EFFETTI COLLATERALI Quando per salvarti da un possibile contagio corri in braccio ad altri rischi, e pure più concreti. Come quello di essere investiti da un veicolo. C'è un virus che in concomitanza con qualsiasi epidemia compie altrettanti danni della vera e propria malattia. Non attacca i polmoni o altri organi vitali, ma infetta la mente, e non c'è vaccino. Quel virus si chiama ''paura''. L'emergenza COVID-19 ha fatto sì che buona parte della popolazione sviluppasse la fobia da trasmissione, con la conseguenza che gran parte degli individui, più o meno consapevolmente, ha modificato alcuni semplici comportamenti. Tipo quello di camminare in mezzo agli altri.
SOS PEDONI Dal 21 al 23 maggio, le statistiche parlano di 6 pedoni rimasti uccisi dal passaggio di un'auto: su scala nazionale, furono 5 in tutto il mese di aprile. 12 a marzo, 23 a febbraio. Ora, 6 morti in soli 3 giorni, 10 morti dall'inizio di maggio, più altri 19 in prognosi riservata. Fenomeno in aumento solo a causa del maggiore traffico stradale rispetto alle settimane di lockdown totale? Non proprio. O quantomeno, non solo. Se in alcuni casi le responsabilità sono state già accertate e ricadono sull'automobilista, in altre circostanze le perizie hanno invece accertato il comportamento disattento, e il concorso di colpa, dell'utente più debole. Distrazione da cellulare e musica a tutto volume nelle cuffie sono da anni una concausa degli impatti tra i pedoni e le vetture. Ma ora, c'è di più. E il trend non fa che confermarlo.
Coronavirus Fase 2, monta la fobia dal marciapiede
ANTROPOFOBIA Specie le città più popolose come Roma e Milano registrano oggi un'abitudine tanto diffusa, quanto improvvida: le persone hanno paura di incrociare altri passanti, oppure camminare nella loro stessa direzione a distanza ravvicinata. Risultato: dal marciapiede il flusso si espande fino alla sede stradale, dove l'eventualità di essere urtati è ovviamente maggiore. Idem la manovra di attraversamento pedonale: numerosi utenti passano da un lato all'altro della carreggiata lontano dalle strisce pedonali, più affollate, o comunque a più alta probabilità di incontri ravvicinati (e non certo del terzo tipo). Un eccesso di prudenza di natura sanitaria si trasforma in trappola fatale in chiave di incolumità. A testimonianza di quanto il Coronavirus, pur con tutta la sua virulenza, non ha certo messo in quarantena altri fattori di mortalità. Uno fra tutti, gli incidenti sulle strade.