuola, mi restava tanto tempo per sognare. Chissà, forse il Cavallino è solo un sogno a scoppio (molto) ritardato...